Kenya, ritorno a Malindi

Arcobaleno sulla spiaggia di Malindi ©Marco Carulli
Arcobaleno sulla spiaggia di Malindi ©Marco Carulli

Dopo un periodo critico sotto il profilo turistico dovuto alla difficile situazione politica internazionale, il paradiso africano sta riprendendo quota. Tra parchi nazionali, spiagge tropicali e un mare turchese con una barriera corallina fra le più belle al mondo,  il viaggio in Kenya non è solo vacanza relax ma diventa anche un momento di conoscenza di un territorio e di un popolo ricco di tradizioni e di storia

Malindi è una piccola località del Kenya affacciata su una lunga striscia di spiaggia tropicale affollata di resort, un paradiso africano un tempo molto amato dagli italiani che ora stanno tornando, ma col contagocce.

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Tuttavia questa è l’immagine turistica, da cartolina, che incanta il visitatore in cerca di seduzioni tropicali. Ma ci sono altri aspetti di Malindi che sono meno conosciuti, ma non per questo meno affascinanti. A nord-ovest di Malindi, ad esempio, si trova la spettacolare depressione di Marafa, detta Nyari nella lingua locale e conosciuta come “Hell’s Kitchen”. Caratterizzata da una serie di gole in arenaria e burroni che scendono a precipizio, il paesaggio unico e quasi ultraterreno di Marafa è diventato un elemento fondamentale del folclore locale.

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La fitta giungla della foresta di Arabuko Sokoke, poi, cela un mondo di meraviglie. Al riparo della vegetazione, sentieri tortuosi portano alla ricerca di rare specie endemiche di uccelli e mammiferi e di grandi branchi di elefanti. La foresta nasconde un altro segreto: la città perduta di Gedi, un antico centro commerciale del popolo Swahili ora abbandonato, immerso nella foresta, dove i passaggi nascosti e le mura in rovina raccontano di un passato lungo e misterioso. Camminando attraverso la foresta,  è possibile esplorare le mangrovie, immergersi sulla barriera o mettersi alla prova con la pesca. Più a sud, il sonnacchioso villaggio di Watamu è caratterizzato da ampie spiagge bianche.

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Malindi e Watamu si trovano  nella contea di Kilifi, dove si vive di pesca, ma soprattutto di turismo, grazie alle spiagge bianchissime, alla ricchezza della fauna e della flora nella riserva marina della costa e alla possibilità di raggiungere in meno di quattro ore i parchi dello Tsavo est e ovest, famosi per i safari, che insieme coprono una superficie pari a sette volte quella della Valle d’Aosta. Purtroppo il turismo in questi ultimi anni è  diminuito in modo vertiginoso nonostante il fatto che Malindi sia sempre stata  un punto di interesse mondiale nel corso dei secoli.  Prima degli italiani, a Malindi erano infatti arrivati gli arabi, nel tredicesimo secolo, e i portoghesi, anzi, un portoghese, Vasco de Gama, che nel 1498 visitò la città prima di raggiungere il Kerala, in India.

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Il passaggio dell’esploratore è indicato da una colonna  che funge da segnale di aiuto ai naviganti, sormontata da una croce in pietra di Lisbona. Il monumento si trova su un’altura da cui si ammira una baia molto frequentata dai pescatori locali, la pesca è infatti una delle principali attività del paese. Anche Hemingway amava pescare in queste acque prima di dedicarsi ai safari, un po’ più cruenti rispetto a quelli fotografici proposti oggi ai turisti, e raccontati nel romanzo “Verdi colline d’Africa”.

Questo il volto della Malindi che fa sognare il turista europeo, ma anche quello benestante locale che, in pratica, si è ripreso la sua terra, il suo mare e le sue spiagge. Poi c’è l’altro aspetto di questa città africana che ha sofferto molto per la fuga degli europei e in particolare gli italiani, quasi dimezzati in un anno con la conseguente lievitazione della disoccupazione della mano d’opera locale e quindi della povertà che si legge sulle facciate delle case, sulle bancarelle al mercato e sui visi dei bambini che giocano per strada o delle donne eleganti nei loro costumi ma con un velo di tristezza in fondo agli occhi. Tutta l’economia della città, come abbiamo ampiamente spiegato, è legata all’industria del turismo che non ha ancora ripreso quota completamente, anche se qualche avvisaglia si è già percepita, e il rilancio in un prossimo futuro potrebbe essere legato al turismo ecosostenibile. Tra Watamu e Malindi infatti la ricchezza è anche e soprattutto quella delle riserve naturali. L’alternativa alle vacanze dei vip potrebbe quindi offrirla l’ecoturismo. Il parco marino di Watamu, il più vecchio del Kenya, si estende per 213 chilometri quadrati e ospita più di seicento specie di pesci e di rettili, e centinaia di tipi di coralli. Con un po’ di fortuna, durante le escursioni in barca si possono avvistare anche delfini e squali balena. Il parco è gestito in parte dai community groups, gruppi autogestiti di cittadini che lavorano insieme a progetti sul territorio distribuendo i profitti tra gli associati, come in una cooperativa informale.

