Premesso che oggi nessuno può indicare con certezza un Paese a rischio zero per il Covid-19, ce ne sono alcuni che offrono maggiori garanzie di sicurezza sanitaria e nel contempo sono classiche mete della nostra stagione fredda. Svariate le richieste perché qui il turismo riapra.

Uno stacco, una settimana o più, magari un tempo lungo per chi può permetterselo. Fuggire dall’inverno alla ricerca di clima mite, relax, mare, atmosfere diverse. Fino a ieri era semplice. Ora tutto dipende dalle regole stabilite nei vari DPCM per i viaggi dall’Italia all’estero e viceversa. Così molte delle mete più ricercate della stagione fredda, dalle Maldive alle Seychelles, da Zanzibar a Capo Verde, non sono raggiungibili per turismo. E questo indipendentemente dal livello di contagi registrato nei diversi Paesi e degli sforzi fatti per garantire una buona tutela sanitaria.

Si muovono le agenzie di viaggio
È il motivo per cui il mondo delle agenzie di viaggio si sta muovendo e sono in corso iniziative per chiedere al Governo italiano l’istituzione di speciali corridoi turistici verso i Paesi che dimostrino di essere a basso rischio di contagio. In pratica per arrivarci e rientrare sarebbe così sufficiente la presentazione di test PCR negativo all’andata e al ritorno. Un provvedimento fondamentale per far ripartire un settore in grave crisi e contemporaneamente dare una mano a Paesi dove il turismo è una voce portante dell’economia.
Una petizione per riaprire al turismo

Un’iniziativa analoga è stata il lancio di una petizione (#vogliamoviaggiare) da parte di operatori turistici ed economici di Capo Verde, e cittadini stranieri interessati, diffusa attraverso Capo Verde Go. Lo scopo è richiedere alle autorità italiane l’inserimento dell’arcipelago del sole tutto l’anno fra i Paesi in cui si possa tornare a viaggiare per turismo, con le sicurezze del caso.
Diversi i motivi che hanno dato origine alla raccolta firme. 7 mesi di chiusura sono tanti per un Paese che vive per lo più di turismo. Delle 10 isole che formano l’arcipelago, tre (Sal, Boa Vista e São Vicente) hanno un’economia basata quasi esclusivamente sul turismo. Con il lockdown e il fermo dei voli charter, la chiusura dei villaggi e degli hotel e di tutto l’indotto, hanno visto azzerarsi introiti e lavoro.
Adeguamento delle misure sanitarie nell’arcipelago
Il 12 ottobre scorso il Governo capoverdiano ha deciso di riaprire le frontiere al turismo, dopo aver intrapreso tutte le misure di contenimento del virus per consentire una vacanza in sicurezza.
Queste comprendono: misurazione di temperatura e alcol gel all’entrata di hotel, ristoranti, bar e negozi, segnali a terra e verticali per distanziamento fisico, mascherina obbligatoria fino al raggiungimento del tavolo o alla camera d’albergo, centro dedicato all’isolamento di eventuali turisti positivi, ambulatori per le emergenze aperti 24h. Il marchio di certificazione “Turismo Seguro” permetterà ai turisti di identificare quelle strutture certificate e controllate dal Governo.
Dall’inizio della pandemia a Capo Verde ci sono stati in totale 94 decessi e soprattutto sull’isola poco turistica di Santiago dove c’è la maggior concentrazione di popolazione, solo 9 nelle tre isole più turistiche.
Tanti turisti stanziali

I promotori ritengono che l’apertura delle frontiere potrebbe consentire anche al pubblico italiano di scegliere se andare in un luogo alternativo durante la seconda ondata di contagi da Corona Virus. Ma naturalmente garantendo le opportune misure di prevenzione sanitaria, e per questo motivo il tampone in entrata e in uscita sarà obbligatorio.
Oltre ai charter settimanali che portano i turisti a Capo Verde per vacanza di una o due settimane, c’è un importante flusso di persone che hanno scelto di vivere lì una parte dell’anno, svernando. Sono i turisti stanziali con case di proprietà o in affitto, che in questo frangente possono rappresentare un primo passo verso una riapertura graduale, anche a breve. Sono proprio loro i maggiori sostenitori dell’istanza di apertura e della raccolta firme.
Per tutte queste motivazioni nella petizione (che scade il 7 di novembre) vi è la richiesta al Governo italiano affinché Capo Verde possa fruire delle stesse modalità previste per la lista C dell’attuale DPCM, (e cioè quella dei Paesi dove è possibile viaggiare per turismo dietro presentazione di Test PCR negativo all’andata e al ritorno). Secondo i promotori una richiesta lecita e importante per fare in modo che anche i vettori, le strutture, i grandi player e i tour operator possano pianificare e programmare le riaperture.
Per chi volesse aderire alla raccolta firme: capoverdeGO
Testo di Gianfranco Podestà, foto di Simone Magrin e Gianfranco Podestà|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com –
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