Crociera Mosca-San Pietroburgo: un percorso fluviale tra storia e paesaggi incantati, chiuse e laghi. Due città simbolo. Due icone di una grande nazione. Nel mezzo una miriade di paesini fatati, sospesi tra il verde della vegetazione e il blu intenso del suo cielo
All’arrivo sulla banchina del porto fluviale l’accoglienza è quella del gruppo di musicisti al suono della musica folcloristica russa, la mitica Kalinka. Di fianco all’ingresso della nave Catherine vestita in costume tradizionale porge a tutti i passeggeri in arrivo un cestino di vimini su cui è posata una gigantesca pagnotta di pane e una ciotola con il sale. Ogni passeggero deve spezzare un pezzo di pane dalla pagnotta, intingerlo nel sale e mangiarlo prima di varcare l’ingresso della nave. Nella loro tradizione è il rito di benvenuto agli ospiti. Ovviamente viene immortalato con apposita foto dal fotografo della nave.
E poi tutti a bordo. L’equipaggio della “Leonid Krasin” dà il benvenuto ai passeggeri e assegna loro le cabine. Piccola e accogliente la nave da crociera è ancorata al porto fluviale di Mosca. E, il giorno dopo, la partenza è alla scoperta della capitale della Russia. Primo pit stop il teatro del Bolshoi. Nel frattempo sul pullman la guida racconta un po’ della città.
Mosca fu fondata nel 1147 dal Principe Iuri Dolgoruki (detto “Giorgio Lunghe-braccia”) sul territorio di un piccolo villaggio. E dopo qualche “falce e martello” dimenticata qua e là, una porta coloratissima degli zar attualmente entrata di un ristorante, si arriva alla bellissima e spettacolare Piazza Rossa. Purtroppo una recente manifestazione equestre ne delimita con transenne e gradinate l’immenso spazio. Arrivare quindi in prossimità di San Basilio è davvero un’impresa. Le cupole colorate laggiù sono immerse in un controluce che impedisce una buona resa fotografica delle immagini scattate. Imperdibile una visita ai magazzini “Gum” che si affacciano proprio sulla piazza e poi via verso la collina dei Passeri dove una marea di bancarelle stracariche di matriosche e colbacchi chiamano ai primi acquisti come le Sirene di Ulisse. Una passeggiata però nel pedonale quartiere di Arbat soddisfa davvero tutti i gusti e tutte le tasche. Dai souvenir più banali, alle magliette dell’Hard Rock Cafè, passando per magneti e magliette con la faccia di Lenin, gioielli di ambra e grembiuli con matriosche.
La visita notturna alla piazza Rossa è preceduta da una buona cena all’Area 54, ristorante all’ultimo piano dei magazzini “Gum” sullo stile di una vecchia mensa sovietica di “tovarish”. L’incanto della notte sulla piazza Rossa è magico, e silenzioso. Lo sguardo si perde tra le cupole di san Basilio e le pareti del Cremlino. Il ritorno nella metropolitana è come passare da un salotto all’altro di un grande palazzo nobiliare. La sotterranea è abbellita da stucchi e lampadari, statue in bronzo e mosaici alle pareti. Mozzafiato.
Il Cremlino avvolto nella luce della mattina ha un fascino d’altri tempi. È una fortezza che racchiude gioielli inestimabili. E alla sera tutti in nave. Si parte alla volta di Uglitch. Sulla Krasin il capitano organizza un cocktail di benvenuto. Con cena e concerto folkloristico del gruppo “Otrada”. Dopo aver passato le spettacolari chiuse che dal canale portano nelle acque del fiume Volga, l’attenzione viene catalizzata dal campanile di Kaliazin che svetta in mezzo alle placide acque. Non si può non far passare mollemente la mattina tra massaggi e sedie sdraio sul “sun deck”.
Uglitch è un villaggio molto antico, interamente (o quasi) rimesso a nuovo la guida fa visitare la settecentesca chiesa della Trasfigurazione, adornata in ogni sua parte di bellissimi affreschi e da iconostasi in legno del XIX secolo. Un coro a sole voci maschili commuove e incornicia l’immensa religiosità di questo popolo. Seconda tappa la chiesa di San Dimitri sul Sangue Versato, dove si narra che il principe Dimitri, figlio di Pietro il Grande, fu assassinato da un boero.
