Per quanti sono alla ricerca di spiritualità e di pace una meta forse poco conosciuta, ma decisamente affascinante, di certo è l’Ungheria; il Paese, infatti, fin dalla sua fondazione è legato in modo indissolubile al cristianesimo e, ancora oggi, conserva forti e profonde radici religiose. A testimonianza di ciò, su tutto il territorio spuntano antiche costruzioni come chiese, abbazie, monasteri e conventi: un prezioso patrimonio storico- architettonico ancora in piedi nonostante abbia subito nel Cinquecento i colpi della devastazione turca e, in epoca più recente, l’avanzata dell’ateismo del regime comunista.
Vicino alla città di Győr, a circa 150 km da Budapest, si erge dall’alto del colle di San Martino l’abbazia dei monaci benedettini di Pannonhalma, inserita dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell’Umanità. Questo luogo di culto fu costruito nel 996 su volere del principe Géza, padre di Santo Stefano, per farne il centro del cristianesimo nel nascente stato magiaro. Fino a inizio Ottocento il complesso ha conosciuto numerosissime distruzioni e rifacimenti fino ad assumere, nel 1832, l’aspetto attuale.
Al suo interno è custodito un documento preziosissimo: la Carta dell’Abbazia Benedettina di Tihany del 1055, il più antico documento in lingua ungherese giunto sino a noi. Non solo perché nella biblioteca in stile neoclassico si trovano 350 mila volumi, tra cui manoscritti, codici miniati e incunaboli di rara bellezza. Oggi nella struttura, famosa anche perché rinomato centro di produzione vinicola, vivono circa 50 monaci benedettini e sono attivi una scuola e un collegio maschile; presenta alcune aree sempre aperte al pubblico come la Cappella di Nostra Signora e l’arboreto, mentre altri ambienti sono accessibili solo nel caso di visite guidate.
Non lontano, seguendo la strada che conduce verso il lago Balaton si arriva all’abbazia di Zirc: questa antica fondazione cistercense del 1182, il cui nome in origine era Nova Claravallis, cadde in rovina durante la dominazione turca, ma fu ricostruita nel Settecento in stile barocco.
Oltre ad una sontuosa chiesa, include una stupenda biblioteca con preziosi codici e più di 65 mila volumi e circa 15 mila riviste, il Museo delle scienze naturali del Bakony e l’Arboreto con le sue oltre 500 piante rare.
Sulla riva settentrionale del Balaton spunta la penisola di Tihany, già parco nazionale dal 1952 e prima area a tutela paesaggistica del Paese: qui sorge l’abbazia benedettina di Tihany, eretta nel 1055 e ricostruita, dopo la distruzione per mano degli Asburgo, in stile barocco nel 1754: dell’antico complesso è rimasta la Cripta che custodisce la tomba del re Andrea I, mentre l’attuale chiesa settecentesca è ornata all’interno da preziosi intarsi. Il vicino Museo dei Benedettini illustra la storia della chiesa, la sala commemorativa di Carlo IV d’Asburgo e la gliptoteca romana e medievale.
Nella località di Majk, a circa un’ora da Budapest, è stato da poco riaperto l’eremo dei monaci camaldolesi, fondato nel 1733 dalla congregazione monastica istituita in Italia nel secolo XI da San Romualdo. Il luogo di culto non ebbe vita lunga perché le leggi di secolarizzazione emanate da Giuseppe II nel 1782 imposero l’abbandono della struttura. Oggi il complesso è stato ristrutturato ed ai visitatori è offerta la possibilità di soggiornare nelle casette, un tempo celle dei monaci, dotate di tutti i comfort ma prive di tv e radio. Inoltre è concessa l’opportunità di prendere parte ad esercizi spirituali e a corsi di meditazione.
Sempre nell’est dell’Ungheria sorge il santuario mariano di Máriapócs, edificio legato al culto uniate nel quale è presente la Odigítria, un’antica icona della Vergine che regge il Figlio sul braccio sinistro, mentre lo indica con la mano destra. Secondo la tradizione, il 4 novembre 1696 la Madonna presente nell’immagine iniziò a lacrimare; in seguito a questo evento l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo fece trasferire la raffigurazione sacra nella cattedrale di Santo Stefano a Vienna dove, in brevissimo tempo, iniziò ad essere venerata dai fedeli che la invocavano per ogni necessità, soprattutto come protezione nella guerra contro i Turchi.
A Máriapócs venne collocata una copia dell’Odigítria e, in maniera inspiegabile, nel 1715 anche questa lacrimò. Fu allora che venne decisa la costruzione di una chiesa più ampia, ultimata poi soltanto nel 1946. Di notevole pregio la iconostasi, con 30 effigi sacre con scene dell’Antico e Nuovo Testamento.
Testo di Gabriele Laganà | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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