Da tempo immemore i labirinti stuzzicano l’immaginario umano. Visti come specchio delle proprie paure e dei vagabondaggi, reali e metaforici, della propria vita, attirano curiosi e appassionati da migliaia di anni.
La leggenda più famosa è quella che racconta di Dedalo, architetto cretese, che creò un labirinto destinato a nascondere il Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro, al quale venivano consegnate ogni nove anni sette fanciulle e sette giovani greci. Teseo, figlio del re ateniese Ègeo, si offrì di sconfiggere il mostro guidato dal filo della bella Arianna, riuscendo nell’intento e a fuggire dall’infernale trappola.
I primi labirinti creati con la vegetazione apparvero alla fine del Medio Evo e in Europa divennero presto un elemento decorativo fondamentale nei giardini delle dimore nobiliari. Alla fine del XVIII secolo, però, inziarono a giungere critiche a riguardo del costo e della manutenzione di questi parchi elaborati e romantici. Così Maria Antonietta fece radere al suolo quello di Versailles e in Germania, Belgio e Paesi Bassi scomparvero la maggior parte dei labirinti. Solo l’Inghilterra consevò la tradizione e dal 1690 si continua a percorrere quello di Hampton Court, il più antico d’Europa.
In Italia ce ne sono alcuni visitabili per avventurarsi in un’esperienza magica e divertente. In Alto Adige, a poca distanza da Merano, c’è la Tenuta Kranzel: non solo un labirinto, ma anche un luogo d’arte dove degustare, e acquistare, eccellente vino.
A Stra, vicino a Venezia, si trova invece Villa Pisani, che vanta il dedalo più antico e famoso d’Italia. Venne realizzato contemporaneamente alla costruzione della villa dall’architetto Frigimelica, pensando all’intrattenimento dei proprietari e dei visitatori. È formato da siepi di bosso disposte in 9 anelli concentrici, che vengono interrotte in alcuni punti per rendere ancora più difficile il percorso verso l’uscita.
In Piemonte, invece, c’è il labirinto botanico del Castello di Masino, tornato a nuova vita dopo un impegnativo restauro. Mille metri di siepi realizzate utilizzando duemila piante di carpini tagliati con regolarità e ricostruendo scrupolosamente un disegno settecentesco ritrovato negli archivi. È stata costruita anche una torretta di legno per consentire ai visitatori, dopo essersi persi e ritrovati, di ammirare il labirinto dall’alto.
Vicino a Padova, infine, a Valsanzibio di Galzignano Terme si trova l’omonima tenuta. Il labirinto è fatto con piante di bosso e simboleggia l’incerto cammino che ognuno deve affrontare nella vita. Il giardino, mantenuto secondo le regole dell’epoca, fu portato all’attuale splendore nella seconda metà del Seicento, dal nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo. Fontane, laghetti e viali rendono questo un luogo romantico e suggestivo.
Se avete paura di non riuscire a trovare l’uscita, non preoccupatevi: il matematico svizzero Eulero fu uno dei primi ad analizzare matematicamente i labirinti, gettando le basi della topologia. Sono stati sviluppati vari algoritmi di risoluzione dei percorsi dei labirinti. Uno di questi prevede di proseguire nel percorso finché non si raggiunge un incrocio. A quel punto bisogna fare una scelta casuale sulla via da prendere. L’algoritmo prevede di tornare indietro nel caso ci si trovi di fronte a un vicolo cieco. Pronti a provarne l’efficacia?
Info: Tenuta Vasalzibio | Castello di Masino | Villa Pisani
Testo di Federica Giuliani | Foto web
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