A chi non le conosce spesso le montagne appaiono come barriere, confini insormontabili fra comunità, culture, lingue. Invece esistono da sempre legami e vicende che congiungono versanti, valli, nazioni e segnano la storia degli alti territori. Su queste basi è nato il progetto ITINERAS che coinvolge la valdostana Valgrisenche, avvincente e selvatica e la celebre Saint-Gervais-les-Bains, dal lato francese del Monte Bianco. Un viaggio intenso sulle vie del barocco nelle Alpi.

Sono stati importanti assi di comunicazione tra l’Italia e il Nord Europa, un punto di forza dell’antico Ducato di Savoia. E lungo quei cammini, fra flussi di mercanti, pellegrini, contrabbandieri, migranti, eserciti la gente di montagna non ha mai smesso di consolidare rapporti e fortificare amicizie.
A marcare le vie e testimoniare la storia in tutti i suoi risvolti, le opere dell’uomo dedicate al divino, semplici o sfarzose, ma sempre in armonia con il paesaggio montano. Elementi e percorsi preziosi del patrimonio culturale alpino che hanno trovato nuova vita e valorizzazione nel progetto ITINERAS, realizzato con i fondi europei dai comuni di Valgrisenche, capoluogo della valle omonima, in Val d’Aosta, e Saint-Gervais-les-Bains (o Mont-Blanc), in Francia.
Preparazione, passione e tenacia. Così il patrimonio culturale delle Alpi rifiorisce

Bisogna venirci e toccare con mano tutto quello che hanno saputo fare da queste parti, con tanta volontà, dedizione e attenzione, ma soprattutto sfoderando una capacità progettuale e un’abilità nel gestire i tortuosi percorsi dei bandi UE che ti aspetti solo dai grandi centri.
Poi ascolti i due sindaci coinvolti, la vulcanica Aline Vierin di Valgrisenche e il carismatico Jean-Marc Peillex di Saint Gervais, conosci i collaboratori e i volontari, e capisci che la gente di montagna, pure delle piccole realtà, è piena di competenze e risorse, passione per il territorio, l’arte, le tradizioni, i simboli sacri delle proprie valli.
Il progetto ITINERAS si è svolto in due tappe. La prima ha preso avvio nel 2015, la seconda nel 2021. Oggi gran parte delle opere sono state concluse, con la ristrutturazione e il restauro di diversi edifici e siti sacri o legati alla storia delle comunità, sentieri e percorsi di fede, spesso coincidenti con i cammini di montagna.
L’obbiettivo: perpetuare e condividere con i visitatori gli aspetti che costituiscono l’identità di questi due territori. Per viverli e comprenderli davvero, andando oltre la natura meravigliosa che li circonda.
Valgrisenche, un corridoio verde e bianco per l’Europa

Scordatevi la montagna patinata di località aostane famose, fra grandi hotel e impianti sciistici stellari. Qui si respira l’aria delle vallate veraci, in un ambiente disseminato di cascate, pascoli, foreste, picchi arditi e un lago artificiale destinato a segnarne la storia recente. D’inverno soprattutto ciaspole, fondo e sci alpinismo; d’estate trekking, arrampicate, bici, brevi e lunghi tragitti, tra rifugi e bivacchi.
E poi piccoli villaggi, distribuiti fra il fondovalle e pendii ripidi, per un numero di abitanti stabili che non supera di molto le 200 anime. Geograficamente siamo tra la valle di La Thuile e la Val di Rhêmes, parte dell’Unité des Communes valdôtaines Grand-Paradis.
Tracce di presenze umane risalgono all’Età del Ferro. L’accessibile Col du Mont, come altri di questa area geografica, ha da sempre agevolato i traffici a cavallo delle Alpi, rendendo Valgrisenche un crocevia di scambi. Ma anche di conflitti. Resti di fortificazioni, alcune imponenti, ne sono testimonianza.
Tra il medioevo e l’800 vengono edificate numerose opere dedicate al culto. Dalla semplice cappelletta, posta all’intersezione fra sentieri, alla croce in metallo infissa nella roccia, all’affresco votivo, alla chiesa ispirata alla sontuosità del barocco sulla scia della Controriforma.
In Valgrisenche come a Saint Gervais, erano parte della vita quotidiana, simboli di religiosità e luoghi di culto e di incontro, socializzazione. Dove darsi appuntamenti e ritrovare persone provenienti dai vari villaggi e anche da più lontano. Un mélange fra sacro e profano tipico della cultura alpina.
Un percorso di storia, arte, natura, tradizioni

È l’edificio religioso più antico, emblema della valle. Costruito intorno al 1392, il campanile del capoluogo è l’unico elemento ancora intatto della vecchia chiesa. Edificato in pietre da taglio, ha dimostrato nei secoli di essere solido… come la roccia della montagna dell’Alouille che lo sovrasta.
Spicca per l’originale guglia a forma di piramide ottagonale, e per il contrasto stilistico con l’adiacente Chiesa Parrocchiale, ricostruita nel 1875. Secondo i canoni dell’epoca è a navata unica con due cappelle laterali. Colpiscono la decorazione della volta del coro realizzata dal pittore Giovanni Stornone di Ivrea nel 1874 e la pala dell’altare maggiore realizzata da Ernesto Lancia.

