Daunia l’altro mare di Puglia è verde

Puglia: sempre a caccia di piccoli gioielli celati nello sterminato forziere d’Italia, è tempo di resettare con un poco di fantasia le nostre cognizioni geografiche. Oltre a Ionio e Adriatico a ben guardare c’è un terzo mare in questa terra; solo che non è fatto d’acqua.

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Una veduta delle colline della Daunia, in Puglia

Ma di basse colline, punteggiate di tulipani e pale eoliche, che scendono a lenzuolo come onde carezzevoli tra le propaggini appenniniche e il Gargano, per stemperarsi infine nel Tavoliere. Questa è una parte della Daunia (così battezzata dagli antichi Greci), regione geografica solcata da tratturi di transumanza, teatro nei secoli di conflitti fra potenze calate dal nord e dall’est, baluardo della cristianità contro il Saladino, focolaio di ribellione verso vecchie e nuove monarchie. E poi bosco, granaio, oliveto e vigna, distesa di orti e campagne. Ancora, per chi ama i dettagli amministrativi, siamo in provincia di Foggia, o come si usava dire un tempo, nella medievale Capitanata, dal bizantino “catapano”, governatore.

Il viaggio richiede curiosità e intuito, i percorsi di storia affiorano ovunque e chiamano a un gioco d’incastro fra epoche, a un piccolo sforzo antologico per inquadrare luoghi e caratteri. Come l’enigma della lingua franco-provenzale ancora parlata nei due piccoli comuni di Celle San Vito e Faeto, nella Daunia arpitana al confine col Sannio, o l’intrico di simboli di esplicita crudezza nel magnifico rosone frontale nella cattedrale di Troia.

Lucera romana: erote con anfora – mosaico. Museo civico Fiorelli

Possiamo forse cercare il bandolo di questa matassa cominciando dal colle Albano, bussando alla grande porta della fortezza che domina l’abitato di Lucera. Un perimetro di circa di novecento metri, cinto da un profondo fossato, con quindici torri quadrangolari, sette pentagonali e due circolari. Era nel medio evo il più grande avamposto fortificato della Puglia settentrionale. Oggi è soprattutto un contenitore di resti archeologici dovuti ad insediamenti successivi, a partire dal III millennio a.C.. Già dal neolitico infatti si era capito che questa era un’ottima posizione per dominare la piana. E via via dall’età del bronzo ai Sanniti, scalzati dopo un’aspra lotta dai romani (fondatori di Luceria), e poi a bizantini, longobardi e normanni. Fino all’arrivo di Federico II di Svevia, un tizio che sapeva il fatto suo. Si deve a lui la costruzione del Palazzo imperiale all’interno della spianata, poi ampiamente trasformato dagli angioini, e l’edificazione iniziale della cinta muraria. Per ottenere tutto questo in brevissimo tempo Federico II a partire dal 1223 pensò bene di deportare dalla Sicilia occidentale alcune migliaia di ribelli saraceni. Gente tosta, ancorata alle proprie usanze, ma capace di gettare il sangue per il re e imperatore che aveva loro concesso terra e armenti, oltre alla conservazione del culto e posti di rilievo nell’amministrazione e nell’esercito.

Lucera: l’interno delle mura con resti archeologici di varie epoche – Castello Svevo Angioino

L’epopea musulmana in terra dauna ebbe però breve vita: con l’arrivo degli Angiò, la comunità saracena di Lucera fu sterminata e ridotta ai minimi termini, fino a sparire. Però cogliendo l’abisso magnetico e scuro negli occhi di certe ragazze per le strade del centro verrebbe da pensare che qualcosa, in fondo, rimane. In compenso sotto la dominazione angioina la fortezza venne terminata e potenziata, assumendo esternamente l’aspetto attuale. Col tempo e la necessità di affrontare i Turchi sulle coste il presidio di Lucera perse d’importanza e subì continui vandalismi per asportarne materiale da costruzione. Tante chiese e case della parte storica hanno in “animo” pezzi di fortezza e dell’anfiteatro romano, altro monumento rimarchevole della città. Costruito in tra il 27 a.C. e il 14 d.C. in onore di Ottaviano, testimonia il ruolo di Lucera con Canosa, Brindisi e Taranto nella regia II augustea. Un restauro ha restituito solo in parte l’aspetto originale all’impianto destinato a ospitare fino a 18.000 spettatori. Rimane comunque tangibile, nell’aria impregnata dal profumo dei cipressi, l’eco sospesa di quei giochi cruenti e delle folle assetate di violenza.

