Percorsi segreti a Napoli: la salita del Moiariello

“Città obliqua” per eccellenza, Napoli consta di salite, discese e scalinate che congiungono le colline al mare attraverso antichi percorsi pedonali nati per esigenze urbanistiche e oggi patrimonio da tutelare e valorizzare.

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Napoli e il Vesuvio dalla Salita Moiariello @Shutterstock

Una delle passeggiate più suggestive e panoramiche di Napoli è proprio quella che si snoda attraverso la salita del Moiariello, un percorso di Napoli che collega via Foria a Capodimonte, partendo dalla Veterinaria, alle spalle dell’Orto Botanico.

Pur essendo situata in una delle zone più popolose della città, questa scalinata è lontana dai rumori urbani e dallo smog e per questo conserva ancora il fascino di una Napoli bucolica e silenziosa.

Il nome Moiariello deriva probabilmente da “moggio”, che significa “un terzo di ettaro”, ed è un termine tecnico legato alle attività agrarie che in passato venivano svolte lungo questa salita. Il percorso, che si sviluppa attraverso scale, terrazze e gradinate, culmina a Capodimonte, da dove è possibile ammirare uno dei panorami più suggestivi di Napoli.

Il percorso

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Napoli, il Palazzo Reale in Piazza del Plebiscito @Shutterstock

La passeggiata del Moiariello parte dal Museo Archeologico Nazionale, dal quale si raggiunge facilmente la via Foria superando Piazza Cavour. All’altezza della caserma Garibaldi – edificio storico della città che sorge all’angolo tra via Foria e via Cesare Rosaroll – inizia via Giuseppe Piazzi con i gradini che potano prima a Via Montagnola e poi a Salita Moiariello.

Proprio i Gradini Giuseppe Piazzi sono famosi per aver funto da scenografica scalinata sulla quale le venditrici di sigarette di contrabbando si passano la voce che Sophia Loren “ten’ ‘a panz’” (è incinta) nel film di Vittorio De Sica del 1963 “Ieri, oggi, domani”.

Rispetto alla scala del film, in più c’è il corrimano al centro ma i panni stesi ad altezza pedone, le ringhiere dei “bassi” e il Vico Miracoli che taglia la scalinata sono rimasti gli stessi.

Poco dopo ricomincia la scalinata che si conclude solo all’altezza della targa in marmo che recita “Salita Moiariello”. L’atmosfera è cambiata: dai primi gradini in poi si apre una via secondaria, pedonale, ampia, che ricorda, con la sua luce, le antiche strade di campagna.

Sopra i muri, infatti, si intravedono piante, fiori, giardini, alberi di agrumi, pini e palme a tenere viva la memoria dei vecchi casali che fino agli anni Cinquanta del Novecento dominavano la zona.

La salita alterna gradini a pavimento liscio e asfalto, prima allargandosi e poi restringendosi, ma offrendo sempre una vista diversa della città, un panorama al quale né i turisti né gli stessi napoletani sono troppo abituati.

Torre Palasciano e Osservatorio Astronomico

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Torre Palasciano a Napoli @Shutterstock

Lasciandosi alle spalle l’ultima curva, e incrociando la via e le rampe dedicate a Ottavio Morisani – chirurgo all’Ospedale degli Incurabili e direttore della clinica ginecologica dell’Università di Napoli dal 1874 al 1907 – il Moiariello riserva ancora una sorpresa: una torre, color pastello, che somiglia alla Torre di Palazzo Vecchio a Firenze.

È Torre Palasciano, l’edificio in muratura di tufo eretto nel 1868 per volontà del medico napoletano Ferdinando Palasciano. Questa torre è ben riconoscibile grazie alla tipica architettura che ricorda lo stile toscano pre-rinascimentale, ed è inoltre circondata da una misteriosa leggenda: si narra, infatti, che il fantasma del medico, incapace di abbandonare la sua dimora e la defunta moglie, sia stato visto affacciarsi più volte dalla torre per ammirare il panorama di Napoli in lontananza.

Poco oltre, si scorge invece l’ingresso del Real Osservatorio Astronomico di Capodimonte, istituito da Giuseppe Bonaparte nel 1807 e trasferito da Gioacchino Murat nel 1812 sulla collina di Miradois che prende il nome dalla villa cinquecentesca del marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria.

Il progetto fu affidato all’architetto Stefano Gasse che realizzò un grandioso e monumentale edificio in stile neoclassico: i lavori terminarono nel 1819, quando sul trono era ritornato Ferdinando I di Borbone, sotto la supervisione dell’astronomo Giuseppe Piazzi e dell’architetto Pietro Bianchi.

Da qui si osserva una Napoli diversa, una zona di villeggiatura silenziosa, fatta di luce, giardini, aranci, scorgendo solo in lontananza i palazzi, le cupole e le gru del porto. Alla fine della strada, sul muro di un palazzo, c’è ancora una tabella di marmo con una scritta: “Confine della gabella del vino della città di Napoli”.

Da qui in poi non si pagavano più tasse. Altri pochi metri su via Sant’Antonio a Capodimonte e si arriva alla Porta Grande del Bosco e del Museo e al suo meraviglioso Belvedere.

Infoutili

Come arrivare: In metro, Linea L1 (fermata Museo) o Linea L2 (fermata Cavour).

Quando andare: in ogni periodo dell’anno (maggiormente consigliato in primavera e autunno).

Come vestire: scarpe sportive e abbigliamento comodo.

Cosa visitare: Museo Archeologico Nazionale; Orto Botanico; Torre Palasciano; Osservatorio Astronomico; Bosco e Museo di Capodimonte.

Cosa leggere: Lavinia Petti, La ragazza delle meraviglie, Tea, 2021, Euro 18,00.

Testo di Angelo Laudiero |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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