A 2700 metri di altitudine sul livello del mare, in Etiopia, si trova Lalibela; una piccola cittadina nel centro del Paese il cui antico nome era Roha. Si tratta di una delle antiche capitali dell’Impero di Aksum, il leggendario regno della bellissima Regina di Saba.
Qui si trovano una delle meraviglie architettoniche del nostro pianeta, le chiese rupestri scavate nella roccia e Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Nel 330, poco dopo che in Occidente veniva promulgato l’Editto di Costantino e i cristiani potessero professare la propria fede liberamente, l’Etiopia abbracciò la stessa religione. Avendo accolto le comunità giudaico-cristiane della Penisola Araba, Lalibela venne conosciuta come la Gerusalemme d’Oriente della Chiesa Ortodossa Etiopica.

La costruzione di queste meravigliose chiese che sembrano nascere dal profondo delle viscere della Terra risale al XII secolo, con il re Gadla, subito dopo la presa di Gerusalemme da parte del Saladino. Il suo intento fu quella di dare ai cristiani una nuova Gerusalemme. Fece costruire undici chiese scavate pazientemente nel tufo, collegata tra loro da passaggi segreti e ricavate interamente dalla materia prima circostante; senza l’ausilio di murature, né legna né pietra.
Queste chiese, chiamate Bet (“santuario”) dovrebbero rappresentare luoghi santi. Sono divise in due gruppi e separate tra loro da un canale artificiale, metafora del fiume Giordano. Si tratta di uno dei paesaggi antropizzati e architettonici più suggestivi del mondo.
Testo di Elena Brunello | Foto web RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM
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