Dall’interno si accede al Museo di Arte Sacra, con oggetti del periodo medievale appartenenti alla stessa chiesa, donati da privati o raccolti da altri edifici religiosi della valle. Pregevole la croce astile del XIII secolo, alcuni reliquiari calici e interessanti le numerose sculture lignee di artigianato valdostano.
Grazie ad ITINERAS si possono oggi vedere ricondotte a nuova vita tante altre opere, disseminate nella valle. Come la Cappella della frazione Bonne, del 1688, suggestivo esempio di arte sacra alpina, dedicata a San Dionigi, patrono di Francia.
Quella di Planté, miracolosamente scampata a due rovinose valanghe. O quella di Mondanges, che testimonia il passaggio dal barocco al neogotico. Molti degli arredi sono opera di Giovanni Comoletti, noto scultore valsesiano.
La piccola scuola e le tessitrici ingegnose

Ci sono poi gli oratori, sparsi sui due versanti. Alcuni letteralmente assorbiti dal paesaggio, come quelli di Françoise Frassy, Dar, Louis Béthaz, Plan Tsan. E le croci, di ferro e di legno. Isolate sulle rocce, come a Ceré o a La Torna di Mondanges, lungo la strada come a Bonne, oppure presso i corsi d’acqua, come quella del villaggio di Gerbelle, vicino al torrente Temeley.
Ma la croce forse più iconica rimane quella del Col du Mont. Passaggio transfrontaliero molto frequentato e scenario di tanti eventi. ITINERAS ha dato una mano pure per il recupero della minuscola scuola di Bonne, attiva dalla seconda metà dell’ottocento agli anni ’50. Un piccolo mondo antico che ha iniziato all’istruzione generazioni di valligiani. Al piano inferiore, la sorpresa del locale in cui si trovava il caseificio comunitario.
Il Drap, in pura lana di pecora autoctona

Mestieri di un’economia semplice, che sfruttava con acume le risorse disponibili. A queste altitudini bisognava arrangiarsi anche per i tessuti e l’abbigliamento. Così la tessitura del Drap, in lana di pecora lavorata sui metiers, telai in legno d’acero, era tipica della Valgrisenche. Un’attività soprattutto invernale, in cui tutta la famiglia era impegnata, ma agli uomini era riservato il faticoso movimento del telaio.
Il rustico tessuto inizialmente aveva poche varianti cromatiche: bianco, grigio, nero o il “tannel”, colore del mosto d’uva. La tradizione era andata perduta, a causa dello spopolamento acuito negli anni ‘50 dalla diga del Beauregard, che aveva sommerso alcuni villaggi.
Ma con le prime iniziative nel 1969 e poi con la creazione della cooperativa Les Tisserands oggi troviamo dei manufatti fantastici, in produzione e vendita nell’atelier del capoluogo.
Alta sartoria di montagna e la razza Rosset

Capi preziosi e tessuti unici, lavorati dalle abili componenti della cooperativa. Giacche, scialli, cappelli, coperte e molto altro escono dai telai rigorosamente in legno sotto i nostri occhi. Tante le richieste su ordinazione, talvolta con design personalizzato, valorizzando la filiera locale organizzata dalla cooperativa. Che parte dagli allevatori delle pecore autoctone Rosset e, esclusa l’eventuale tintura, arriva al capo finito.
L’arte della tessitura è un autentico patrimonio della valle, e viene insegnata a grandi e piccoli con corsi ad hoc dalle stesse tessitrici. Da qualche anno la cooperativa organizza a Valgrisenche un Festival della Lana sull’utilizzo sostenibile del prezioso materiale, davvero interessante e unico nel suo genere. Per il 2023 le date sono il 2 e 3 settembre.
Saint-Gervais-les-Bains, il fascino dell’Alta Savoia