C’è una facciata per turisti, con edifici affrescati, strade messe a posto e bancarelle di souvenir, e un’altra facciata che è quella reale. Gente povera, ma dignitosa. Vecchiette che vendono fiori di campo ti ringraziano cento volte se fai loro un’offerta, ma ti insultano di brutta maniera se le fotografi.
Arriva il freddo e quindi bisogna tirare fuori maglioni e piumini. La motonave salpa per Yaroslav. L’arrivo è previsto per la mattina successiva.
Yaroslav è una della più antiche e celebri città della Russia, e uno dei più grandi porti fluviali. La leggenda racconta che la città fu fondata nel 1010 dal principe Iaroslav il Saggio. Venne a parlamentare con una tribù pagana e bellicosa, fu attaccato da un orso che uccise su una piazza. La tribù, demoralizzata per la morte del suo animale sacro, si ritirò e il principe occupò il suo territorio. Lo stemma di Iaroslavl rappresenta ancora oggi un orso, in memoria di questo episodio. Oggi, pur essendo un centro industriale di 600.000 abitanti, Iaroslavl resta ancora una delle più belle città dell’Anello d’Oro e offre delle magnifiche viste sul Volga. Che, ricordiamoci, qua è ghiacciato per diversi mesi all’anno, diventando quindi una strada per auto. Qui si può sciare ma non pattinare.
Il monastero di San Cirillo sul Lago Bianco è visibile ad un chilometro dall’imbarco e dovrebbe essere restaurato prossimamente. È Goritzi. Oggi, il monastero è un museo, ma una parte delle sue costruzioni è stata resa alla Chiesa e qualche monaco è già ritornato. La giornata è allietata da una cena russa. Indispensabile un costume o un’acconciatura a tema. Lezioni di russo, di danze e canti allietano la navigazione preparano gli ospiti a esibizioni per serate indimenticabili.
L’isola di Kiji, a nord-est del grande Lago Onega, è famosa per la sua eccezionale architettura in legno. È circondata di altre isole, in un arcipelago ricco di leggende e rinomato per il talento dei suoi poeti. Nel 1714 fu costruita sull’isola, senza utilizzare neanche un chiodo, la cattedrale della Trasfigurazione, con 22 cupole, capolavoro assoluto dell’architettura in legno. Una sorta di Sagrada Familia in legno. Ma, come chiede un turista: “questa chiesa è sempre sui martinetti?”. Cioè sulle impalcature per i non milanesi. Kiji ospita numerose specie di uccelli e di serpenti, che sono considerati dagli abitanti come animali sacri. Questa sera potrebbe essere organizzata una simpatica cena piratesca.
Ferragosto si festeggia a Mandroga con visita del paesino completamente ricostruito, tiro con l’arco, viaggio nella fabbrica della vodka e delle matriosche. Per chi vuole un bel giretto in calesse trainato dal cavallo. Pic nic per tutti, dove addirittura qualcuno festeggia il suo anniversario di matrimonio. Ed ecco San Pietroburgo.
Fu fondata nel 1703 da Pietro il Grande che volle aprire una “finestra sull’Europa”. Fu edificata su 42 isole e la sua costruzione costò la vita a migliaia di operai. Con i suoi numerosi canali e fiumi e i suoi centinaia di ponti, San Pietroburgo è spesso chiamata la “Venezia del Nord”.
Nel 1914, con l’entrata della Russia nella prima guerra mondiale, il nome giudicato troppo germanico fu cambiato in “Pietrogrado”. Nel 1924, dopo la morte di Lenin, la città fu chiamata Leningrado, ma ha ripreso il suo nome originario nel 1991, dopo un referendum (la regione ha voluto conservare il nome di Leningrado).
San Pietroburgo è ricca di monumenti e musei fra cui il più celebre è certamente l’Hermitage, situato nel Palazzo d’Inverno, che non ha che due rivali: il Louvre e il Prado di Madrid. Oltre alle sue cattedrali e i suoi palazzi, la città è famosa per la chiarezza irreale delle sue “notti bianche” estive.
San Pietroburgo, conta oggi circa 5 milioni di abitanti ed è la capitale della superregione del Nord-Ovest.
Da non perdere assolutamente la visita al palazzo di Pushkin e a quello di Pavlosk.
Testo e foto di Roberta Gallo
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