Lucera: anfiteatro romano dedicato a Ottaviano Augusto

L’urbanizzazione romana è evidente nella pianta circolare di Lucera antica, un tempo circondata da mura e dotata di porte, di cui oggi rimangono solo Porta Troia e Porta Foggia. Il centro della città è colmo di palazzi gentilizi per lo più edificati tra il settecento e primi novecento. Una fitta rete di strade lastricate che, almeno a parere del forestiero, meriterebbero ampiamente un’isola pedonale, lo percorre e gravita sulla Basilica Cattedrale eretta da Carlo II d’Angiò nel 1300, all’indomani dalla sconfitta dei saraceni, probabilmente sui resti di una moschea. Dedicata a S. Maria dell’Assunta, patrona di Lucera, è un esempio mirabile di architettura gotico-romanica, e all’interno coglie l’occhio una notevole Ultima Cena attribuita a Jacopo Palma il Giovane. Altre belle chiese s’incontrano girovagando fra vie, vicoli e piazzette, come il Santuario di San Francesco (1300), San Domenico e Sant’Antonio Abate.

Lucera: teatro Garibaldi, anno 1837

L’elenco di case storiche sarebbe lungo, ci limitiamo qui a citare Palazzo dei Lombardi, Palazzo di Città, Palazzo Mozzagrugno, Palazzo Vescovile, Palazzo Cavalli e il Palazzo Campagna, dalle eleganti linee settecentesche. Ma si consenta di dare giusto risalto alle forme e alla grazia del piccolo incantevole Teatro Garibaldi datato 1837. E non solo per l’estetica: da tre anni ospita la rassegna di opere teatrali “Primavera al Garibaldi” con la direzione artistica (gratuita) di Fabrizio Gifuni, originario di Lucera. Una garanzia di grande qualità e originalità nel cartellone. Città d’arte, di teatro, di cultura, sa soddisfare adeguatamente nell’ospite appetiti forse meno nobili ma altrettanto essenziali: una ristorazione di tutto rispetto, con molti giovani emergenti e un patrimonio di prodotti enogastronomici quasi sterminato. Ortaggi e frutta d’ogni varietà, farine tradizionali, formaggi del pastore, pesce e frutti di mare freschissimi dall’Adriatico, sapide erbe di campo, carni ovine e bovine nostrane, vini autoctoni in costante crescita. Il chilometro 0, o poco più, qui non è certo uno slogan à la page.

I campi danno produzioni spontanee, come rucola e gustosi asparagi selvatici

Sgombrando la mente da echi omerici, prepariamoci a salire, colmando in pochi chilometri una distanza non solo geografica che al tempo di Federico II, nostra vecchia conoscenza, separava due città rivali, Lucera e Troia, e che fu causa della distruzione di questa per mano dello svevo. Così ebbe fine lo splendore mai più eguagliato della città fondata nel 1019 dal Catapano Basilio Bojannes, mandato da Bisanzio a contrastare anche in Puglia l’espansione del papato e del Sacro Romano Impero.  Scelse la sommità di una lunga collina e unì le estremità di due nuclei di Aecae già esistenti e originati da piccoli insediamenti romani – Terra dei Benedettini e Terra dei Basiliani – tramite una antica strada, tuttora il baricentrico Corso Umberto I. Chiesa e impero se la ripresero, ma riconoscendo il valore dei troiani concessero loro privilegi e una Diocesi.

