Uno dei prodotti caratteristici del Veneto, oltre al Prosecco, è il Radicchio Rosso di Treviso e variegato di Castelfranco IGP, il primo prodotto ortofrutticolo ad avere ottenuto la denominazione a Indicazione Geografica Protetta. È l’ortaggio simbolo della marca trevigiana, e quello tardivo, tanto buono quanto ricercato, richiede grande lavoro e dedizione. Viaggio interessante e gourmand, nelle terre del radicchio.

Un premio prestigioso
Il Radicchio di Treviso IGP si coltiva solo in 24 comuni nelle provincie di Treviso, Venezia e Padova, situati in prossimità del fiume Sile, in terreni ricchi di acqua. L’ottenimento di un marchio IGP per gli alimenti prevede un percorso tutt’altro che facile. Perché lo scopo è garantire originalità, tipicità, qualità, legami inscindibili con il territorio.
Il radicchio di Treviso e di Castelfranco, tutti IGP, sono alfieri dell’agroalimentare italiano nel mondo, e concorrono a evidenziare l’importanza strategica delle certificazioni europee.

Il valore anche simbolico di queste produzioni ha ispirato il prestigioso Premio Radicchio d’Oro, istituito nel 1999 su iniziativa di Egidio Fior, presidente del Consorzio Ristoranti del Radicchio. Il riconoscimento in questi anni è andato a importanti personaggi di enogastronomia, spettacolo, sport e cultura.
Nell’ultima edizione del 2021 è stato scelto fra gli altri Marcell Jacobs, oro olimpico a Tokio. Il premio Radicchio d’Oro avvalora la nuova campagna di comunicazione UE L’Europa firma i prodotti dei suoi territori mirata a valorizzare frutta e verdura marchiate IGP e DOP sottolineando la rilevanza di tipicità, autenticità, qualità, stagionalità.
“Enjoy, it’s from Europe”
L’Unione Europea ha infatti lanciato la nuova campagna triennale di comunicazione e promozione della frutta e della verdura DOP e IGP, che coinvolge 3 partner europei (Italia, Francia, Germania).
Tra i protagonisti in Italia ci sono l’Asparago Verde d’Altedo IGP, la Ciliegia di Vignola IGP, la Pesca e la Nettarina di Romagna IGP, l’Insalata di Lusia IGP, la Pera dell’Emilia-Romagna IGP. Quindi il Radicchio Rosso di Treviso IGP e Variegato di Castelfranco IGP e il Radicchio di Chioggia IGP.
La grande novità è che tutti i prodotti della campagna, ad esclusione di Ciliegia di Vignola IGP e l’Asparago Verde d’Altedo IGP, da quest’anno saranno disponibili nella grande distribuzione anche in Germania.

Per quanto riguarda il radicchio di Treviso e Castel Franco Veneto, nel 2021 il focus è l’acqua di risorgiva, l’elemento fondamentale che rende possibile la coltivazione delle varietà. L’acqua di risorgiva crea un terreno estremamente fertile nelle province di Treviso, Venezia e Padova, che godono del marchio IGP dal 1996.
La campagna “L’Europa firma i prodotti dei suoi territori” ribadisce l’importanza dei marchi europei che garantiscono al consumatore prodotti d’eccellenza e di alta qualità.
Un fiore che ama il freddo
La produzione di questa rinomata cicoria nell’aerea pianeggiante del Veneto centrale è caratterizzata da estati calde e inverni rigidi, in terreni fertili e ricchi d’acqua di risorgiva. In tali condizioni particolari nasce il Radicchio Rosso di Treviso IGP, Tardivo e Precoce.
È nell’inverno più rigido che sotto alle brinate e alla neve prende vita quello che diventerà, una volta trapiantato nelle serre, imbiancato e lavorato, il prezioso Tardivo. Bello a vedersi, dalle foglie croccanti, lunghe, affusolate, di colore rosso vinoso intenso, con una costa bianca centrale ed un sapore amarognolo.

