Sudan, viaggio fra le piramidi senza punta e i faraoni neri

Subite il fascino delle piramidi? Vi piace il caldo? Trovate i deserti densi di significato e capaci di interpretare il vostro stato d’animo? Allora andate in Sudan, e precisamente nel nord del Sudan, fra l’altro molto tranquillo e sicuro. 

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Le piramidi di Meroe, nel deserto del Sudan@Shutterstock

Sudan: il paese dei tre deserti

Un viaggio in questi territori vi consentirà di attraversare tre deserti, ognuno diverso dall’altro: il Bayda, il Nubia e l’Occidentale. Qualcuno, molto superficialmente, potrebbe obiettare che i deserti sono tutti uguali. Sbagliatissimo, ognuno ha caratteristiche diverse.

Per esempio il Bayda ha le dune color albicocca, il Nubia ha il tipico sabbia beige mentre quello Occidentale punta all’ocra.

Uno è piatto, un altro ha le rocce, il terzo è un alternarsi di colline sabbiose. Il più bello? Dipende dal momento in cui il viaggiatore lo scopre, lo affronta, lo capisce.

Da tutto ciò è facile dedurre che un tour nel Sudan si snodi fra terre molto aride, battute dal sole e in parte solcate dal fiume Nilo che corre verso l’Egitto prima di sfociare nel Mar Mediterraneo.

Le piramidi di Meroe

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Le piramidi di Meroe, prive della punta a causa del saccheggio che hanno subito, Sudan @Shutterstock

Si parte in jeep dalla capitale Khartoum, una città che vanta una miscela di volti, con mercati tipici africani, ma anche grattacieli moderni, e, dopo 400 km, in un paesaggio che cambia aspetto ad ogni piè sospinto (non diciamo, ad ogni curva, perchè si tratta di un interminabile nastro rettilineo d’asfalto), spuntano, come d’incanto su una duna, le famose piramidi dei faraoni neri.

Le abbiamo sognate, le abbiamo studiate. E ora eccole lì, leggermente più basse di quelle egiziane, ma ugualmente maestose. Fra Meroe e i siti circostanti se ne contano 200. E noi pensavamo che l’Egitto detenesse il primato di queste sepolture funebri: invece ne conta soltanto 138.

Qui però tutte sono senza punta. Vabbè il vento, vabbè il clima, vabbè gli agenti atmosferici (non saprei quali, ma ci sono), ma possibile che nemmeno una si sia salvata?

Ecco allora che spunta la storia del classico tombarolo, manco a dirlo un italiano. Un medico bolognese, tale Giuseppe Ferlini, nel 1834 al seguito dell’esercito egiziano e appassionato di archeologia (in realtà si scopri dopo, cacciatore di tesori e saccheggiatore di tombe) mosso da alcune leggende locali che favoleggiavano di immensi tesori, chiese ed ottenne dal Governatore del Sudan il permesso di scavare a Meroe.

Ha iniziato così la sua opera di demolizione e razzia di molte piramidi. Dopo qualche tentativo senza successo, decise di dare l’assalto alla piramide più grande, la tomba della regina Amanishakheto, che regnò tra il 15 a.C. e il I° d.C.

Ferlini non tentò di aprire un passaggio su uno dei lati, ma decise di partire dall’alto demolendo 64 gradoni della piramide.

Attraverso il buco, Ferlini trovò il corredo funebre composto da braccialetti e anelli d’oro con pietre e smalti, cammei e vari amuleti. Convinto di aver scoperto come svaligiare tutte le tombe, il bolognese si ostinò a proseguire nella ricerca di altri tesori funebri: ed è per questo che le piramidi di Meroe sono tutte spuntate.

Non fu fortunato e non trovò altro. Poi tentò di vendere in Europa gli oggetti trafugati dalle tombe ma nemmeno in questo ebbe fortuna, perchè i gioielli non avevano la preziosità di quelli egiziani, molto più conosciuti e apprezzati al quell’epoca.

Furono infine acquistati dall’imperatore di Baviera, per questa ragione ora si trovano nel museo di Berlino.

I Faraoni Neri

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L’ingresso di una sepoltura nel deserto del Sudan @Shutterstock

I Faraoni Neri vissero nella regione dai greci chiamata Etiopia, la “Terra degli uomini con il volto bruciato”, dagli egizi Kush ed in seguito Nubia dal termine nub (oro), grazie alle molte miniere che la caratterizzava, e che oggi è divisa tra Etiopia e Sudan.