Troia: Basilica Cattedrale, il pulpito da cui venivano srotolati gli Exultet durante la liturgia pasquale

Troia ebbe 200 anni di crescita, nonostante alterne vicende e lotte di potere, ottenendo persino una Magna Charta Libertatum, ad attestazione delle sue autonomie, da papa Onorio nel 1127. È di questo lungo periodo l’edificazione di opere di cui fortunatamente rimangono due testimonianze: la Basilica Cattedrale e la chiesa di San Basilio Magno. Anche a Troia si susseguono tutti i passaggi storici di queste terre tormentate del Sud, con infine l’arrivo dei Borbone e, a seguire, l’annessione al Regno d’Italia.  Quella che oggi visitiamo è però una bella cittadina, con il lungo viale centrale pedonale affiancato da palazzi soprattutto ottocenteschi e strade e vicoli laterali e lisca di pesce. C’è molto da vedere, ma sarebbe un crimine perdere la citata Basilica Cattedrale dedicata alla Vergine Maria (1120), capolavoro in stile romanico caratterizzato da un rosone a 11 raggi in facciata circondato e affiancato da una serie di simboli, come detto, talvolta grotteschi e molto espliciti. Lo scopo di queste rappresentazioni era farsi capire facilmente dal popolo, contrapponendo vizi e virtù.

Troia: simbologie della lotta fra vizi e virtù nel rosone frontale della Basilica Cattedrale

Magnifica la porta centrale e quella di occidente, ornate da pannelli con scritte e raffigurazioni. Imponente l’interno, dove spicca un pulpito ornato da bassorilievi. Teniamolo presente quando ci troveremo di fronte le bellissime miniature degli Exultet, conservati nel museo del Tesoro della cattedrale di Troja. Sono questi rotoli di pergamena con illustrazioni che il diacono cantore faceva scorrere dall’alto per far comprendere anche ai fedeli che non conoscevano il latino colto il significato della narrazione. Una specie di fumetto, oggi diremmo un power point, per glorificare la Resurrezione di Cristo. Nel ricchissimo museo ce ne sono tre, dell’XI e XII secolo, dei 31 ancora esistenti al mondo. In questo 2019 si celebrano i 1000 anni della fondazione di Troia. Tra luglio e agosto tante iniziative racconteranno la storia di una città in cui la fede è stata, come in pochi altri luoghi, sinonimo di libertà e privilegio. Varrà la pena di tornare per questo e altri motivi. Uno in più ce l’ha dato la signora Antonietta, una bambina di 87 anni, di nero vestita, felice di farsi fotografare e di averci conosciuto.

Come se le sue benedizioni ci avessero preceduto, eccoci nelle mani del custode della Torre Bizantina di Biccari, già quasi Puglia di montagna. Un timido angelo dalla faccia antica orgoglioso delle chiavi che ci conducono salendo fino al minuscolo museo della civiltà contadina. Lì ci spiega la funzione di certi attrezzi desueti e ci mostra poveri seggioloni e giochi per piccini. E poi Corrado, sia lode a lui, indicando un vecchio girello ci illumina finalmente sulla vera origine del nome: delle quattro ruote, una era bloccata. Così il bimbo in vena di movimento poteva camminare, ma girando in tondo, al sicuro e lontano dai pericoli. Perché in campagna nessuno aveva tempo di guardarlo.  Un’ultima emozione: l’incontro con la madre superiora nel convento di Sant’Antonio, oggi abitato dalle suore di clausura Clarisse di Norcia scampate al terremoto. Da vecchi peccatori non si può che ammirare tanta purezza, umiltà, serenità. Si svegliano ogni notte per pregare per tutti noi. Magari non ci crediamo, ma grazie comunque, di cuore.

Biccari: Convento di Sant’Antonio, oggi destinato alle Clarisse di Norcia

Mangiare (bere) & Dormire

Dentro al Vicolo – Via Scassa 18/20, Lucera

Nel centro storico di Lucera in una antichissima cantina ristrutturata con cura. Ambiente elegante ma servizio simpatico e informale per proposte che guardano soprattutto al mare, con accostamenti sapienti e mai spericolati. Gustosa vellutata di cannellini con cozze e aglio nero, delicata ombrina e telline in guazzetto, dolci al cucchiaio di notevole equilibrio. Ideale anche per una cena romantica.

Cirasella – Piazza del Duomo 6, Lucera

A due passi dal Duomo, di sera anche rinomata pizzeria. Il giovane chef si è buttato con passione pescando nella tradizione, con utilizzo sapiente di verdure locali, accostate a carni e pesci. Buono il polipo scottato, il riso con asparagi di campo, i paccheri con ragù di mare.

