Attilio Brilli, ordinario di letteratura anglo-americana all’Università di Siena, è uno dei massimi esperti di letteratura di viaggio, ragion per cui l’appassionato viaggiatore non si può esimere dall’avere nella propria biblioteca i suoi libri, geografie e percorsi moderni su strade intrise di storia e cultura.
Da “Il viaggiatore immaginario” del 1995 a “Il viaggio in Oriente” del 2009, Brilli ci porta con la sua ultima opera, “Il viaggio della capitale – Torino, Firenze e Roma dopo l’Unità d’Italia”, nel cuore di città in trasformazione, tra critiche e peana di modernità non sempre migliorative dei luoghi, come Tolstoj scriveva alla figlia nel 1899: “Firenze, è vero, anche a me piace per la modestia e la gradevolezza. Al mio tempo d’improvviso si cominciò a sciupare, era diventata capitale”. A 34 anni dall’avvio dell’abbattimento delle sue mura medievali , per accogliere parlamento e uffici governativi che avrebbero trasformato la città provinciale in capitale, si andava perdendo il “fascino oppressivo e labirintico, che l’impianto medievale delle sue strade comunicava al visitatore nella prima metà dell’Ottocento”. L’autore accompagna sapientemente per le vie di una Firenze che cambia in vista di un miraggio, svanito definitivamente nel 1871 col trasferimento a Roma della Capitale del Regno. Nonostante tutti sapessero che il Parlamento italiano avesse, fin dal 1861, designato Roma come capitale e malgrado il richiamo di Cavour a ragioni patriottiche e nazionali stemperate da dichiarazioni d’amore “per le severe e poco poetiche vie della mia terra nativa”, Torino fu colta di sorpresa e si sentì tradita dal passaggio “transitorio” a Firenze. Torino, elevata al ruolo di capitale nella seconda metà del Cinquecento dai Savoia, che vi spostarono il baricentro dei loro territori, costituiva la porta d’accesso all’Italia, meta privilegiata del Grand Tour. Sono molte le testimonianze dei viaggiatori dell’epoca sulla “più graziosa città d’Europa”, una su tutte quella del raffinato William Hazlitt che nel 1824 parla del suo arrivo a Torino come “il primo ed unico momento d’ebbrezza provato in Italia, nella città di palazzi e viali ampi e puliti, dove cominciare un’altra vita”. D’altronde, nel 1875, quando anche Firenze aveva ormai perso il privilegio di capitale, Torino scontava negativamente proprio la sua posizione ai piedi delle Alpi e di accesso alla terra delle Belle Arti. Coloro che erano all’inizio del viaggio, impazienti di vedere Roma, Napoli, Venezia e Firenze, transitavano di qui velocemente e al ritorno, ormai stanchi, non volevano nemmeno sentir parlare di Torino. Solo il pittore C. Du Bois Melly ne riconosce “l’insostituibile funzione nel rendere meno brusco il passaggio dalle grigie atmosfere continentali alla luce calda e intensamente cromatica della penisola”. Roma d’altra parte registra vivaci testimonianze straniere che s’interrogano sul futuro di una città condizionata da un’ atavica arretratezza economica e culturale e dall’anacronistico potere temporale dei papi. J.J.Gaume nel 1864, addirittura si rivolge ai turisti in visita alla città rivelando che “dopo la diffusione del paganesimo nel cuore della vecchia Europa, il viaggio a Roma non è altro che una passeggiata mondana, spesso inutile, talvolta persino pericolosa”. Mark Twain della Roma papale fa un sarcastico ritratto, comparandola alla sua nazione, dove l’informazione e la libera manifestazione del pensiero sono diritti inalienabili e non inconcepibili, dove “potete precipitare dalla finestra del terzo piano senza andare a sfracellarvi su un soldato o su un prete, perché non se ne vede nemmeno l’ombra”. Attilio Brilli, magicamente riesce a concentrare l’attenzione fin dagli evocativi titoli dell’indice, catturando l’interesse con una narrazione coinvolgente, ricostruita sulle testimonianze di viaggiatori, scrittori e artisti famosi e non, che si muovono da una città all’altra esterrefatti dal massacro dell’antico e dall’invadenza del nuovo.
Testo di Daniela Bozzani
Attilio Brilli . Il viaggio della Capitale – Torino, Firenze, Roma dopo l’Unità d’Italia. 2010, UTET . Pagg. 152, €15
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