Lezioni di fotografia: Tempi e diaframmi

Lezioni di fotografia

I tempi e i diaframmi sono le due componenti che consentono a una macchina fotografica di fotografare. Per tempo, si intende il periodo in cui l’otturatore ( il meccanismo oramai controllato elettricamente simile a una finestra)   si apre per far passare la luce che impressionerà la pellicola o che verrà catturata dal sensore. Questo può partire da qualche secondo fino ad arrivare a frazioni di secondo, come per esempio un duemillesimo di secondo.

Esiste anche la possibilità di tenere aperto l’otturatore per tutto il tempo in cui si preme il pulsante di scatto. Si tratta della “posa B” o Bulb, molto utile nell’ambito della fotografia notturna. Agli albori della fotografia il tempo di esposizione era molto lungo in quanto i materiali sensibili avevano bisogno di molto tempo per avere una immagine utile per la sua riproduzione.

La prima fotografia della storia, realizzata da Nicéphore Niepce nel 1826 cospargendo una lastra di peltro con del bitume di Giudea, ebbe bisogno di una esposizione di otto ore. Fortunatamente il progresso ha sempre di più velocizzato l’esposizione rendendo necessario la costruzione di otturatori sempre più veloci e sofisticati.

Il diaframma, invece, è posizionato all’interno dell’ottica di ripresa e si può paragonare a un rubinetto. Più è aperto e più fa passare la luce, mentre viceversa più è chiuso e meno luce fa passare. Le varie posizioni sono espresse in numeri e in genere vengono definiti “stop”. Il numero di diaframma più aperto raggiungibile indica anche la luminosità di un obiettivo. Fino a pochi decenni fa la luminosità era una delle caratteristiche più importanti da considerare, in quanto consentiva di poter fotografare anche in condizioni di scarsa illuminazione.

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di Mimmo Torrese | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com