Nuova Zelanda. La birra del Capitano Cook

Forse non ci sarà una grande tradizione culinaria qui in Nuova Zelanda, ma se c’è una cosa che i kiwi sanno fare bene, è bere. La posizione geografica di Aotearoa gioca un doppio ruolo nella grande crescita che la cultura del bere (bene), ha avuto negli ultimi decenni. Da un lato c’è infatti la lontananza da tutto e da tutti che ha portato i neozelandesi a produrre in casa propria ciò che non sempre è importabile, mentre dall’altro si trova la latitudine perfetta per la coltivazione di alcune delle materie prime principali nella produzione di vino, liquori e, sopratutto, birra.

Occupa quasi il 65% della vendita totale di alcol nel Paese e nonostante la quasi totalità della produzione interna rimanga in mano a due principali aziende e i grandi marchi internazionali siano disponibili praticamente in ogni bar, nuovi birrifici artigianali continuano a nascere con altissima frequenza. La birra neozelandese è un prodotto relativamente giovane, nata con i primi esperimenti del Capitano Cook al suo arrivo, e cresciuta dopo l’insediamento degli europei da metà ottocento in poi, e se fino agli anni ’80 il consumo era prevalentemente di lager generiche e tutte le case produttrici erano riunite sotto gli stessi due nomi, da questo periodo in poi una svolta drastica è avvenuta.

“Microbrewing” oggi è sinonimo di qualità, e non sono solo i consumatori a dirlo ma anche molti bar, ristoranti e locali, che cercano di battere la concorrenza offrendo prodotti risconosciuti per la loro unicità, puntando sulla nicchia, sostituendo questi nomi a quelli dei grandi marchi.

E allora, che birra si beve in Nuova Zelanda? La lager è ancora in testa per consumo, ma quasi tutte le “craft beers”, le birre artigianali, hanno già preso una direzione differente. La produzione di ale è in costante aumento, ma anche qui categorizzare diventa difficile in quanto alcuni continuano a seguire la tradizione inglese e irlandese dei padri fondatori con una birra di stile classico, offrendo ad esempio scurissime porter o india pale ale, mentre altri cercano di creare uno stile proprio, creando birre organiche e utilizzando varietà di malto native della Nuova Zelanda, andando a formare così uno stile di birra completampente nuovo, amaro e ricco di luppolo, come, ad esempio, la APA, Aotearoa Pale Ale di Tuatara.

E così, un po’ come è successo per vino, la birra da semplice bevanda economica e di largo consumo, sta diventando anch’essa un prodotto più ricercato, vario, da apprezzare, e sempre più gente entrando in un bar si chiede “da dove viene? quali ingredienti sono stati utilizzati? che stile segue?”, portando chi vende e chi produce ad approfondire le proprie conoscenze e cercare di offrire la più alta qualità ad un consumatore sempre più interessato.

Insomma, quali sono le migliori microbreweries in Nuova Zelanda? Se ne contano oltre cinquanta che producono ecommercializzano le proprie birre in entrambe le isole, Tuatara la più grande che tra la sua varietà di birre offre una porter, una APA, la popolare pilsner e molte altre. Emersons, di Dunedin, ha vinto numerosi premi con la sua pilsner, ma produce anche una bookbinder, la “ale del nuovo mondo”, e altri sei stili differenti, tutti venduti in bottiglie da mezzo litro. Ci sono poi Harrington’s di Christchurch che offre, tra le altre, una birra di frumento e una birra rossa, la classy red, Mike’s che si promuove come produttore di birra organica, e Moa, del Malborough, un’area conosciuta prevalentemente per il suo vino, che oltre a produrre la curiosa breakfast beer, offre anche diversi tipi di sidro sotto il nome di Weka ed esporta una grande quantità della propria birra negli Stati Uniti. L’elenco è lungo ci sono Renaissance, Three Boys, Townshend, Croucher ed Epic, solo per citarne alcune, e ognuna ha la sua birra di bandiera, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Se bere birra prodotta in modo indipendente non bastasse, girando per la Nuova Zelanda non ci si può perdere una visita ad almeno una delle numerose brewhouses o brewpubs, quei locali che producono la birra all’interno del proprio stabilimento.ad esempio lo Shakespeare Hotel e Brewery, la prima brewhouse in Nuova Zelanda, situata a Auckland.

Un’altra possibilità è visitare direttamente i birrifici che in molti casi offrono tour e degustazioni a chi è di passaggio. E infine, per chi fosse davvero appassionato, l’evento annuale con il Beervana, a Wellington in Agosto, è il più grande festival della birra in Nuova Zelanda che raccoglie per due giorni tutti i birrifici del Paese con tanto premiazioni per i migliori.

Testo e foto di Angelo Zinna

E con la birra, si sa, ci sta bene la pizza. Leggi questo reportage.


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