Puebla è situata in una fertile vallata tra montagne, boschi, fiumi e zone semi-desertiche. E’ affiancata da due vulcani (nota caratteristica del paesaggio messicano), il Popocatepetl (attivo e che spesso si vede fumare), il cui nome significa “La Montagna fumante”. Alto 5.452 metri rappresenterebbe, secondo una leggenda azteca, un guerriero che veglia con una torcia in mano l’amata morta Iztaccihuatl (la “Donna Addormentata”, l’altro vulcano alto 5.286 metri). Le due grandi montagne, i cui ghiacciai ricoprono tutto l’anno la sommità dei crateri, dominano l’autostrada da Città del Messico a Puebla con le loro imponenti sagome. Quando il vento disperde la nebbiolina, il loro elegante profilo sovrasta la città.
Puebla è stata fondata dagli Spagnoli nel 1531 con il nome di “Ciudad de Los Angeles”: è la città messicana con maggior affinità culturale con gli spagnoli i quali, provenienti dalla regione di Talavera, esportarono qui la loro abilità nel costruire piastrelle per ornare le abitazioni coloniali di mattoni rossi. La “Città degli Angeli” forse ha un nome pretenzioso, ma uno stuolo di angeli barocchi abita davvero la sua miriade di belle e originali chiese (ben 360).
La più grande chiesa del Messico, San Domingo di Guzmán, costruita nel XVI secolo è famosa per la “Cappella del Rosario”: decorata in oro che ricopre ogni centimetro della cappella. Dall’effetto mozzafiato, rappresenta uno dei principali tesori barocchi della città con angeli e santi scolpiti che si affacciano a guardare i fedeli.
La piazza o “Zocalo”, è il cuore pulsante di Puebla, tutto verde di piante al suo centro, con il bianco monumento agli Angeli protettori della città. La piazza è circondata da palazzi porticati e da una fiancata della Catedral Major, con la sua balaustra di metallo tutta sormontata da piccole statue di Angeli. Dedicata a San Domenico, i suoi due campanili sono i più alti del Messico, ma nati con un secolo di distanza l’uno dall’altro.
Quando le prime luci della sera trasformano la città in un grande presepe, dentro le chiese barocche immagini di santi dai tratti orgogliosamente spagnoli scivolano lentamente nel buio delle navate in un’atmosfera velata di sottile malinconia. I suoni attutiti della città sembrano arrivare da un tempo lontano e le sontuose decorazioni degli altari (retablos) raccontano la storia di questa affascinante città simbolo della vitalità culturale del Messico.
Il centro della città è ricco di edifici in stile coloniale, motivo per cui è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, titolo meritatissimo per il fascino non solo dei suoi antichi monumenti, ma anche per le strade acciottolate dove la musica e gli odori di cibi speziati accompagnano ad ogni ora l’animazione dei mercati, come il “Mercato Parian”, un luogo pieno di colori e profumi: qui gli occhi sono divisi tra la curiosità dei mille oggetti artigianali in vendita e l’ammirazione per le case coloniali dai colori sgargianti. Passeggiare nel centro storico che è in gran parte pedonale è divertente, la città anche fino a tarda notte è animata con locali e ristoranti aperti. Inoltre, è facile orientarsi perché la pianta è di tipo romano: asse cardo-decumano e vie parallele numerate progressivamente.
Moltissime case a Puebla hanno le facciate decorate con mosaici di ceramica Talavera, in forme geometriche o in dipinti che raffigurano luoghi, persone o composizioni curiose come la rossa “Casa de los Muñecos”, (casa delle bambole) con grandi figure di burattini che sbeffeggiano la famiglia rivale proprietaria del dirimpettaio sontuoso palazzo. Ci sono scorci molto belli, come la Piazza degli Artisti, con rossi palazzi coloniali e una bella fontanella centrale, luogo dove i pittori locali espongono le loro opere o ancora la bella piazza del Teatro Municipal, o la Plaza de los Avios, dove ci sono il mercatino degli uccelli e quello dell’antiquariato.
In Calle de Santa Clara si trovano negozi con i più famosi dolci di Puebla. La strada prende il nome dall’ex-monastero delle Clarisse che già nel XVIII secolo preparavano una prelibata bevanda a base di acquavite, latte, uova, zucchero e cannella e deliziosi dolci e biscotti.
Storia, ma non solo
Storie e leggende vecchie, ma che sembrano ancora vive dietro i massicci portoni che nascondono silenziosi patii inondati di fiori o nel reticolo delle strade lastricate dove la luce prende i colori accesi dalle facciate e la patina del tempo ha solo accresciuto la magia di questo Messico spagnolo, romantico e coloniale. Puebla è una città ricca di tradizioni, folklore e cultura popolare, con forti legami alla religione e alla spiritualità.
Dia de los muertos
Sociologi e scrittori hanno scritto migliaia di pagine per spiegare l’intrigante e unico rapporto che i messicani hanno con la morte, una presenza esorcizzata in molti modi, spesso con un’ironia spinta oltre i confini dell’assurdo. Il “Dia de los muertos” è un’ottima occasione per capire questo aspetto peculiare dell’anima messicana quando in molte zone del Paese, come a Puebla, le celebrazioni ridanno vita alla tradizioni religiose precolombiane. Le famiglie preparano altari nelle case in onore dei propri morti e nella notte che precede il due Novembre l’intera popolazione si reca nei cimiteri dove porta cibo e bevande, le “ofrendas”, trascorrendo la notte in un intenso dialogo con i defunti.