Un altro esempio è il Dabaso creek conservation group, che cura e protegge la foresta di mangrovie di Mida Creek, prima sfruttata dalla popolazione per ricavarne legname, poi scoperta come patrimonio naturale per l’ecoturismo. Il gruppo organizza gite in piroga tra mangrovie e fenicotteri, e offre uno spazio di ristorazione dove assaggiare i granchi pescati nelle acque basse dell’insenatura. E ancora il centro di conservazione dei serpenti, sempre a Watamu, che ospita 76 specie di questi rettili e funziona come il più grande produttore di siero antiveleno in Africa. O il Turtle watch, unico centro di cura e recupero delle tartarughe marine dell’Africa orientale, che, oltre a occuparsi degli animali che a migliaia ogni anno nidificano sulle spiagge di Watamu, lavora con le scuole per l’educazione dei più giovani alla conservazione dell’ambiente, in aula ma anche “sul campo”. L’esperienza di riportare all’oceano una tartaruga salvata e curata dai volontari del centro è un momento unico che vale ore di lezione alla lavagna. Ed è accessibile anche ai visitatori.

Testo di Graziella Leporati foto di Marco Carulli |Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com

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INFO UTILI

 

Informazioni: Kenya Tourist Board, Ente del Turismo del Kenya

Per qualsiasi informazione prima di partire: magicalkenya@interfacetourism.com oppure l’Ambasciata del Kenya a Roma: 06 8082717

Come arrivare: molte le compagnie che volano su Nairobi e Mombasa e anche i charter dai maggiori aeroporti italiani.

Quando andare – Clima: E’ caldo tutto l’anno, la stagione migliore è quella che da dicembre arriva a febbraio, il periodo meno indicato è quello della stagione delle piogge (tra maggio e agosto). Da novembre a dicembre, alla sera, ci possono essere brevi temporali.

Viaggio organizzato: il tour operator Quality Group è specialista sulla destinazione.

Fuso orario: +2h rispetto all’Italia. +1h quando in Italia vige l’ora legale.

Documenti: passaporto con almeno 6 mesi di validità e una pagina vuota per il visto. Infatti per entrare nel Paese occorre dotarsi di visto. Il visto può essere richiesto online al seguente link. Ha un costo di 51$ o 40€. Può essere anche richiesto in Ambasciata a Roma e, ancora per un periodo limitato di tempo, richiesto all’arrivo in aeroporto. Può essere pagato in Euro o dollari; se intendete pagarlo in dollari americani le banconote devono essere di nuova emissione.

Vaccini: non è obbligatoria alcuna vaccinazione, ma è consigliata una profilassi antimalarica.

Lingua: kiswahili e inglese.

Religione: 38% di protestanti, 28% di cattolici romani, 26% di religioni locali, 7% di musulmani e 1% di altre religioni tradizionali.

Valuta: lo scellino keniota, 1 Euro vale circa 108 scellini. Gli euro si cambiano nelle banche e negli uffici cambio autorizzati, anche i dollari sono convertibili ovunque. Le carte di credito sono accettate, ma per motivi bancari viene addebitato un 10% in più sulla spesa effettuata.

Elettricità: 220-240 V. Le prese hanno 3 fori come in Gran Bretagna. E’ utile portare un adattatore universale.

Telefono: dall’Italia il prefisso è 00254, dal Kenya è +39 (oppure digitare tre zeri “000” seguiti da 39). E’ conveniente acquistare all’aeroporto una sim card locale (Safaricom o Zain Kenya); telefonate e sms con questi operatori costano cifre molto basse anche per le telefonate in Italia.

Abbigliamento e bagaglio: Servono capi leggeri e qualcosa di antivento per le escursioni nell’interno o eventualmente in barca. Scarpe in gomma per la spiaggia dato che si possono trovare molti coralli. Importanti le creme solari e un repellente contro le zanzare.