Berenice: Mar Rosso autentico


Ci sono circostanze in cui ti coglie l’amletico dilemma: parlarne o non parlarne? Quando, ad esempio, ci si imbatte in luoghi del pianeta ancora autentici e incontaminati, pressoché sconosciuti al grande turismo di massa. D’istinto ti viene di proteggerli sotto una coltre di silenzio, quasi fossero proprietà privata. Ma poi, come sempre, la bellezza reclama il suo diritto ad essere svelata. Il dilemma in questione si chiama Berenice: remoto avamposto del Mar Rosso e ultima porzione di Egitto, prima della zona di confine del Sudan. Un territorio vergine e selvaggio, tratteggiato da 100 km di spiagge appartenenti al Parco Nazionale di Wadi el Gemal, colonizzate da mangrovie che ospitano specie rare di uccelli marini, in un susseguirsi di palme e di piccole baie lambite da acque cristalline. Per il momento, a proteggere Berenice, c’è la sua posizione “meno accessibile ”, rispetto alle altre località del Mar Rosso, e la sua lontananza ( 180 km) dall’aeroporto di Mars Alam.

Per raggiungere la destinazione servono due ore abbondanti di viaggio, che si snodano attraverso una striscia di asfalto, a tratti inghiottita dalla sabbia sollevata dal vento, che taglia a metà il paesaggio. Da un lato il deserto orientale, con i suoi colori mozzafiato, aspro e impervio, ondulato da rilievi montuosi, dall’altro la cornice azzurra e scenografica del mare. Un luogo speciale che afferma l’assoluta centralità della natura, lontano dai rumori, dalle discoteche e dai venditori ambulanti di souvenir e paccottiglia varia. Ma soprattutto un’occasione per immergersi in uno dei paesaggi più straordinari e variegati : il mondo sommerso di Berenice, con la sua esplosione di vita, colore e complessità biologica. Uno degli ecosistemi più intatti e protetti , popolato da un incredibile varietà di pesci e una barriera corallina tra le più spettacolari al mondo. Un labirinto naturale di tunnel e grotte di corallo, abitato da tartarughe, murene, pesci istrice, pagliaccio, napoleone, palla, scatola, coccodrillo e barracuda. Un paradiso per esperti ed esigenti subacquei, che al largo dalla costa possono vivere immersioni uniche e indimenticabili (non è infrequente avvistare squali longimano), ma anche per appassionati di snorkeling che, con pinne, maschera e boccaglio, possono godere di queste meraviglie con facili accessi al reef direttamente dalla spiaggia.

Pochissime le strutture ricettive, ma di ottima qualità. C’è il TClub Berenice, di recente apertura, elegante ed esclusivo, caratterizzato da 50 villette a due piani rifinite in legno, tutte affacciate sulla spiaggia, e alcune dotate di piscina privata e jacuzzi. Dedicato a chi ama il comfort estremo e non vuole farsi mancare nulla. C’è un Eco-Lodge, formato da tende con architettura a cupola, per lo più frequentato da turisti anglosassoni che scelgono uno stile di vita più spartano. E infine c’è il Lahamy Bay Beach Resort , il preferito. Oasi di pace e tranquillità a cinque stelle, questo resort è composto da casette bianche in stile arabeggiante, che incorniciano rigogliosi giardini e piscine con cascate e fontane. Le camere sono molto spaziose ed arredate con gusto, corredate da patio o balcone, alcuni dei quali godono della vista mare con una distesa di sabbia interrotta da dune naturali. Nel corpo centrale di trovano i ristoranti e il centro benessere Silla Spa, che utilizza prodotti cosmetici a base di elementi naturali e di qualità. Molto apprezzabile e il team di animazione che coniuga sapientemente simpatia, bravura e riservatezza. Le attività naturalistiche sono il fiore all’occhiello di questa struttura e comprendono escursioni giornaliere di snorkeling guidate da una esperta biologa marina.

Ma Berenice non è solo mare. Interessanti escursioni vengono proposte dall’organizzazione di Hotelplan-Turisanda, a cui fa capo la struttura. Dal Jeep Safari, che consente di inoltrarsi nel Sahara, tra vallate e canyon, con sosta al tramonto per una tazza di te in una tenda beduina, all’Astrotour, dove, lontano dalle luci e avvolti nel silenzio e nell’oscurità della notte, vengono svelati i misteri della volta celeste, delle costellazioni e del firmamento. Un’escursione imperdibile è quella di El Shalatin. Il pittoresco e famoso mercato dei dromedari, è una delle tappe principali lungo la rotta commerciale dei cammelli proveniente dal Sudan. In un vasta spianata polverosa ed assolata, densa di odori e di colori, migliaia di dromedari, dopo essere stati visitati e marchiati, attendono di essere valutati e soppesati. Ricchi mercanti, provenienti da ogni direzione e regione, trattano con toni concitati, il prezzo della merce. Il commercio dei dromedari è da sempre controllato e gestito dai Rashada, una tribù beduina originaria della zona. Si distinguono dalle lunghe tuniche che indossano (galabeya), sormontate da gilet pieni di tasche che contengono soldi, carte e una strana sostanza, composta dall’impasto di un’ erba con proprietà anfetaminiche, utile per placare il nervosismo. Nelle mani stringono la frusta, e un pugnale arabo ricurvo infilato nella cintola. Metri di stoffa vengono arrotolati sul capo con perizia, a mo’ di turbanti, per proteggersi dal sole.

Le trattative si concludono con lo Jibena, un caffè molto dolce, preparato con chicchi appena tostati, posti in una piccola fiaschetta di terracotta, tappata con la paglia e scaldata direttamente sulla brace. La baia di Lahamy è a soli 30 km dalla mitica città di Berenice, un luogo oggi purtroppo non facilmente visitabile ( salvo complicati permessi), perché il territorio è sede di base militare e navale egiziana. Berenice è una cittadina di piccoli dimensioni, fondata nel 275 da Tolomeo II Filadelfio, che regno in Egitto, col nome della madre Berenice I. Costruita sui resti di un’antica città, divenne a partire dal III secolo uno dei porti e degli snodi commerciali più importanti della costa del Mar Rosso. Vicino alla città odierna si trovano le rovine del Tempio Semiramis, retto sotto l’ordine di Traiano e Tiberio, e più a nord ovest ci sono i resti delle miniere di smeraldo di Wadi Sikait, che rimasero operative dai tempi dei faraoni fino all’epoca romana.

Testo di Silvana Benedetti | Foto di Silvana Benedetti e Turisanda

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