A Puebla, il 5 maggio 1862 vi ebbe luogo una battaglia nella quale le forze di invasione francesi tentarono di conquistare la città. L’esercito e la popolazione locale furono, però, in grado di respingere l’attacco e da allora quello scontro rappresenta una delle vittorie militari più importanti del Messico.
Biblioteca Palafoxiana
Si trova nei pressi della Cattedrale, lunga circa 45 metri, fu fondata nel 1646 da Juan de Palafox. Questo gioiello fu la prima biblioteca pubblica nel Messico coloniale ed è considerata una delle prime delle Americhe. Ha più di 45.000 libri e manoscritti, che vanno dal XV al XX secolo. Contiene numerosi testi religiosi comprese scritture ebraiche tradotte in spagnolo. Una vera rarità!
Per gli appassionati in questa città c’è anche il Museo della rivoluzione. Il museo Bello y Gonzales conserva dipinti e curiosità, mentre il Museo Amparo è dedicato all’arte precolombiana; imperdibile è la “Casa della Musica di Vienna a Puebla”.
A nord ovest di Puebla, si trova la piramide di Cholula che misura 500 metri per lato ed è alta 64 metri. È considerata la piramide più grande mai costruita dall’uomo, con i suoi 4,5 milioni di metri cubi. Oggi appare come una collinetta naturale ricoperta d’erba, suddivisa in quattro gradoni. Originariamente aveva, come molte piramidi messicane, 365 gradini, a simboleggiare i giorni dell’anno. Sulla sua sommità, dove una volta si trovava il tempio, c’è la chiesa cattolica “Nostra Signora dei Rimedi”, risalente al 1594.
Il Tempio di San Francisco a San Andrés Cholula, ha una facciata e le decorazioni interne tutte in azuleijas e ceramica Talavera. Una “chiesa di porcellana” come è stata definita, sfavillante di colori accesi: l’interno ha elementi barocchi e una pala d’oro sull’altare che ricordano la Cappella del Rosario di Puebla.
Il Museo Regionale di Cholula si trova nella ex Ospedale Psichiatrico di Nostra Signora di Guadalupe, edificio storico inaugurato nel 1910 dal presidente Porfirio Diaz. Oggi ha otto sale espositive in cui sono legati la storia e lo spirito di Cholula. Ci sono anche stanze dedicate a pezzi di artigianato tradizionale dello stato come Talavera Poblana e ceramiche.
Puebla, oltre ad essere uno dei primi centri di produzione di mele di tutto il Messico, è sede di un importante stabilimento Volkswagen che produce il “Maggiolino”.
E, per finire? Spettacolare e da non perdere un giro in funivia da dove ammirare a 360° uno splendido panorama della città.
Dove dormire
Hotel El Marqués del Ángel – www.hotelmarquesdelangel.com
Situato in uno dei quartieri più tipici di Puebla in posizione centralissima, questo Hotel ha conservato elementi che testimoniamo il passare del tempo e che permette di immaginare la vita nel XVII secolo, il tutto in un’atmosfera suggestiva e tranquilla. Infatti, “Il Marchese degli Angeli” all’interno è un “mix” di dettagli che vanno dall’architettura alla decorazione classica (quadri, incisioni, terrecotte talaveras e oggetti d’antiquariato sono abbinati con gusto) e alla gastronomia tipica poblana, anche rivisitata in modo creativo. Le camere che danno sulla strada al primo piano, sono belle e confortevoli quelle interne sono disposte intorno a un bel patio: l’arredamento è d’epoca. Soggiornare qui è come vivere in un film sul Messico coloniale…
Dove mangiare
E’ impossibile dimenticare la cucina di Puebla che ha fama di essere una delle migliori del Messico. Su tutti i cibi domina il “Mole Poblano”, una salsa che contiene oltre 50 ingredienti e un’elaborata preparazione, ma sostanzialmente a base di cioccolato piccante con noce moscata, usata per condire principalmente le carni. La rinomata cucina della città vanta anche altre specialità tra cui la “Tinga de Puebla”, che consiste in carne a striscioline o tocchetti con pomodoro a pezzetti, prezzemolo, cipolla soffritta e naturalmente peperoncini verdi piccanti, il tutto servito sopra tacos o tortillas. E poi i dolcetti di marzapane che mai ci si aspetta di trovare in Messico, ma sono invece proprio tipici di Puebla.
I colori della bandiera
Il 16 Settembre, giorno dell’indipendenza nazionale, il “Chile en Nogada” è su tutte le tavole messicane, non per niente i suoi colori, bianco, rosso e verde, sono quelli della bandiera, infatti, il peperone “poblano” farcito con carne e frutta è presentato nappato con una salsa bianca di formaggio dolce e noci, cosparsa di chicchi di melograno e prezzemolo. Questo famoso peperone è presente anche nel “Mole Poblano”, la salsa più conosciuta di tutto il Paese, e nel “Mole Poblano de Guajolote”, un gustoso spezzatino di tacchino.
Ristorante Augurio
Elegante e famoso per i piatti della cucina tradizionale, è un’istituzione a Puebla anche per i piatti messicani che sono stati rivisitati con ottimi risultati. Vecchie foto e oggetti artigianali rendono particolarmente suggestivo pranzare o cenare in questo locale.
Info: www.visitmexico.com
Testo di Stefania Bortolotti | Riproduzione riservata Latitudeslife.com
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