Guanti bianchi

di Andrea Nardi

Come da tradizione Skira, elegante e assai istruttivo questo piccolo volume firmato da Edgarda Ferri, autrice appassionata di biografie storiche, capace d’interpretare personaggi e momenti del passato attraverso la luce avvincente del romanzo, filtrata però dalla più rigorosa documentazione. Il 28 giugno 1914 a Sarajevo sei colpi di rivoltella pongono fine alla vita e all’amore fra l’erede al trono Francesco Ferdinando d’Asburgo e a sua moglie Sophie Chotek, e contemporaneamente danno la stura alla prima tragedia del secolo scorso, prima di una serie di carneficine tanto feroci quanto assurde.

Sullo sfondo di quello che diverrà un massacro umano e politico degno di far riprecipitare l’Europa nella barbarie primitiva a causa dell’idiozia dimostrata dai regnanti, si dipana frenetica l’attività di corte per organizzare le esequie dell’erede al trono, inficiata dal suo matrimonio morganatico e dalla presenza imbarazzante di una sposa non abbastanza nobile non solo per diventare imperatrice, ma nemmeno per essere degna di giacere vicino all’amato marito.

È stata molto intelligente e abile la Ferri a individuare questo episodio, apparentemente banale, sepolto dal coacervo di implicazioni politiche, sociali, nazionali, storiche del periodo, poiché esso ha in nuce esattamente i caratteri obsoleti e ottusi di una weltanschauung destinata a mummificarsi nelle proprie fantasie ritualistiche di corte, ormai completamente avulsa dalla realtà, dall’intelligenza, dalla vita. Simbolo di un impero e di un imperatore perduti in una solitudine demenziale, la concitazione irreprensibile del Gran Ciambellano ostinata nel manifestare all’esasperazione la grandezza degli Asburgo in ogni minimo dettaglio formale si scorna sui sentimenti – sempre scandalosi per chi è destinato a regnare – e sulla contraddizione di quel sangue asburgico con, naturalmente, nulla di divino, e ormai in pieno disfacimento.

Percorrendo i saloni delle regge di Vienna e d’Austria, ascoltando le conversazioni di aristocratici, funzionari reali e parenti d’alta nobiltà, assistendo alla vita di corte, ai pettegolezzi, alla disillusione, alla frustrazione, ai compromessi, agli intrighi, si respira mirabilmente ogni fatica e ogni dolore di quel mondo che sta improvvisamente rendendosi conto della propria illusorietà. La penna dell’autrice è delicatissima, precisa nei tratti, femminile dei dettagli, acuta nelle immagini. Con essa gustiamo colazioni dalla raffinatissima semplicità, accarezziamo stoffe candide, pizzi e uniformi, trasaliamo sentendo rimbombare gli stivali sui pavimenti di marmo e la tosse del vecchio Francesco Giuseppe. Indoviniamo gli occhi increduli di bambini senza infanzia, e di anziani soldati senza gloria.

Meglio di qualsiasi altro ennesimo saggio sulle innumerevoli concause del Primo Conflitto Mondiale, questo romanzo-documento evidenzia magistralmente la mentalità umana e sociale da cui scaturirono le follie del XX secolo, e, merito ancor maggiore, essendo queste non così lontane nel tempo da noi, ci ammonisce a riconoscere immediatamente la cecità da cui spesso ci lasciamo avvolgere, governanti e governati. ? an

Guanti bianchi, di Edgarda Ferri, Skira Narrativa, 2014, pp. 185, euro 15,00.

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