Dopo secoli di sottomissione all’Egitto giunse il momento del riscatto da parte del “miserabile paese di Kush”  come veniva definito dagli egizi. Piye, re di Kush, diventò il primo Faraone Nero. Ebbe così origine la XV dinastia o dinastia etiope, che instaurò un periodo di pace e prosperità lungo quattro secoli (fino a quando gli egizi ripresero il sopravvento).

Sul copricapo reale apparve il doppio cobra che simboleggia il doppio regno. I Faraoni Neri seguirono i costumi e la religione del Nord. Adoravano il dio Amon, decoravano i templi con i geroglifici meroniti (non ancora decifrati)i e venivano seppelliti in piccole piramidi. Le statue dei sette faraoni neri più famosi si possono ammirare a Kerma, nel museo della missione archeologica elvetica che li ha recuperati.

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Le rovine del tempio di Jebel Barkal in Sudan @Shutterstock

Sono di altezze diverse, perchè alcuni sono morti ancora fanciulli, ma tutti trasmettono forza, carattere e voglia di combattere. Per trovare le loro tombe, bisogna raggiungere la necropoli di Nuri dove sono sepolti tutti i faraoni (19 re e 53 regine), tra cui Piankhy e i suoi amati cavalli, ad eccezione del faraone nero più conosciuto, Taharqa (690-664 a.C.), fondatore della più recente necropoli di El Kurru, situata sul lato orientale del fiume Nilo.

Da qui si passa davanti alla montagna sacra. Emblema del deserto nubiano, il Jebel Barkal (Jebel significa montagna in arabo) può essere scorto a distanza mentre ci si trova ancora in aperto deserto.

Ai piedi di questa meravigliosa ed isolata montagna di arenaria rossa, considerata sacra, si erge un grande tempio dedicato ai faraoni del Nuovo Regno e al loro patrono, Amon.

Archeologia egiziana

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Il Tempio di Soleb, Sudan @Shutterstock

Il viaggio attraverso il nord del Sudan, tocca anche altre località rese famose dalle testimonianze archeologiche egiziane. Andando verso nord-ovest, si raggiunge la Terza Cateratta del Nilo, caratterizzata da formazioni rocciose molto interessanti, il terzo enorme ostacolo che gli antichi Egizi dovevano affrontare durante la navigazione.

E da lì si arriva  al Tempio di Soleb, il più bel tempio egizio di tutto il Sudan costruito da Amenhotep III per celebrare se stesso e il dio Amon. Testimonianza del Nuovo Regno in Nubia, è caratterizzato da mura ricche di iscrizioni geroglifiche, bassorilievi e numerose colonne.

A 400 km da Khartoum invece è imperdibile la sosta a Old Dongola. Questo sito archeologico raccoglie i resti di un’antica cittadella deserta situata sulla sponda orientale del Nilo. Fu fondata nel V secolo come fortezza, ma un nucleo abitativo si sviluppò presto intorno ad essa.

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L’area archeologica di Old Dongola, Sudan @Shutterstock

Più tardi, con l’arrivo del cristianesimo, divenne la capitale del Regno di Makuria e vi furono costruite numerose chiese. I suggestivi resti di cattedrali e basiliche e diverse altre rovine situate lungo la sponda del fiume sono visibili ancora oggi. Gli archeologi polacchi inoltre, recentemente, hanno ritrovato un’altra chiesa che era totalmente sepolta sotto i detriti delle inondazioni del fiume.

Il Sudan archeologico riserva anche interessanti sorprese come il sito di Mussarawat. Una vallata di templi di grandi dimensioni, dove era stato costruito anche un “recinto” per tenere quegli elefanti che venivano impiegati poi in guerra. Il cartaginese Annibale, quindi, utilizzò questi grandi animali in un periodo storico in cui nel Nord Africa era normale impiegarli come “cavalleria pesante”

In definitiva, un viaggio importante, denso di spunti e accessibile a chiunque, in una regione arida e selvaggia, di straordinario interesse archeologico e ricca di splendidi paesaggi, dove il comfort non manca nelle esclusive strutture (resort e campi tendati) del tour operator Shiruq. 

Maggiori informazioni su un viaggio in Sudan sul sito del Tour Operator Shiruq Viaggi

Testo di Graziella Leporati|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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