Elena Vida e Andrea Folgosa, un mix di energia e creatività. Ma anche audacia, organizzazione e determinazione
Una bella storia che parte da lontano, dall’isola di Boa Vista, spersa in mezzo all’Oceano Atlantico, in compagnia delle altre nove che formano l’arcipelago di Capo Verde. Elena da molti anni trascorre lì le sue vacanze e intanto visita altri Paesi della costa. Girando per i mercati, scopre i tessuti Wax print, i tipici coloratissimi tessuti prodotti principalmente in Olanda ed esportati in Africa dove trovano larghissimo impiego. Per questo detto comunemente “tessuto africano”, il Wax Print è in cotone stampato di qualità superiore. Venne introdotto con il nome di Java a metà del XIX secolo dai soldati del Ghana arruolati nell’esercito orange e condotti sull’isola di Giava. Nei tessuti Wax Print motivi, disegni e decori sono sempre portatori di un messaggio: come in un quadro la donna africana compone liberamente la sua tela che rispecchia umori, stati d’animo, bisogni, capricci o semplicemente la straordinaria capacità di ognuna di assemblare, con eleganza e originalità, fantasie e colori diversi. Tradizionalmente il tessuto viene venduto in pezze di 6 yarde (5,4 m), la misura necessaria per la confezione dei caratteristici tre capi dell’abbigliamento: gonna, blusa e fascia per il trasporto dei lattanti.
Elena, affascinata dai colori e dai disegni, negli anni ne accumula pezze e pezze, fino a quando scatta la scintilla: perché non coniugare la prorompente vitalità che emerge da questi tessuti con tagli, linee e idee più occidentali? Una telefonata alla designer e amica Andrea Folgosa ed ecco nascere Wax Max.
Ma in realtà Wax Max trae radici da un desiderio più forte e profondo: dare un’opportunità a donne (ma anche uomini) sulle isole di Capo Verde, dove di artigianato ormai ce n’è poco e il lavoro scarseggia.
Perché Wax Max fa parte del progetto di formazione e produzione WORKING|WOMEN|WIN avviato a Capo Verde sull’isola di Boa Vista e mirato all’impiego della forza lavoro prevalentemente femminile delle comunità locali. Artigianato africano e design italiano danno vita ad un mix espressivo ed esplosivo, un’onda d’energia creativa che pare riduttivo definire moda.
Il team è minimo ma ben calibrato. Elena Vida, architetto e designer milanese, è l’ideatrice. Per Wax Max concepisce una linea di moda, accessori e complementi d’arredo. Fashion stylist è Andrea Folgosa, di origine spagnola, fantasiosa artefice dei modelli di borse, camicie e abiti, tanto originali quanto eleganti. Insieme avviano la collaborazione con gli artigiani locali per creare prodotti di qualità da commercializzare sull’isola e proporre poi al mercato occidentale. Tutto rigorosamente in african textil wax print.
La prima collezione – cui seguirà quella autunnale – è composta da abiti, camicie, borse, porta I – pad e computer, orecchini e complementi per la casa.
Parlandone con Elena, è subito chiaro quanto dietro a tutto ci sia una componente emozionale molto forte, la voglia di riscattare un’isola meravigliosa affinché non perda una parte importante della propria identità: il tessuto wax seppure oggi importato dal Senegal e dagli altri stati dell’Africa occidentale…
“E’ la cosa più africana che si trova sull’isola, e credo sia interessante insegnare ai locali ad utilizzarla creando manufatti di qualità, sia in termini di design che di fattura, che i turisti possono apprezzare e acquistare”.
Esordisce Elena Vida, raccontandoci la vicenda di Wax Max.
.Andrea Folgosa è l’altra artefice di questo progetto. Perché proprio lei?
“Andrea è la prima persona a cui ho pensato: la conosco da anni. Quando ho ideato WAXMAX mi è venuto naturale Interpellarla immediatamente, era quella giusta per una linea che comprendesse abiti e accessori.”
Che risultati state ottenendo?
“L’idea è partita dal progetto Working|Women|Win, ma richiede tempo: inizialmente credevo che il progetto potesse essere il punto di partenza mentre, a conti fatti, sarà il punto d’arrivo. A Boa Vista abbiamo già avviato una piccola produzione, puntando ai capi più semplici: camicie, cestini del pane, pochette di varie misure che vengono realizzati autonomamente sull’isola. Ma per ora gran parte della produzione è italiana.
WAXMAX è partita esattamente un anno fa e sta portando a risultati soddisfacenti: abbiamo proposto borse, camicie e abiti al giro di amiche che hanno risposto con grande entusiasmo, e l’interesse suscitato tramite il passaparola ci ha fatto arrivare ai negozi.”
Effettivamente In questo momento c’è attenzione verso l’Africa, nella moda, nel design, nell’alimentazione. All’Expo 2015 saranno molti i Paesi africani presenti con propri stand o nei cluster.
“Mi sono accorta di questo fermento quando ho iniziato ad interessarmi al progetto: non mi era mai capitato di essere fermata a Milano o a Parigi per la borsa o per la camicia o la cover del mio computer.”
Dove si possono trovare le cose WAX MAX?
“Vendiamo in alcuni negozi: a Boa Vista corner presso Beramar e all’ Eco Resort Spinguera; a Milano da HighTech – Cargo, CoCo, Salvatore+Marie e Quepo; a Bonassola (Sp) allo Spazio Blue Train, e in Brasile all’hotel Villaggio Tudobom di Uruaù, dove abbiamo curato anche parte dell’interior design.
Periodicamente organizziamo delle presentazioni/vendite e da settembre vorremmo attrezzarci per la vendita online e programmare eventi. La nostra intenzione è soprattutto aprirci al mercato internazionale. Tanti i contatti avviati, anche con il Giappone.”
Cosa vi aspettate dal progetto?
“Vorremmo che WORKING/WOMEN/WIN diventasse in tempi brevi una rete al femminile di professioniste e artigiane, ma in cui anche gli uomini sono i benvenuti, ognuno con la voglia di condividere la propria esperienza. Alla produzione avviata a Capo Verde sull’isola di Boa Vista si auspica segua a breve la collaborazione con altre isole e con associazioni, come l’italo-senegalese Sunugal che sostiene il Centro di formazione di taglio e cucito a Dakar (30 allieve). Obiettivo è la creazione di una linea di prodotti di qualità, socialmente responsabile, realizzati a mano con autentici tessuti africani, per il mercato sia locale che occidentale.”
testo di Teresa Scacchi Foto archivio Wax Max
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