Come si diceva, in realtà il più delle volte la montagna non conosce confini. Perché quella di montagna è cultura popolare autentica e fortemente radicata. Che condivide sovente le stesse espressioni. Al di là delle barriere amministrative. Così ITINERAS ci accompagna nel nostro viaggio dal lato francese, per incontrare il patrimonio architettonico sacro di Saint-Gervais-les-Bains e del suo territorio.
Si tratta non solo della più importante località termale d’alta quota delle Alpi, ma anche di una fondamentale stazione del comprensorio sciistico Evasion Mont Blanc, con 400 km di piste e il Tramway del Monte Bianco, il trenino che raggiunge il Nido dell’Aquila a 2372 metri di altitudine.
Da queste parti il turismo è cosa storica, per le terme bicentenarie, gli sport invernali e tutte le attività outdoor possibili fra dolci pendii a foresta e alpeggio, ripide pareti e alte vette che compongono un panorama grandioso. Lo testimoniano i palazzi e gli hotel ottocenteschi, quando venne scoperta come una delle principali località all’ombra del Monte Bianco. E dove coesistono chalet tipici e gioielli dell’architettura belle époque.
Ma, come per Valgrisenche, sono gli edifici barocchi a rappresentare l’impronta dell’antica cultura alpina. E a testimoniare la Controriforma cattolica, qui condotta dal vescovo San Francesco di Sales contro il protestantesimo, tra il XVII e il XVIII secolo.
Grandi e piccoli gioielli dedicati al culto

Il percorso di restauro e valorizzazione inizia con la Cure, la casa parrocchiale, nel cuore di Saint Gervais. L’idea era di farne luogo di cultura, per l’arte, le lettere, l’evocazione storica del territorio. Così oggi sono tante le iniziative che la animano, in particolare l’esposizione a rotazione di oltre 2000 opere pittoriche dedicate all’universo della montagna: quadri, incisioni, disegni, acquerelli di alcuni fra i più grandi autori come Abrate, Poignant, Wilbaut.
Tra le opere esposte vi sono anche quelle di Padre Kim En Joong. Un nome e una vicenda particolari, collegati ad un’altra meraviglia recuperata con ITINERAS: la chiesa del santo protettore, Saint-Gervais e Saint-Protaise. Taoista convertito al cattolicesimo, è lui l’autore delle nove vetrate della navata e delle murate, con cromatismi poetici e suggestivi.
La generosità di mercanti e migranti

Sono 400 anni portati benissimo, con l’eleganza più sinuosa del barocco savoiardo. Grazie ad una importante donazione da parte di Nicolas Revenaz, originario di Saint-Gervais, la chiesa fu ricostruita, nel medesimo sito del precedente edificio medievale, fra il 1696 e il 1702. Il campanile a cipolla è tipico di quelli diffusi nel Pays du Mont-Blanc a partire dal XVIII secolo.
Bellezza chiama bellezza. E allora eccoci nel villaggio di Saint Nicolas per incontrare la chiesa omonima, altro esempio magnifico di barocco, caratterizzata dalla facciata dal massiccio portale ed elementi in rilievo e in trompe-l’oeil. La costruzione venne finanziata da migranti della zona, e realizzata da un architetto italiano.
Spiccano all’interno l’altare maggiore di Jaques Clairant, e le volte dipinte di un blu particolare. A lato della chiesa si trova il Museo di Arte Sacra, in cui sono esposti raffinati oggetti di oreficeria, dipinti e paramenti liturgici appartenuti anche alle cappelle circostanti.
Case tipiche, cappelle, croci, simboli del passato

Alcune delle più belle cappelle del territorio di Saint Gervais si possono raggiungere con una breve passeggiata. Incontrando qua e là case tradizionali di montagna, che richiamano inconfondibilmente l’atmosfera antica dell’Alta Savoia. Per apprezzare al meglio le diverse opere conviene richiedere una visita guidata.
Anche qui, come in Valgrisenche, per ITINERAS sono stati reclutati entusiasti volontari locali, i Greeter, felici di far rivivere le tradizioni e trasmettere conoscenza e esperienze.

Un corto tratto separa la Chapelle Des Chattrix a quella des Plans. La prima, edificata nel 1694, è considerata uno dei gioielli della Val Montjoie. Fu ristrutturata tra il 1720 e il 1723 grazie alla donazione dei fratelli Genamy, mercanti di Saint-Nicolas emigrati a Vienna.
È posta sotto la protezione di San Donato e San Leonardo, che compaiono su uno dei dipinti. Una ricca decorazione a trompe l’oeil adorna la facciata. L’interno è uno scrigno di arte barocca: raffinati affreschi murali, abbondanti decorazioni scolpite, policrome e dorate.
La Chapelle Des Plans si distingue per la facciata costituita da un portale in tufo, due pilastri innestati e un’elaborata chiusura a chiave di volta. Le tre iscrizioni che accolgono il viandante, una messaggera di indulgenze, le altre due severamente ammonitrici, testimoniano il fervore della Controriforma in una zona così prossima alla Ginevra protestante.
Il saluto dei gipeti

