È una New York crepuscolare e fredda quella dipinta da Andrea B. Nardi nel suo nuovo romanzo, percorsa da personaggi struggenti nei loro dubbi umani, e vertiginosi nei propri destini incrociatisi fra i bassifondi di Manhattan. Chi sono davvero questi ragazzi e adulti dai volti sgomenti, coi loro cappotti troppo lunghi, l’aria rassegnata, mentre il sole abbandona anche l’ultima spiaggia di Coney Island? Sono tutti sconfitti tranne uno, che pare ribellarsi, forse per la prima volta dall’inizio delle cose. Le Torri Gemelle stanno ancora bruciando sullo sfondo, e in molti si chiedono disperatamente dove sia finito Dio. Se c’è una speranza, l’ultima, è questo il momento di scoprirla, oppure di abbandonarla definitivamente gettandola giù da un grattacielo.
Questo è quel modo di raccontare a cui Nardi ci aveva già abituati nei suoi precedenti lavori, dove l’intreccio è semplice scenografia mondana a eventi troppo terreni per essere vissuti solo da protagonisti umani. La vita, il suo vuoto, il dolore, il male, le attese, la quotidianità e lo sbriciolarsi del tempo, sono parole talmente imbevute di infinito da lambire il divino. Ecco che quindi ci aggiriamo per le street e i borough della metropoli armati del nostro carico di domande terribili, sotto la neve che viene giù dalle Twin Towers, che non è neve ma cenere. Oppure è ormai passato tanto tempo dall’attentato da non volercene più ricordare. La cronologia non conta nella narrativa di Nardi, e nemmeno lo spazio e le voci: tutto può confondersi, New York riappare nei suoi miasmi del diciannovesimo secolo, a cavallo fra il traffico di Wall Street di oggi e gli slum negri di un tempo. I personaggi sono a loro agio in quest’assenza di rispetto spazio-temporale, perché hanno già visto tutto, niente può più stupirli, e la loro angoscia è la medesima di ogni persona al mondo, perfino – possiamo ben dirlo – di ogni angelo. Perché diavolo Dio non parla?
Quando Sebastian decide di smettere di lottare fino a che non gli venga data risposta a questa domanda, il rischio è l’interruzione di ogni cosa, la fine, quella vera. E per alcuni ciò è insostenibile. Gli abissi della città ferita, dove Nardi aveva vissuto, si sciolgono negli stessi abissi dell’anima di noi tutti, privi delle nostre risposte sciagurate, con quei demoni che ci tagliano la strada, con quegli angeli che arrivano quasi sempre tardi. Vincenzo Pardini ha scritto: “Una scrittura scultorea. Nessuno ha saputo fare un racconto sulle Torri Gemelle cogliendone l’inquietudine che hanno lasciato. Nardi lo ha fatto trasformando, trasfigurando. Uomini angeli e demoni sono sullo stesso piano, palpabili e in conflitto o in armonia tra di loro. Un racconto dove l’amore e la pietà scaturiscono dalla trama”. Non possiamo che sottoscrivere.
Ali, di Andrea B. Nardi, Parallelo 45 – collana Parallelo 45, 2014, pp. 205205, euro 12,00
Testo di Rossella Migli | Foto web RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM