Fa’ la cosa giusta 2011: tra viaggio e sapori

 

 

L’ottava edizione di ‘Fa’ la cosa giusta’ si è svolta a Milano dal 25 al 27 marzo 2011. Il tema conduttore è stato il cibo attraverso il titolo ‘Mangia come parli’. La fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili ha voluto dedicare attenzione a quello che costituisce il venticinque per cento dell’impatto ambientale di ognuno di noi. Non solo per quello che riguarda la provenienza delle materie prima ma anche per l’enorme spreco che avviene quando cuciniamo. Il concetto base è che ogni giorno ognuno di noi compie delle scelte su cosa mangiare, cosa buttare, come cucinare, come e dove fare gli acquisti. La cosa importante è diventare consapevoli delle conseguenze di ogni nostra singola scelta.

 

 Allo scopo di sensibilizzare il pubblico su questo tema, durante le giornate di fiera sono stati proposti laboratori di cucina per imparare a preparare gustose ricette ad impatto (quasi) zero attraverso i competenti consigli di Lisa Casali del blog Ecocucina. Grazie alle sue abili mani ingredienti considerati normalmente di scarto, come bucce di frutta e verdura e semi, si sono trasformati in vere delizie culinarie. Lisa Casali è una sperimentatrice intrepida che non solo cerca di trovare un impiego per le parti di scarto ma di affinare nuove tecniche di cottura per ridurre al minimo il consumo energetico. Molto curiosa, infatti, è la preparazione di un goloso e benefico paté di avocado cotto con il vapore della lavastoviglie. Non scandalizzatevi, però. Per apprendere le corrette modalità di preparazione basta visitare il suo blog.

 

 Nell’area espositiva molti stand dedicati al cibo ed alle eccellenze biologiche. Formaggi, vini, birre artigianali, il cioccolato di Modica reinventato con materie prime del commercio equo e solidale ed Aziende agricole da cui acquistare direttamente i prodotti ortofrutticoli. Nella zona dedicata alle cooperative carcerarie divertente la ‘Banda biscotti’ che produce prodotti da forno e la particolarmente gustosa ‘Pausa caffè’ che si propone di avvicinare produttori e consumatori, accorciando la filiera produttiva e riducendo le intermediazioni, offrendo opportunità di lavoro ai detenuti, producendo caffè, cacao e birra. La parte ristorativa offriva molte opportunità. Si poteva usufruire dei punti ristoro  assaggiando la cucina etica e fantasiosa o quella vegana che proponeva l’insolito muscolo di grano. In alternativa si poteva approfittare dell’apprezzato street food con olive ascolane fritte, deliziose crepes realizzate con farina di grano saraceno, cannoli siciliani con ricotta fresca e molte altre golosità.

 

 

Nel settore viaggi ho ritrovato vecchie conoscenze e scoperto nuove iniziative. Tra i volti noti c’era Enrico Radrizzani, l’ideatore della Compagnia del Relax, il cui motto è ‘Viaggiare per conoscere ed incontrare’. La prima volta che incrociai Enrico risale ormai a molti anni fa durante uno dei miei passaggi in Cappadocia, nel centro della Turchia. Luogo magico dove trascorreva molti mesi a consigliare i turisti di passaggio su cosa fosse meglio vedere ed il modo giusto per farlo. La Compagnia del Relax, infatti, si occupa di turismo responsabile e si basa sui principi della Carta di Lanzarote che promulga, tra le altre cose, il rispetto del territorio, l’integrazione con lo sviluppo economico locale ed il miglioramento della vita della popolazione del luogo.

 

 

 

 

 

Un’iniziativa che non conoscevo, anche perché è solo alla sua seconda edizione, e a cui spero un giorno di prendere parte è il ‘Silk road race. Charity rally’. Un mezzo (auto, moto, furgone o quello che si desidera) e tre settimane per raggiungere Dushanbe, nel cuore dell’Asia centrale, per donare i mezzi al CESVI visitandone i progetti nella zona. Un percorso che attraversa la steppa russa, il deserto kazako, raggiunge Samarcanda e risale verso la Pamir highway. Un’avventura che, però, permette di fare anche qualcosa di buono per gli altri. Infine merita una menzione il progetto che, per me, ha trovato il miglior modo di riciclare. Eco Maximus è una società dello Sri Lanka che produce carta ricavata dallo sterco di elefante. Questo è un modo non solo di riciclare qualcosa che, essendo prodotto in abbondanza, non verrebbe comunque utilizzato ma anche per salvaguardare gli animali stessi che, spesso, sono vittime dell’uomo.

 

 

 

 

Fa’ la cosa giusta è una fiera unica nel suo genere, per quanto riguarda la completezza dei temi trattati e la partecipazione da parte degli espositori, e curata nel dettaglio.  Cura che si nota anche nelle zone relax realizzate con arredi provenienti da rifiuti industriali e cartone riciclato. Proprio per questo motivo salta all’occhio l’uso sconsiderato di carta, per altro non riciclata, che si è fatto per i volantini ed i comunicati. Il motivo di questa scelta sarà forse dettato dal fatto che, normalmente, la carta riciclata ha costi molto più alti rispetto a quella tradizionale come, del resto, la maggior parte dei prodotti bio e gli oggetti derivati da recupero? Se così fosse, sarebbe bene meditare sul fatto che è difficile educare le persone all’acquisto etico se questo comporta una spesa maggiore, soprattutto in tempi come questi.

 

 

Testo di Federica Giuliani

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