In famiglia, mia mamma era considerata la zia matta: quella delle grandi risate, dello stupore improvviso e gli entusiasmi infantili. Ho sempre pensato che fosse uno dei complimenti più belli: essere matti, nel senso buono del termine.

Partendo dal modello materno – inarrivabile – ed agevolata dalla genetica, cammino per il mondo con il naso all’insù, incline alla meraviglia e nella speranza di far germinare a mia volta, un semino di sana follia nelle nuove generazioni.
Quando si tratta di regalare qualcosa a Lavinia e Ludovica, le nostre nipotine di fatto che sono ancora ancora nell’età di seguirci – ma non per molto- parte una ricerca di attività che le distraggano quel tanto necessario da TikTok.
La speranza effimera è che conservino per sempre le esperienze vissute insieme: forse il regalo lo faccio più a me che a loro.
Il Museo delle Illusioni
Tempo fa è stata la volta del Museo delle Illusioni. In questo caso, l’obiettivo di tenere le ragazze lontane dal cellulare è naufragato miseramente, visto che l’attrazione principale del percorso semi-didattico è quella di creare situazioni instagrammabili al 100%.
Spero comunque di aver suscitato in loro un barlume di meraviglia e qualche domanda.
Inutile dire che la più entusiasta ero io!
L’incipit del Museo è sicuramente interessante: la nostra mente è facilmente ingannabile. Che sia un gioco di specchi o di prospettive, basta utilizzare il trucco giusto ed il cervello registra ed elabora informazioni in modo errato: una sollecitazione fallace dal risultato sensoriale reale.
Il Vortex Tunnel

L’esempio più lampante? Il Vortex Tunnel.
Due ingredienti estremamente semplici si fanno gioco della nostra capacità analitica: una passerella rigorosamente ferma ed un tunnel sul quale vorticano immagini fluorescenti. Sebbene i nostri piedi stiano camminando su una superficie stabile, la mente registra i movimenti spasmodici intorno a noi ed elabora una situazione di forte precarietà.
Il risultato? Vertigini, instabilità e l’illusione che una forza centrifuga incontrollabile paralizzi i nostri movimenti. L’effetto prima volta devo ammettere che è notevole, al secondo passaggio i nostri sensi si adattano alla circostanza, ritrovando un certo equilibrio.
La cosa inversa succede per le illusioni ottiche e fotografiche: all’inizio le osservi e non capisci cosa ci sia di speciale, poi il tuo sguardo cambia prospettiva, e ti ritrovi a bocca aperta, con la testa ciondolante e gli occhi persi nel vuoto. Il trucco c’è, ma non si vede.
Uno, dieci, centomila click
Seguendo un percorso obbligato di attrazioni più o meno convincenti, quello che maggiormente affascina i visitatori è l’occasione di scattarsi reciprocamente foto fuori dell’ordinario. Più che un Museo, si potrebbe definire un set fotografico, che sicuramente diverte ma non trasmette emozioni.
Aspetti da migliorare

Cosa mi ha convinta poco?
- Il costo dei biglietti, esagerato rispetto all’offerta. C’è un pacchetto famiglia che sicuramente è più conveniente.
- L’onnipresente logo del Museo, posizionato nei punti più fotografati. Della serie, non solo pago, ma con ogni foto che condividerò, ti farò una bella pubblicità.
- Il troppo affollamento durante il fine settimana. Immergersi in un gioco di specchi con gli astanti che fanno la fila dietro di te, non aiuta ad immergersi nel magico mondo dell’illusione. Visto che la prenotazione è obbligatoria, potrebbero limitare i posti disponibili.
Il migliore degli epiloghi
Abbandonata la parte adulta e razionale, è stato un bel pomeriggio di risate, proprio come piace a me. Oltretutto, tornando a casa ho ricevuto il più bel complimento del nuovo Anno. Ludovica mi ha guardata e con il massimo della sincerità ha esclamato: Vivi, tu sei una bambina come noi!! Sono sicura che, in un’altra dimensione, a quelle parole mia mamma si sarà fatta una risata.
Testo di Viviana Biffani foto di Emanuele Bastoni|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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Viviana Biffani
Sognatrice per vocazione, viaggiatrice per coincidenza. Racconta con sana ironia di spiagge, compromessi matrimoniali e onde oceaniche. Leggi i suoi racconti di viaggio.
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