Gibellina, land art in Sicilia

di Elena Brunello

Viaggio all’interno del Grande Cretto di Alberto Burri. La storia del Paese di Gibellina e di come un terremoto la trasformò in opera d’arte.

“Land really is the best art”, diceva il grande artista pop Andy Warhol, sancedo con queste parole la potenza della Terra sull’Arte. Paesaggi sovrumani come le crepe infuocate del Grand Canyon, le anse gravide d’acqua del Nilo limaccioso, la scorza centenaria dei fusti delle sequoie americane e le pendici atre di lava dell’Etna sono spesso considerate tanto potenti quanto le grandi opere d’arte create per mano dell’Uomo.

Poggioreale

La Terra è Arte. Fu su questa profonda convinzione che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si sviluppò una corrente artistica in cui arte e paesaggio erano legati a doppio filo tra loro. Nasceva così la land art, termine coniato da Robert Smithson, pioniere del movimento in questione e creatore dell’opera che fece da apripista del movimento: Spiral Jetty, una spirale di roccia, terra e alghe che si allunga nel Grande Lago di Salt Lake City. La land art è stata, per molti versi, espressione diretta del rapporto intimo degli americani con il territorio naturale che li circondava. La conformazione paesaggistica le enormi e infinite distese, il territorio stesso degli Stati Uniti, hanno saputo creare, nella secondo metà del Novecento, un linguaggio artistico che dava ancora un volta voce al rapporto viscerale che l’Uomo ha con la Natura.

“Il mondo è grande ed è bello, ma è molto offeso” dice l’uomo Ezechiele in Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Il 1968 fu un anno destinato a cambiare le sorti di molte cose nel mondo; un anno di profondo cambiamento. La notte tra il 14 e il 15 gennaio un violento terremoto colpì la Sicilia occidentale ferendola in quella porzione di terra che divide Palermo, Trapani e Agrigento. Le sonnolente e assolate cittadine di Gibellina e Poggioreale, insieme a molte altre, crollarono sotto i singhiozzi rabbiosi della crosta terrestre. Gli edifici vennero inghiottiti. Di ciò che un tempo era stato costruito pazientemente dalla mano dell’Uomo rimasero solo le macerie. Molti anni più tardi, tra il 1984 e il 1989, l’artista umbro Alberto Burri trasformava il paese di Gibellina in una delle più grandiose opere di land art al mondo, ricoprendo le macerie con una colata di cemento e regalando alla Sicilia e al mondo intero un vero e proprio sudario di cemento: un mausoleo a cielo aperto, un mantello gigantesco che congelava per sempre la memoria del paese di Gibellina.

Poco lontano da questa cittadina si trova il paese di Poggioreale, fondato del XVII secolo dal marchese di Gibellina e devastato dalle terribili scosse sismiche del 1968 nella Valle del Belice. Dopo il terremoto si decise di non procedere col restauro delle rovine dell’antico Poggio dei Re. Così il paese venne ricostruito poco più a valle, mentre l’antica Poggioreale diventava una città fantasma. Il tessuto urbano rimase, per qualche surreale motivo, quasi completamente intatto. Oggi Poggioreale si può visitare camminando per le sue strade, tra gli scheletri degli antichi edifici su cui batte impietoso il sole feroce della Sicilia e su cui si arrampicano ormai le piante selvatiche. Una visione surreale che si pone in netto contrasto con quella di Gibellina, i cui edifici sono invece stati inghiottiti dal Grande Cretto di Burri.

Il Grande Cretto di Gibellina

Pittore, artista e medico. Alberto Burri, comparso a Nizza nel 1995, fu il più grande interprete italiano della land art. Fu negli Stati Uniti, nell’immensità dei grandi deserti del Texas, dove era stato fatto prigioniero dagli americani durante la seconda guerra mondiale, che cominciò a dipingere. Quando Ludovico Corrao, sindaco di Gibellina, lanciò un appello ad artisti di fama internazionale per creare un’opera che celebrasse la memoria del tragico evento di quella notte di gennaio, Burri decise di intervenire sui ruderi inglobando l’intero paese in un labirinto di cemento le cui crepe e fenditure ricordano sia le ferite subite dal paese che la terra arsa dal sole di Sicilia. Così della cittadina non rimase più nulla, se non quest’opera d’arte di dimensione gigantesche. Gibellina Nuova venne ricostruita poco più lontano, con l’aiuto di numerosi artisti del calibro di Ludovico Quaroni e Pietro Consagra. Oggi, a cento anni dalla nascita del grande artista, il Grande Cretto si raggiunge percorrendo la Strada Statale 119, tra la Riserva Naturale Integrale della Grotta di Santa Ninga e Salaparuta. ? eb

Foto Vittorio Sciosia | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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