Il City Palace, dimora del fondatore di Udaipur, è l’edificio più grosso del Rajastan, molto bello e sfarzoso all’esterno, abbastanza noioso da visitare all’interno, con corridoi e scale claustrofobici ma a tratti molto diventente. Viene da chiedersi: con tutto quello spazio, mannaggia, farli più larghi, no? Raggiungiamo poi la cima di un colle che sovrasta la città con un’ovovia traballante, aiuto. Si gode un’ottima vista quindi ne è valsa la pena rischiare la vita! Ben quattro persone chiedono di fare una foto con noi. Sono turisti indiani provenienti da paesi che non vedono molti viaggiatori occidentali, allora colgono l’occasione per fare qualche foto… poi vanno a casa, ti spacciano per un divo di Hollywood e si fanno grandi alle tue spalle. Avremmo dovuto farci pagare con tutte le foto che ci hanno fatto! Da ricordare con profonda ammirazione, il tempio giansenista che troneggia nel centro antico della città, avvolto costantemente da vortici di uccellini e indiani che percorrono una scalinata ripidissima solo per giungere alla vetta e pregare in totale quiete.
Collane di fiori adornano ogni angolo del tempio e vi donano un profumo inebriante che vi fa sentire vicino a una natura cosmica che non riesci a percepire esattamente ma della quale riesci a sentirti parte. Su un’isoletta poco distante dalle coste e raggiungibile solo tramite imbarcazione si erge un palazzo bianco: si tratta di uno degli hotel più cari dell’India, il Lake Palace che tra i suoi ospiti storici può vantare Jacqueline Kennedy e la regina Elisabetta II. Sembra un colosso di marmo bianco galleggiante sulle acque. Purtroppo non è visitabile se non per alloggiarvici, a tariffe fuori dall’ordinario, pure per noi occidentali. Udaipur è decisamente meno caotica e costosa di Mumbay e si gira tranquillamente a piedi, spillando qualche goccia di sudore (eufemismo).
Da qui non partono treni per dove vogliamo andare (Jodhpur) e di perdere ore in pullman non se ne parla. Basta pullman! Noleggiata macchina con autista…che signori. Tremila rupie benissimo spese. Il viaggio in macchina è stato decisamente più piacevole anche se le strade sono quelle che sono (trecento chilometri in cinque ore). Lungo la strada visitiamo il tempio Giainista di Ranakpur, edificato nel XV secolo. Onestamente: uno degli edifici più belli che ci sia mai capitato di vedere. Sale quadrate con volte intarsiate, tutto marmo. Centinaia di colonne l’una diversa dall’altra che danno luogo a particolari giochi di luci e ombre. Semplicemente splendido. Alquanto affascinante la religione Giainista, deduco sia alla base del Buddismo per i principi che offre. É una delle più antiche d’India; si basa sui principi di non violenza e verità e non vengono adorati Dei ma persone (o eroi) che hanno raggiunto il Nirvana ed hanno abbandonato il ciclo di vite legate al kharma. ? amg
Continua lunedì 1 dicembre 2014…
Foto di Vittorio Sciosia | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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