Budapest e le scuole del verde

Il ricordo della capitale ungherese è sempre vivo nel tempo. Visitata tre volte a distanza di pochi anni uno dall’altro, rimane nella memoria come una delle città che ama il verde.

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Ungheria, con il Ponte delle Catene e il Parlamento ©Shutterstock

Certo, ma non fine a sé stesso; piuttosto come studio e ricerca costante, attraverso i suoi istituti universitari e le scuole specializzate. Il ché non esclude il piacere di poterlo apprezzare e godere visivamente e in modo pratico; gli abitanti della capitale lo sanno e ne hanno grande rispetto.

Due città, una sull’altra

Tutti sanno che Buda è la città alta e Pest quella bassa, divise dal grande Danubio. Tutti conoscono il gran numero di musei che rendono Budapest una città dalle molte culture e altrettanto note sono, per i molti visitatori, le favolose Terme praticate sin dal tempo dei Romani e quasi tutte ubicate nella zona di Buda.

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Budapest, i bagni Széchenyi ©Stefano Pensotti

Gli uomini di Roma le chiamavano aquae quinque (cinque acque); ma sono molte di più! Sono quasi quindici i luoghi dai quali sgorgano oltre centoventi sorgenti calde calcaree e ben quattrocento quelli che hanno acque purgative; fa eccezione l’acqua dei pozzi artesiani dell’isola Margherita che è al contrario sulfurea.

Una cifra impressionante è infine il volume d’acqua calda erogata giornalmente: settanta milioni di litri! Budapest va fiera delle molte attrattive che può offrire a chi viene per visitarla.

Io ho scoperto anche la Budapest verde; ma non ho dimenticato un pellegrinaggio della memoria della mia infanzia, visitando la famosa Via Pal dei ragazzi di Ferenc Molnàr e ho apprezzato anche la visita di Esztergom, cittadina situata sull’ansa del Danubio che porta a Bratislava e Vienna; il tragitto col trenino suburbano HÉV è piacevolissimo; poi si sale sulla collina di Hármashatár per cenare all’Udvarház (pörkölt, spezzatino), godendo una vista superba sull’intera città.

Tre realtà verdi

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Buda Arboretum a Budapest ©Shutterstock

Le realtà verdi o meglio le scuole che si occupano di botanica a vari livelli (classificazione, studio, sperimentazione, sviluppo) non escludendo periodiche mostre divulgative, a Budapest sono tre.

La più grande si trova nel quartiere meridionale di Soroksár; fondata nel 1963, funziona come sede di insegnamento per l’orticoltura e l’industria alimentare. Vi si sviluppano studi e sperimentazioni su diversi frutti (mele, pere, ecc.); una speciale sezione ha poi identificato un centinaio di funghi differenti per uso alimentare.

Fra le specie botaniche, di particolare interesse è l’Iris Siberiano (iris sibirica). Il secondo orto botanico universitario è il Buda Arboretum, compreso fra le colline di Buda e di Gellért, prospicienti il Danubio. Sono circa otto ettari di arboretum creati attorno agli edifici universitari; le prime specie botaniche sono state introdotte nel 1893.

Il giardino, nel corso degli anni, è stato meticolosamente pianificato disponendo le piante per gruppi tassonomici; sono quasi millecinquecento le specie arboree presenti. Per via delle favorevoli condizioni climatiche (clima urbano caldo, terreni in pendenza) vi albergano diverse piante esotiche; per molti anni, l’arboretum è stato centro d’insegnamento e di ricerca scientifica.

La più vecchia “scuola del verde” d’Ungheria

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Una serra dell’Orto Botanico di Budapest ©Shutterstock

Il più importante di tutti è il complesso di Soroksár, l’Orto Botanico che sorge oltre il Danubio, fra i quartieri di Józsefváros e Ferencváros. Si trova in questa sede dall’anno 1847 e in origine si estendeva su un’area di circa dieci ettari, oggi ridotti a poco più di tre.

Il complesso degli orti botanici, che gli ungheresi chiamano anche Giardini Botanici, vanta una fondazione ancora più antica (1771) ed è uno dei più vecchi dell’Europa centrale; d’altra parte anche l’Università Ungherese ha i suoi anni: è stata fondata nel 1635 a Nagyszombat, località che oggi si chiama Trnava e si trova in Slovacchia.

A Maria Teresa d’Austria si deve invece la creazione della Facoltà di Medicina (anno 1770), facoltà che comprendeva la chimica e la botanica, a quel tempo collegate alla scienza medica. Nel 1777 l’austriaco Jakob Winterl istituisce il primo Orto Botanico nella vecchia sede per poi trasferirsi definitivamente a Buda.

Da quei lontani esordi e attraverso la direzione di famosi botanici, il complesso universitario sviluppa una lunga serie di progetti d’espansione e di studio, che lo pongono all’attenzione del mondo accademico.

Il Direttore e la sua rosa amazzonica

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Un giglio d’acqua nel piccolo lago dell’Orto Botanico di Budapest ©Shutterstock

Quando ho visitato i diversi orti botanici della capitale ungherese, il direttore, in carica dal 1981, era Iszván Isépy; una persona di alta statura, dallo sguardo gentile e rispettoso dietro le spesse lenti, ansioso di mostrarmi le rarità del suo istituto. 

Prima dei fiori e delle piante, mi mostra un grande pannello colorato che riproduce l’area del vecchio Orto Botanico, quand’era più esteso; il pannello riproduce gli edifici e le zone verdi dell’orto e comprende nella parte inferiore un piccolo lago e alcune piccole case; attorno alle acque e fra queste abitazioni Ferenc Molnár ha ambientato le celeberrime sfide dei suoi famosi ragazzi.

Ritornando alle specie botaniche, il dottor Isépy spiega che qui vengono coltivati in serra limoni e aranci e, per quanto attiene i fiori, l’orto va fiero di una preziosissima rosa (rosa victoria amazonica) a risemina annuale.

L’Orto Botanico di Budapest è parte integrante della Facoltà di Scienze Naturali ed è frequentato da un buon numero di studenti che seguono corsi di aggiornamento, completi di stage di lavoro sul campo, al fine di sperimentare ciò che hanno appreso e fornire, unitamente ai professori, un aiuto concreto per il salvataggio di specie botaniche in via d’estinzione.

Al dottor Isépy brillano gli occhi quando, accomiatandomi, si raccomanda di salutare i docenti di un altro Orto Botanico che gli è particolarmente caro: quello dell’Università di Padova, più volte frequentato.

Libertas Dicendi n°399 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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