Coquus – Via Luigi Blanch 19, Lucera

Largo ai giovani. Anche qui. Mirko Esposito ha voluto mettersi in gioco reiventando alcune ricette, come una versione light della parmigiana, e una sobria provocazione nella braciola tradizionale riproposta con cottura lunga. Il tiramisù diventa alzamisù, e non c’è bisogno di sforzarsi. Carta di vini locali curata, molto accogliente, sempre in centro città.

Prodotti della tradizione: fave, pecorino, mozzarelle diventano ingredienti speciali anche nelle nuove ricette

Il Cortiletto – Via Famiglia de Nicastri 26, Lucera

Nella bella stagione, ça va sans dire, si mangia fuori nel grazioso cortiletto di Palazzo De Nicastri. Ma il calore e l’accoglienza stanno pure nelle belle salette interne. Un punto fermo nella cucina tradizionale lucerina e di Puglia, con il meglio dei mercati locali, per una full immersion nel territorio. Notevoli i ravioli ai funghi cardarelli con crema di asparagi e carciofi, appetitoso caciocavallo al forno, orecchiette sfiziose. Vini di selezionate cantine della zona.

Pasticceria Casoli – Via Regina Margherita 121, Troia

Di lato alla Cattedrale, per assaggiare qualcosa che resterà impresso nella memoria. Una produzione di dolci tradizionali di Daunia e Gargano, ma in più la creatività che ha concepito una delizia assoluta: le “passionate”, cupolette a base di tre ricotte arricchite con diversi aromi su base di bisquit e ricoperte di mandorle tostate pugliesi. Tra pistacchio, mandorlo in fiore, nocciola, arancia, moscato, etc. sarà un problema decretare la migliore, ma soprattutto riuscire a smettere.

Passionate di Troia, alle tre ricotte con vari aromi: irresistibili

Cantina La Marchesa – Strada provinciale N.8 al km 1, Lucera

Marika Maggi e Sergio Lucio Grasso, uniti nella vita e nell’amore per la propria terra, lavorano con passione e dedizione nell’azienda fondata nel 1988. Marika si occupa di promozione e marketing, Sergio vive in simbiosi con vigna e cantina. La sua, come quella di pochi altri da queste parti, è stata una dura lotta per portare il vino locale a vette assolute di qualità. Questo ha significato ad esempio produrre il tipico Cacc’e Mmitte di Lucera secondo tradizione ma con moderne tecnologie e una permanenza in Tonneau per 6 mesi con successivo passaggio in bottiglia per l’affinamento. Oppure escogitare un potente nero di Troia da super selezione degli uvaggi dedicato allo zio, detto Nerone, che lo appassionò al vino. Altro fiore all’occhiello è però un bianco (il Capriccio della Marchesa), da uve Fiano in purezza ad elevata maturazione, un anno in barrique e uno in bottiglia. Grande stoffa e tenuta nel tempo: da una scommessa di Marika fortunatamente esaudita. Apprezzati nel mondo, vini da cercare, sperando che non si volatilizzino in un attimo, come spesso accade.

B&B La Maison Rosa Stella – Via Carlo II d’Angiò 15, Lucera

Di lato al Duomo, una bomboniera curata in ogni dettaglio in pieno centro.

B&B Palazzo Cavalli – Piazza Duomo 5, Lucera

Centralissimo, in Piazza Duomo, nel magnifico palazzo nobiliare Cavalli, pieno di storia e arredato con mobili d’epoca.

Mobili d’epoca nel B&B di Palazzo Cavalli

Hotel Federico II – Piazza del Popolo 28, Lucera

Accanto a Porta Troia un indirizzo sicuro per un soggiorno tranquillo in comode camere e in posizione strategica. Una piccola spa a disposizione degli ospiti, personale giovane, disponibile e simpatico.

Per Informazioni:

Pro Loco Lucera

Pro Loco Troia

Portale Puglia Turismo

Testo e foto di Gianfranco Podestà|Riproduzione riservata Latitudeslife.com

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