Domanda: Siamo stati recentemente in Kenya e il nostro ranger era un ragazzo italiano bravo, educato ma non preparatissimo (almeno a detta di altri partecipanti al tour che erano stai in Namibia). Mi è piaciuto molto il suo entusiasmo e gli ho chiesto cosa avesse fatto per diventare ranger. Mi ha risposto che non esiste una scuola per ranger ma si deve amare l’Africa e fare tanta esperienza con “ore di savana”. Appena rientrati nostro figlio ci ha espresso l’interesse di diventare ranger in Africa. Non sapendo davvero dove poter reperire tali informazioni scriviamo a questa rubrica sperando possiate aiutarci. P.s. nostro figlio ha 19 anni.
Risposta: Questa è una domanda ricorrente per chi, come noi, lavora nel settore del guiding e dei safari. Questa stessa domanda la posi anche io tanti anni orsono durante un safari (all’epoca ero io il turista) alla mia guida durante un game drive presso la mitica Mala Mala game reserve, in Sudafrica.
Prima di rispondere dettagliando le diverse strade per diventare “ranger”, è bene dare una serie di definizioni precise riguardo alle diverse figure che si occupano di turismo in Africa.
Colloquialmente si definisce ranger quella persona che, con diversi mezzi di locomozione e/o a piedi, porta dei viaggiatori a scoprire le bellezze naturali di una riserva, di un parco o di una regione. In effetti questa definizione è incorretta ma, per abitudine, è diventato il termine comune e più usato. A tutti gli effetti la figura professionale che si occupa di “scorrazzare” i viaggiatori raccontando e coinvolgendo gli stessi viene definita propriamente nature o field guide.
Le nature/field guides sono le figure professionali che interagiscono con i viaggiatori fornendo un’esperienza di guida/accompagnamento in aree naturali come game reserves, consevancies e parchi provinciali, regionali e statali. Il loro compito è quello di soddisfare le esigenze degli ospiti delle summenzionate aree naturali, anche quelle marine e lacustri.
I ranger, chiamati anche game rangers, sono le figure professionali che si occupano della gestione della vita selvatica, interagendo principalmente con le field/nature guides, con i manager delle riserve e con ecologisti e veterinari. Il loro compito è quello di salvaguardare e proteggere la biodiversità delle aree naturali dove operano.
Esistono poi le tour guides, propriamente definite guide turistiche, anch’esse figure professionali preposte a far conoscere le bellezze di un paese ma senza specializzarsi in limitati elementi di un viaggio. Sono persone qualificate (a volte) che si occupano di descrivere i diversi aspetti di un paese, da quelli naturai a quelli geografici, da quelli etnografici a quelli storici e così via.
Infine ci sono i tour leaders, propriamente definiti accompagnatori. Professionisti di un aspetto del viaggio che è l’accompagnamento ed intrattenimento dei viaggiatori. Partono insieme agli ospiti, stanno con loro tutto il tempo e coadiuvano le guide turistiche e field guide nella gestione dei viaggiatori.
Possono esserci delle sovrapposizioni delle figure professionali menzionate, ma di solito un accompagnatore non farà il ranger ed una tour guide non accudirà gli animali di un parco…
Fatto un po’ d’ordine nelle definizioni passiamo a definire obblighi di legge e obblighi professionali in relazione alle altre tre figure. Sono pochi i paesi africani che hanno una legge precisa sul lavoro di guida turistica e guida naturalistica. Fra questi spicca il Sudafrica, paese modello nella gestione del turismo e delle figure professionali che vi ruotano intorno. In Sudafrica per diventare fare ranger, guide e nature guides si deve:
1. Avere 21 anni.
2. Essere registrati presso il National Department of Tourism.
3. Possedere un certificato riconosciuto dal CATHSSETA (attraverso la National Qualification Framework del South African Qualifications Authority).
4. Possedere un certificato di pronto soccorso valido.
5. Per guidare con ospiti paganti devono possedere una patente speciale dotata di PDP.
Inoltre è bene sottolineare il fatto che, per ottenere la certificazione CATHSSETA, si devono seguire dei corsi e superare degli esami basati su 3 livelli di difficoltà.
Con questo non vorrei scoraggiare nessuno, tantomeno un giovane di 19 anni, fare il nostro lavoro è meraviglioso ma, come per tutti i lavori professionali, si devono rispettare determinati cardini etici e deontologici.
Visto che nella domanda si parla anche di Kenya e Namibia è giusto parlare dei percorsi formativi che si possono e devono seguire. Sfortunatamente in molti paesi, non esistendo una certificazione obbligatoria per legge, molte persone attirate dalla bellezza del nostro lavoro decidono di diventare guide o “ranger” senza necessariamente avere le dovute qualifiche e, soprattutto, conoscenze. In Kenya esiste la Kenya Professional Safari Guide Association (della quale il nostro presidente è membro e guida certificata), associazione che comprova la formazione e competenza delle guide di safari. In Namibia, visto che è stato menzionato anche il Paese dove ho lavorato per più anni, esiste una organizzazione (NATH) che forma e certifica le guide professioniste. Nessuna delle due certificazioni è obbligatoria ma posso assicurare che le competenze delle guide certificate da queste due organizzazioni fanno la differenza con le guide freelance non certificate.
I corsi di formazione sono fondamentali non solo per la “certificazione” ma soprattutto per le conoscenze che si acquisiscono da insegnanti e guide più esperte. Oltre ad conoscere di più, una buona guida ha ottime basi di pronto soccorso, conosce bene la meccanica e l’ecologia, ha studi di meteorologia e astronomia.
Proprio per i motivi menzionati l’AIEA, Associazione Italiana Esperti d’Africa, ha creato un registro delle guide certificate parlanti italiano e, da qualche anno, un percorso formativo per diventare safari guide. Questo percorso formativo si svolge in due parti: la sessione teorica in Italia presso il Parco Natura Viva di Verona e quella pratica che vi svolge presso una delle nostre accademie in Sudafrica, Namibia, Zambia, Kenya e Tanzania. La formazione AIEA è riconosciuta dalla AFGA-African Field Guides Association, organizzazione panafricana che ha definito uno standard qualitativo per la formazione delle guide di safari.
Personalmente, per poter svolgere il mio lavoro, ho acquisito una serie di certificazioni importanti corrispondenti ad oltre 50 esami, decine di manuali e migliaia di pagine di studio. Nonostante tutto questo continuo ad imparare quotidianamente da colleghi e responsabili, contribuendo a migliorare le mie competenze ed il servizio offerto ai miei ospiti.
Fare la safari guide prevede una formazione professionale di alto livello, si deve studiare molto, fare tanta esperienza e, soprattutto, non dimenticare mai la prima regola del guiding: ascolta i tuoi ospiti.
Concludo consigliando a suo figlio di scrivere a me o al mio collega Pietro Luraschi (Guida operante in Tanzania certificata Fgasa 3° livello) per sondare meglio le possibilità di formazione e lavoro in Africa come guida di safari e, perché no, magari un giorno anche come ranger, visto che il prossimo corso inizierà a giugno. Buon safari
L’esperto risponde – A cura di Davide Bomben – Presidente AIEA Associazione Italiana Esperti d’Africa
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