La Cultura del Tè in Giappone

Forse niente è tanto lontano dalla mentalità europea quanto la cultura tradizionale giapponese, quindi ben venga quest’ottimo saggio di Aldo Tollini sulla cerimonia del tè in Giappone. Già il titolo appare quasi risibile agli occhi profani di un occidentale: che ci sarà mai di interessante nel bere un tè, e soprattutto cosa di tanto degno da farci addirittura uno studio complesso e articolato? Ci viene subito in soccorso il sottotitolo: la ricerca della perfezione.

Pagina dopo pagina, impariamo, infatti, a oltrepassare un’intera serie di elementi apparentemente insignificanti – oggetti, comportamenti, movimenti, regole – per giungere a una dimensione inaspettatamente profonda dell’animo umano, ricca di implicazioni morali e spirituali. Ecco che allora la cerimonia in cui si offre agli ospiti il tè assurge non solo a simbolo metaforico di un universo intellettuale ben preciso, ma principalmente a concreto metodo di vita, stile quotidiano, filosofia etica.

In Occidente non abbiamo mai troppo amato la forma, e, ahimè, ancor meno oggi; ne fa fede un proverbio che ci pare tanto saggio quanto invece è erroneo, il famoso l’abito non fa il monaco. In realtà il monaco parte proprio dall’abito, così come il degrado – morale, intellettuale, politico, sociale, urbano, famigliare, personale – inizia dall’aspetto e dai modi in cui il soggetto si offre al prossimo e a sé stesso. Noi vogliamo convincerci e credere che la formalità non sia adatta a esprimere i sentimenti “veri”, ma in verità stiamo solo cercando una giustificazione per fare a meno di un’altra fatica da compiere, un’altra norma a cui ubbidire, solleticando, così, il nostro individualismo anarchico e spesso un po’ vile. In Giappone, al contrario, i sentimenti si palesano proprio nell’espressione della considerazione verso il prossimo, manifestandoli anche nell’esasperata esteriorizzazione della formalità.

La cerimonia del tè, di Kano Osanobu

Se nel nostro Rinascimento si portava la natura a razionalizzarsi nella misura dell’uomo, in Giappone si scavava nell’uomo per naturalizzarlo a misura della natura. A Ovest l’uomo diventava centro del cosmo proprio quando nell’Estremo Est tale centro veniva occupato dalla natura, cui l’uomo avrebbe dovuto fare riferimento. Questa ricerca antica d’armonia perfetta tra uomo e mondo vuole approdare alla quiete della mente – caratteristica di cui tanto avremmo bisogno noi Europei – e un metodo consiste proprio nella percezione del vuoto attraverso la ritualizzazione della materia: praticando il rassicurante rito, la mente si libera e assapora sensazioni nuove rigenerandosi. L’armonia è tutto in Oriente, alla base d’ogni ulteriore e successivo passo culturale – dal diritto alla crescita umana, al miglioramento civile –, laddove la competizione aggressiva sorregge sempre più la visione del mondo occidentale.

Illustrando con attenzione la cerimonia del Tè, il libro ne svela il parallelismo con la Via dello Zen, quando entrambe rifuggono la tumultuosa società mondana per rifugiarsi lontano dal frastuono, trovando pace e profondità d’animo. Distacco e isolamento che disvelano l’illusorietà dell’io caduco sommerso da sovrastrutture, facendo riemergere il proprio sé originario e autentico. Allora anche la più piccola delle cose insignificanti appare completa espressione della realtà tutta. Ciò che conta non è mai la cosa in sé, ma il significato che le si attribuisce: è sempre l’uomo che dà valore alle cose, sia un abito da monaco sia offrire un tè.

Mentre in Europa, quindi, l’arte si considerava massima espressione di libertà e creatività individuale, nel Sol Levante l’arte era divenuta, all’opposto, capacità d’autocontrollo, autolimitazione, interiorizzazione e conoscenza di sé, spogliandosi delle sovrastrutture personali. Da noi si partiva dall’io per restarci, senza andare da nessun’altra parte, e quindi trovando un vicolo cieco e disperante; dall’altro versante del pianeta si partiva dall’io per attraversare l’illusorietà della natura riapprodando a un io libero da apparenze abbacinanti, più forte e leggero.

Leggere questo libro conduce a un diverso concetto di bellezza, eleganza, concentrazione, gentilezza, amore per il prossimo e per sé stessi. Già, pare incredibile, ma la cerimonia del Tè insegna tutto questo – e molto di più – e il merito d’averlo tanto ben spiegato è ancor maggiore considerando la difficoltà da cui parte la veltanshaung occidentale. Un libro essenziale per iniziare a viaggiare nell’universo giapponese.

La cultura del Tè in Giappone – e la ricerca della perfezione, di Aldo Tollini, Einaudi – Piccola Biblioteca Einaudi, 2014, pp. 235, euro 22,00.

Testo  di Andrea Nardi | Foto  Einaudi RIPRODUZIONE RISERVATA © LATITUDESLIFE.COM

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