Il radicchio rosso di Treviso Precoce ha invece un cespo voluminoso, un colore rosso intenso con la nervatura principale bianca e molto accentuata. Il sapore è leggermente amarognolo ed è di consistenza mediamente croccante. Il Radicchio Rosso di Treviso IGP può essere mangiato fino a fine di aprile, periodo in cui è maggiormente ricco di minerali – Potassio, Fosforo, Calcio – e di vitamine, tra cui la vitamina C. Ha proprietà depurative grazie all’elevato contenuto di acqua e di fibre.
Pure il variegato di Castelfranco, bellissimo come un fiore, è IGP. La sua origine è dovuta dall’incrocio tra quello di Treviso e la scarola. Quindi ha le caratteristiche di un’insalata molto decorativa, con le sue foglie color crema e le striature color vino, e anche molto buona.
Sulle mense del Cinquecento
La coltivazione del radicchio trevigiano è una tradizione secolare. Alcune ricerche condotte dall’Università di Padova hanno dimostrato l’esistenza della coltivazione di questo prodotto già nella metà del XVI secolo. Nel dipinto “Le Nozze di Cana” dell’artista Leandro da Ponte detto il Bassano, eseguito alla fine del Cinquecento, si nota infatti la presenza del Radicchio Rosso di Treviso.

Ma il processo produttivo del radicchio tardivo, per come lo conosciamo oggi, si è ottimizzato nella seconda metà del XIX secolo grazie a Francesco Van Den Borre. Vivaista belga giunto nel 1870 a Treviso, fu il primo ad applicare la famosa tecnica di imbianchimento già in uso per la cicoria belga.
Solo quello che proviene dai 24 comuni dall’area tipica fra le province italiane di Treviso, Padova e Venezia si può chiamare l’autentico radicchio rosso tardivo di Treviso.
Il Radicchio Tardivo in Cucina, versatile e amarotico
Rispetto ad altre cicorie, il radicchio si presta perfettamente a varie cotture. Il sapore deve essere gradevolmente amarognolo, anzi amarotico, come lo definiscono gli chef locali. Una caratteristica che unita alla croccantezza regala sensazioni sempre diverse. Buonissimo in insalata con aceto balsamico e soia, ad esempio, si accompagna da crudo con formaggi freschi e stagionati accostati a un filo di miele e qualche noce.

Ottimo in pastella e alla griglia è pure ideale se tagliato longitudinalmente e condito con olio, sale e pepe. Si sposa poi molto bene con le verdure dolci, come zucca, carota, cipolla, patata e barbabietola. Tuttavia la sua “morte”, dicono i trevigiani, è dentro un buon risotto mantecato con un Asiago di media stagionatore.
Può essere trasformato in gelatina e in confettura diventando così ingrediente per dessert di ogni genere. Lo troviamo ora sott’olio e persino nel Gin, in aperitivi come il Divo Rosso e birre artigianali.
Treviso, la tavola di Venezia e i suoi canali
Situata a pochi chilometri da Venezia, Treviso o Little Venice of Mainland (la piccola Venezia della terraferma), come viene anche chiamata e la Marca trevigiana sono una straordinaria combinazione di paesaggi, arte, storia, acqua, bellezze naturali, ospitalità e buona tavola, capace di far innamorare il viaggiatore. Un paesaggio che muta continuamente, passando dalla pianura alle Prealpi Trevigiane, dalle morbide colline del Prosecco ai boschi del Montello e del Cansiglio.

Città di acqua e arte
Un fascino antico che porta in eredità un patrimonio artistico e culturale ricchissimo. Treviso è il capoluogo della Marca, con i caratteristici canali, dove il Sile scorre tranquillo, tra splendide case affrescate, portici e monumenti storici.
Oltrepassati da nord i rilievi delle Prealpi bellunesi, è questa la città che Dante nel IX, 49 canto del Paradiso descrive come “il luogo dove Sile e Cagnan s’accompagna”. Si tratta del punto in cui oggi sorge il Ponte Dante e si incontrano le acque di diverso colore dei due fiumi che scorrono per un tratto appaiati prima di mescolarsi.

