All’uscita principale dalla stazione centrale di Atocha ci si trova davanti all’imponente bellezza architettonica del Ministerio de Agricultura; procedendo a piedi verso nord per cinque minuti si arriva in quello che Time Out nel 2018 ha definito il quartiere più cool del mondo, Lavapiés, centro di Madrid.

La musica di un flauto si muove nelle strade storiche, è un giovane che cammina al lato di una bicicletta, nella quale sono montate due mole che affilano coltelli e forbici; la melodia, che ricorda il friscalettu siciliano (lo zufolo di canna tipico della musica popolare siciliana) degli antichi ambulanti, conduce in un altro tempo.
Sembra incredibile trovarsi nel centro di una delle capitali più cosmopolite al mondo; il sobborgo di Lavapiés è ubicato nel quartiere di Embajadores, sebbene i confini geografici siano pressoché corrispondenti.
L’arrotino scompare tra le strade profumate di aromi delle gastronomie internazionali di questo che fu il quartiere ebraico della città; qui un tempo gli uomini si lavavano i piedi prima delle orazioni, pratica che ha lasciato il nome a Lavapiés; oggi si viaggia per le varie latitudini del mondo attraverso i sapori, ma seduti nel centro identitario madrileño che risuona a zarzuelas, sa di vermù e bocata de calamares; intanto, in uno degli storici tablaos, si muovono i passi abili e veloci dei ballerini di flamenco.
Lavapiés: un paese dentro una città
Secondo El Pais, Lavapiés ospita 88 nazionalità per un totale di diecimila stranieri. Fu negli Anni Settanta che molti giovani, attratti dall’ampia disponibilità di alloggi a basso costo, iniziarono a popolare questo quartiere umile. Oggi i las corralas (alloggi che nei secoli XVI-XIX ospitarono ondate di lavoratori prevalentemente spagnoli) sono ancora la dimostrazione visiva e immediata dell’antica società operaia.
Erano edifici di tre o quattro piani, con un patio centrale e corridoi esterni; dentro si trovavano bagni comuni ed alloggi di pochi metri quadrati; oggi sono stati ristrutturati e trasformati in colorati appartamenti per singoli o coppie, rappresentando uno dei simboli di come è mutato questo quartiere.
Lavapiés oggi ospita artisti, hipster, famiglie straniere, nuove generazioni di spagnoli ma anche famiglie che qui abitano da decenni e che sapranno indicare i bar storici in cui è possibile provare piatti di gastronomia tradizionale; fra questi il cocido madrileño (stufato a base di verdure, ceci, carne di maiale e bacon), il callos (trippa), gallinejas y entresijos (viscere e intestino di gallina e agnello da latte).
Mangiare a Lavapiés, gli indirizzi giusti

Entrare nella taberna di Antonio Sanchez è tornare indietro di un secolo; si tratta del bar più antico di Madrid, operante dal 1891 al numero 13 di Méson de Paredes; qui è possibile ordinare una porzione di caracoles en salsa (lumache in un saporito ragú di salsiccia iberica), l’immancabile tortilla spagnola ed il rinomato jamón iberico (prosciutto crudo).
Per un salmorejo, una zuppa fredda andalusa a base di pomodori, pane, aglio e olio d’oliva, è invece consigliabile recarsi da Bodegas Alfaro, in calle Ave Maria 10; anch’esso è un luogo centenario che, come quasi tutti i bar spagnoli, accanto alle bevande offre specifiche tapas e pinchos.
A Lavapiés è possibile pranzare e cenare a qualsiasi ora, scegliere tra un menù bengalese, uno etiope, senegalese, brasiliano, libanese, argentino, peruviano e molti altri; immancabili i ristoranti italiani, particolarmente apprezzata la pizzeria da asporto in Plaza de Lavapiés, dove si ritrova il sapore di una pizza a lunga lievitazione.
Madrid e la sua arte di strada

