Autostop in barca a vela: l’inizio di un sogno


Continua il racconto di Marialaura sul fare autostop in barca a vela.

Siamo partiti dalla Marina de San Miguel (Tenerife – Canarie) il giorno del mio compleanno, l’8 Dicembre, in tarda mattinata con un vento che spirava da est. Abbiamo veleggiato con una bolina larga fino a quando è stato possibile. Il mare sembrava un grosso serpente e muoveva le sue spire sotto la pelle blu, avanzando seguendo il vento. Il quarto giorno, mercoledì 11 Dicembre, abbiamo galleggiato in mezzo all’oceano senza direzione perchè il vento era scomparso. Eravamo sopra un immenso specchio di acqua verde scuro sotto un immenso specchio di cielo azzurro e poi violaceo. La notte è arrivata ma il vento no. Tra le nubi, la luna crescente e la superficie piatta del mare abbiamo ascoltato il respiro addormentato di una balena, come fossimo dentro al suo sogno.

Lei respirava e noi tre restavamo immobili. Estasiati, mentre lei ci parlava dei suoi sogni sotto il mare. Un animale enorme che non riuscivamo a vedere ma che sentivamo come fosse al nostro fianco. Cercavamo di individuarlo ma scorgevamo solo il riflesso nuvoloso della luna sopra la superficie dell’acqua. Alle 4:00 di mattina il vento è ripreso, abbiamo issato le vele, e il respiro della balena dormiente si è perso dietro al rumore del vento, dell’acqua che si infrange sulla chiglia, delle vele che si fanno spazio nell’aria e nel cielo. Stavolta le onde erano con noi. Nella mia guardia mattutina, con il pilota automatico acceso, mi limitavo a scrutare l’orizzonte in cerca di barche sulla nostra traiettoria monitorando il vento apparente per vedere se voleva piú o meno vela. Persa nei miei pensieri vedo, a 4 miglia rispetto a noi, un pesce che guizza fuori dall’acqua e salta tra le onde, poi un secondo, un terzo e un quarto che giocano con le onde. Erano delfini. Avverto Damià e Reinhard e appena usciamo fuoricoperta i delfini si avvicinano.

Il catamarano va lento rispetto al loro spinnare. Dobbiamo sembrare loro proprio uno strano pesce. In pochi secondi, senza rendercene conto, siamo immersi in mezzo a un branco di delfini. E tutti saltano, corrono a zig zag, a destra e sinistra della barca, ci osservano e si divertono con noi. Credo capissero di essere al centro dell’attenzione con il loro spettacolo. Con il passare dei minuti, salti, corse, pinne e onde il branco si allontana. Restano solo i quattro esemplari piú grossi a darci il saluto finale e poi si immergono negli abissi scomparendo dalla nostra vista. Durante la mia guardia notturna riappaiono e ci accompagnano per un pezzo del viaggio, illuminati dalla luna. Ma stavolta sono solo quattro e si muovono lenti come cullati dalle onde e dai loro sogni. L’oceano si muove giorno e notte e mi emoziono di fronte a questa selvaggia natura.

Ogni tramonto e ogni alba sono uno spettacolo unico e mi accendono nel cuore un fuoco sconosciuto fino ad ora. Il vento è pura energia che mi ricarica le vene e mi sento sempre piú parte cosciente di questo mondo fatto di natura e di uomini. L’oceano mi fa pensare, mi insegna ad apprezzare il mio silenzio. Le emozioni sono intense come i colori che assume il cielo, e ogni volta che il mare si fa duro, avanziamo più veloci verso la nostra destinazione. Con lo sguardo sempre rivolto in avanti, per scoprire cosa svela l’orizzonte, ogni tanto mi guardo indietro e vedo come ha preso forma questo sogno ormai reso quotidianità. Dopo aver deciso di partire abbiamo cercato una barca a vela dove poter collaborare come volontari, godendo la bellezza dell’Oceano e viaggiando fino ai Caraibi.

Abbiamo iniziato a contattare capitani e amici marinai in cerca del “barcostop” giusto. Non è stato facile perchè abbiamo scoperto un’infinità di persone che cercavano di attraversare l’Oceano Atlantico in barca a vela. Con la crisi, la mancanza di prospettive, il sogno di viaggiare o di emigrare oltreoceano, magari arrivando in Brasile o ai Caraibi per iniziare lì una nuova vita, il porto di Las Palmas di Gran Canaria si è riempito di ragazze e ragazzi in cerca di un imbarco. Le barche a vela sono poche mentre i ragazzi sono aumentati perciò gli autostoppisti si sono accampati sulla spiaggia del porto e con chitarre e palloni da calcio hanno creato una piccola comunità. Noi siamo partiti con Reihnard e il suo “Runaway” perciò non so che fine abbiano fatto. Ciò che so è che, se hai un obiettivo chiaro e lavori costantemente per realizzarlo, riuscirai nell’intento. Niente è impossibile. Gli unici limiti che abbiamo sono nella nostra testa. Gli unici responsabili del nostro destino siamo noi stessi. Tutto dipende dalla nostra volontà ed, ovviamente, dalla natura.

Marialaura Dolfi | barcostop.wordpress.com

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