Il Mercato è l’aspetto più tipico della città. Ogni martedì e sabato mattina lì si trovano le specialità migliori della cucina trevigiana. Oltre al radicchio e al Prosecco, va detto che Treviso è la patria del Tiramisù. Nato qui ma conosciuto e apprezzato nel mondo. Non a caso molti ne rivendicano la paternità.
Da non perdere l’Isola della Pescheria al centro del Cagnan Grande, soprattutto al mattino quando c’è il brulicante mercato del pesce (tranne lunedì e domenica). Vicino c’è la Casa dei Carraresi che oggi ospita uno spazio museale e un ristorante.
Torri e palazzi entro le mura
Cinta da antiche mura e abbracciata dall’acqua dei cagnani (rami) del Botteniga e dal Sile, Treviso conserva orgogliosa le porte d’accesso di San Tommaso, Santi Quaranta, Altinia. L’impianto medievale del centro cittadino è tuttora ben evidente. Ne danno prova alcuni magnifici edifici come il Palazzo della Signoria o del Podestà, caratterizzato dall’imponente torre civica. E altri sempre affacciati alla Piazza dei Signori, cuore della città.

Il Palazzo dei Trecento, antica sede del Maggior Consiglio, il Palazzo Pretorio, con facciata del ‘600 e, più defilata, la prima sede della Biblioteca e della Pinacoteca comunale. Edificata nel 1847, andò a sostituire il palazzo del Minor Consiglio. Se il suadente dialetto utilizzato da tutti non fosse sufficiente a ricordarci chi ha dominato la città per secoli, basterà guardare i numerosi leoni con il Vangelo aperto presenti nella piazza, segno della dell’appartenenza alla Serenissima.
Dai seni non latte, ma vino
Allo stesso tempo all’occhio attento non potrà sfuggire la strana statua seriamente danneggiata (dalle truppe napoleoniche) protetta da una teca di vetro posta nella loggia sotto il Palazzo dei Trecento. Per vedere una copia dell’originale, realizzata nel 1989, basta spostarsi nel cortile di palazzo Zignoli, accessibile dalla galleria che collega il Calmaggiore alla piazzetta della Torre e alla calle del Podestà. La Fontana delle Tette è uno dei simboli di Treviso. Il nome ne rivela inequivocabilmente le fattezze.

La donna dai seni prosperosi fu scolpita nel 1559 su ordine di Alvise Da Ponte, all’epoca Podestà delle Repubblica di Venezia in seguito a una forte siccità che colpì la città e la campagna circostante. Originariamente la statua stava all’interno del palazzo Pretorio.
Fino alla caduta della Serenissima (1797), in onore di ogni nuovo Podestà dalla fontana sgorgavano vino rosso da un seno e vino bianco dall’altro e tutti i cittadini potevano bere gratuitamente per tre giorni. Oggi esce solo acqua, ma l’effetto è sempre notevole. Tante sono le fontane in città, una trenitna monumentali. Davanti al municipioi quella dei Tre Visi (da qui il nome Treviso), che guardano verso le tre alture della città.
Treviso rientra fra le caratteristiche città murate della provincia, tra le quali merita una visita Castelfranco Veneto, nel cui Duomo è conservata la splendida pala con Madonna in trono del Giorgione.
Il Sile, fiume di risorgiva più lungo d’Europa e l’Oasi incantata
Il Sile è il fiume di risorgiva più lungo d’Europa. Dichiarato Parco Naturale Regionale per lo straordinario ambiente naturalistico che rappresenta, consente di praticare numerosi sport all’aria aperta. A partire dal ciclismo – sicuramente l’attività qui più amata tanto da far guadagnare al territorio di Treviso l’appellativo di provincia più ciclistica d’Italia – anche passeggiate a piedi, nordic walking, trekking. Senza dimenticare il golf, il canottaggio e il parapendio.