Le terrazze si alternano tra i numerosi murales, Lavapiés è il nucleo madrileño della street art, si contano centinaia di graffiti, molti dei quali realizzati nel corso del festival Muros da artisti internazionali; tra questi il belga Roa, autore degli animali in bianco e nero; la venezuelana Sara Fratini con le sue caratteristiche donne; l’italiana Alice Pasquini e l’arte dei pennarelli, l’attivista sudafricano Buntu Fihla con una meravigliosa opera dedicata a Nelson Mandela e che decora l’omonima piazza.
Poi anche il thailandese Kenji Chai, invitato a stendere i suoi colori sui prestigiosi muri della Tabacalera, l’antica fabbrica di tabacco di Madrid; oggi è un importante centro di promozione artistica del Ministero della Cultura e che da sola esibisce 25 dipinti murali.
Oltre ventimila le attività finora realizzate tra esposizioni d’arte avanguardista, corsi, laboratori, mostre, proiezioni cinematografiche in un’altra importante sede culturale di Lavapiés, la Casa Encendida, un elegante edificio del 1911; nata per dare appoggio ai giovani artisti, oggi l’attività è anche focalizzata sulla sensibilizzazione alla salvaguardia ambientale.
Se si raggiunge la terrazza ci si troverà immersi in un orto di piante commestibili e un giardino di arbusti dove ci si scorda di trovarsi a dieci minuti dalla Plaza del Sol e dal Kilómetro Zero, punto dal quale si misurano le distanze chilometriche delle strade radiali di Spagna.
L’universo enogastronomico di Lavapiés

A cinquecento metri dalla Casa Encendida e a pochi passi dalla Tabacalera si arriva al mercado de San Fernando, un antico ospedale originariamente aperto solo ai catalani. Dal 1944 iniziò a essere luogo di commercio e oggi offre prodotti ecologici, artigianali; si possono trovare anche laboratori, corsi e libri venduti a peso, a ricordare il valore della materia, della manualità e della lettura.
Se ci si vuole tuffare esclusivamente dentro all’universo enogastronomico, a 800 metri si raggiunge il rinomato e turistico mercado di San Antón, ben visibile nel suo enorme murale sulla facciata rossa. Il mercato è specializzato in prodotti di mare, dalle ostriche al polpo di El Tarantín e ancora dal sushi ai ricci di mare del giapponese Yokaloka; da provare anche un Global croquettes, la cucina asturiana del Gastrochigre o l’unione tra la cucina italiana e colombiana del Majos food.
Ogni domenica i canti e la musica di un gruppo di africani della grande comunità che abita il quartiere fluttuano nei mercati e nelle strade, si muovono festosi tra le vie pitturate; qui i temi di denuncia sociale sono frequenti come le associazioni di attivismo, impegno sociale che si ritrova anche in molte delle opere dei 14 teatri di Lavapiés.
Tolleranza, rispetto e arte contemporanea
Lavapiés è simbolo di convivenza oltre che di modernità; le numerose credenze religiose vengono praticate in un clima di tolleranza e rispetto impensabili. Una donna con il velo esce dalla pasticceria libanese, incrocia un ragazzo con una gonna a paillette; una signora madrileña entra in una carnicería a comprare il chorizo che cucinerà coi fagioli.
L’incontestabile avvenenza e splendore di Madrid ne trasmettono il carattere solido, in cui la diversità è una risorsa evidente, un concetto immediato quando si cammina per Lavapiés. Questo era quartiere di immigrati, che qui iniziano una nuova esistenza; qui è infatti spesso visibile il disagio, la povertà, la resa e la resistenza, pur sempre accanto alla bellezza.
Così, si cammina nell’antico mercato aperto del Rastro che in origine vendeva solo oggetti, scarpe e vestiti usati per poche pesetas; oggi ha ampliato l’offerta e ogni domenica continua a occupare i marciapiedi al lato della via Ribera de Curtidore; si cammina finché ci si accorge di stare al lato di uno dei più importanti musei d’arte contemporanea del mondo (e l’undicesimo per visitatori) superando il MoMA e il Prado.
Una collezione immensa

Nel Reina Sofía troviamo una immensa collezione permanente di opere prodotte tra la fine del XIX secolo fino all’attualità. Surrealisti quali Dalí, Miró, Magritte, Domínguez, Tanguy, il cubismo di Picasso, Juan Gris, María Blanchard; e, ancora Francis Bacon, Antonio Saura, Lucio Fontana, Diego Rivera, fino alle frequenze cromatiche di Rothko, solo per citarne alcuni. Le esposizioni temporanee affrontano grandi temi: guerre, condizione femminile, violenza, razzismo, attraverso installazioni, mostre fotografiche, arte concettuale.
La riflessione, l’arte che accompagna e costringe, la bellezza e l’angoscia, il mondo diventa un insieme di visioni, l’esistenza un insieme di possibilità. Al Reina Sofía possono entrare tutti, perché ogni giorno, dalle 19 alle 21 l’ingresso è gratuito. I contrasti visivi, l’arte, la vita e il sogno. L’accoglienza e l’inclusione, a Madrid, nel barrio di Lavapiés.
Testo e foto di Margaret Caddeo|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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