A pochi chilometri, la cappella della Combe è stata fondata su iniziativa di due abitanti, Jean e Balthasard Berthier, nel 1685. Dedicata a Santa Maria dei Carmeli, San Sinforico e Sant’Antonio di Padova, testimonia la forte spiritualità dei savoiardi nel XVII secolo e la loro volontà di giovarsi della protezione di uno o più santi. Semplice e austera, presenta oggi un arredamento in stile neogotico che fa riferimento all’ordine religioso del Monte Carmelo.
In tutto sono ben 14 le cappelle inserite negli itinerari di Saint Gervais. Ci sono poi gli oratori, come quello del Vecchio ponte del Diavolo, il tempio protestante delle Vignette, e diverse croci, guardiane dei monti.
Mentre salutiamo questi luoghi carichi di storia e poesia, una coppia di maestosi gipeti ci scruta dall’alto, e poi punta verso est. Come a ricordarci che oltre la vetta principe d’Europa ci sono comunità che condividono lo stesso amore per la terra, gli stessi simboli, lo stesso rapporto con il sacro.
Dormire & Mangiare
Lato Italia

In Valgrisenche non sono molte le strutture ricettive, anche se non mancano diverse soluzioni di alloggio. Una delle più note è l’Hotel & Restaurant Perret, nella frazione di Bonne, in posizione panoramica sulla diga del Beauregard. Camere semplici ma confortevoli, un bel salone con un crepitante caminetto e una cucina tradizionale che attinge dal meglio delle produzioni locali. La polenta profuma di alte vette, il lardo di Arnad si sposa alla castagna: una meraviglia.
Hotel & Restaurant Perret – Località Bonne, 2, 11010 Valgrisenche (AO)

Nel capoluogo un indirizzo sicuro è Le Vieux Quartier. Definito rifugio di bassa quota, mette a disposizione camere e camerate sino a 30 posti letto, con bagno privato. Il bar ristorante, caratteristico, regala l’atmosfera dei posti veraci di montagna, ma in più propone piatti tipici con incursioni in altri territori (da citare un vitello tonnato strepitoso), pane fragrante fatto in casa, una selezione di vini valdostani di tutto rispetto.
Le Vieux Quartier – Località Capoluogo, 39, 11010 Valgrisenche (AO)
Lato Francia
A Saint Gervais – Mont Blanc un soggiorno in tono con la fama del luogo ha oggi una meta riportata all’antico splendore con una sapiente ristrutturazione. Il Saint Gervais Hôtel & Spa, a due passi dalla stazioncina del Tramway du Mont Blanc, è un 4 stelle decisamente al di sopra degli standard di categoria. Offre 75 stanze e suite, tutte confortevoli e luminose. Ottime colazioni per tutti i palati, e il ristorante con un sorprendente tocco italiano. Nella Spa, piscina interna, idromassaggi, trattamenti wellness, etc.
Saint Gervais Hôtel & Spa – 680, Rue du Mont Lachat (74170) Saint-Gervais Mont-Blanc
In Alta Savoia la carne è un must. Un paio di indirizzi per andare a colpo sicuro e gustarla al meglio in diverse preparazioni, con un occhio di riguardo a piastra e griglia.

È il caso de Le Galeta, una sorta di baitone d’alpeggio preferito anche dalla gente del posto, in pieno centro. Le braci scoppiettano con continuità per accogliere tagli di vario tipo, partendo da Angus, anatra, maialino e quant’altro. Svariate le specialità savoiarde come la fondue, e della Val Montjoie, vedi ad esempio la torta di patate, prugne e pancetta. Il celebre formaggio Reblochon viene proposto in alcune gustose preparazioni, così come i deliziosi caprini delle valli locali.
Le Galeta – 150 impasses des Lupins – 74170 SAINT GERVAIS – 04 50 93 16 11

Con una formula originale Séracgourmet, affacciato alla piccola piazza centrale dove si trova un interessante mercatino del territorio, ha folgorato molti estimatori. In pratica si tratta di una gastronomia, drogheria, enoteca, bar, ristorante ma, soprattutto, pasticceria. Sempre affollato, propone una cucina varia, con le carni in primo piano, ma anche ottme zuppe e piatti vegetariani. Notevoli i dolci con la certezza dell’immancabile Mont Blanc, ça va sans dire.
Séracgourmet – 38, avenue du Mont Paccard – (74170) Saint-Gervais-les-Bains
Per Info:
Testo e Foto di Gianfranco Podestà | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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