Sempre suggestivi percorsi in bici o a piedi all’Oasi naturalistica del Mulino di Cervara tra il Sile e la Treviso-Ostiglia. Situata a circa 10 km dalla città, nei pressi di Santa Caterina di Quinto di Treviso è una riserva naturale che tutela l’ambiente palustre. All’interno si trovano numerose polle costituite da acque di risorgiva che alimentano il corso del Sile.
Nel parco si possono osservare diverse specie di animali allo stato selvatico e altre accudite in condizioni controllate. C’è l’isola delle cicogne, la selva dei gufi, l’osservatorio delle testuggini. E all’ingresso il Mulino e barco con la ruota, il casone di palude e pescheria interamente in legno e canna palustre, che rappresentano un monumento dedicato ai pescatori del Sile.
Dove degustare il Radicchio di Treviso

Il ristorante Ai Brittoni, affacciato sulle acque del Cagnan di fronte all’isola della Pescheria, all’interno dello storico palazzo che fu l’antico magazzino del baccalà, Casa dei Carraresi, che comprende fra le sue attività oltre al Ristorante, l’enoteca, la libreria, le mostre temporanee. In cucina Andrea Marchesini, chef ventisettenne che con tradizione e inventiva, conduce l’ospite in una viaggio di piacere gustativo con uno stile “contemporaneo” fra tradizioni gastronomiche e inventiva casadeicarraresi.it
Ristorante al Golf Ca’Amata. A pochi passi da Castelfranco Veneto, nel verde contesto del Golf Club Castelfranco Veneto e di Villa Ca’Amata. propone una cucina tradizionale rivisitata, con piatti stagione e prodotti freschi e di qualità.
Per dormire un buon indirizzo è l’Hotel Fior a Castelfranco Veneto. 25 anni di storia della famiglia Fior, nasce dalla ristrutturazione di un’antica casa colonica, posizionata nel cuore dell’incantevole Marca Trevigiana. Immerso nel verde del grande parco, ha piscina scoperta, campi da tennis e un ottimo ristorante.
Per vedere la lavorazione del radicchio di Treviso IGP una visita all’azienda Brognera di Zero Branco (TV). Innovativa con attenzione alla qualità aderisce al progetto BIOFUTURE e si pone come l’obiettivo di eliminare gradualmente i prodotti antiparassitari e tutelare l’ambiente con buone pratiche agricole.
Radicchio style

Come accennato il radicchio nella zona di Treviso si trova declinato in mille preprazioni. Eccone qualcuna delle più curiose.
“Dalle nostre radici un gusto unico e naturale” è Divorosso, liquore di Radicchio Rosso di Treviso IGP Tardivo, è frutto di una ricetta originale e innovativa ideata da Giuliano Tonon, ristoratore e cultore della tradizione culinaria, Chef con oltre quarant’anni di attività di ristorazione.
E c’è anche l’amaro Negroni (infuso di radicchio rosso e erbe aromatiche, dal 1919) e il gin Arama, che al contrario si legge Amara, capovolgendo il paradigma per cui il radicchio si caratterizza in bocca.
Originale la birra del Microbirricio Casa Veccia di Ivan Borsato. Speciale birra con infusione di Radicchio Rosso di Treviso IGP. Le note di verde e di amaro della radice vengono esaltate dalla semplicità della birra.
Diverse torte dolci a base del prezioso vegetale, come la Fregolotta al radicchio o, più morbida, quella della pasticceria Botter di Caerano San Marco.
Consorzio Radicchio Rosso di Treviso IGP
Testo di Teresa Scacchi, foto Consorzio Radicchio Rosso di Treviso IGP, T. Scacchi|Riproduzione riservata ©Latitudeslife.com
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.