Enoturismo e e-bike in Valpolicella

Comoda da raggiungere, facile da vivere, a due passi dal Garda e dalla romantica Verona. Patria di vini storici e marmi pregiati. La Valpolicella ha un’anima dolce che ti avvolge appena sali un colle, tra vigneti e antiche pievi, campi fioriti e piccoli borghi.

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In bici tra i vigneti della Valpolicella ©Marco Santini

Leggenda vuole che, passato a miglior vita, un uomo di Valpolicella venisse accolto in Paradiso da San Pietro. Ma seppur buono d’animo, la dedizione al vino generoso di tanti anni lo rendeva un po’ troppo esuberante per i costumi dell’Eden. Raccogliendo le lamentele di angeli e santi, San Pietro escogitò uno stratagemma. Aprì le porte e da fuori prese a gridare a gran voce: “El vin de Valgatara! A un soldo a la guistara!”. Essendo la guistara una caraffa ben capiente, il beone ingolosito si precipitò subito alla porta, dando il tempo al celebre guardiano di chiuderlo fuori.

Questa piccola storia intendeva un tempo essere monito verso gli eccessi cui spesso indulgevano gli abitanti della valle. A onor del vero, però, non risulta che l’uomo in questione si sia poi lamentato di aver perso il Paradiso per ritornare fra le splendide vigne e ai piaceri della sua terra.

Il Paradiso può attendere

Panorama da S. Giorgio di Valpolicella

Senza disconoscere l’importanza della virtù, lasciate che gli si esprima almeno solidarietà. Perché dopo aver conosciuto tanti aspetti della Valpolicella, ci vuole poco a capire quanto sia facile farsi catturare dal buon vivere di queste contrade. Intanto non facciamoci fuorviare da certe arterie trafficate della parte pianeggiante e pre-collinare, corridoio principale verso il nord Europa. O dall’urbanizzato piuttosto anonimo che si incontra ormai, come un po’ ovunque, sul loro tracciato. Prendiamoci il tempo e il “lusso” di una passeggiata, di una pedalata o di un’escursione con andamento slow nei campi, fra i colli terrazzati, verso le Prealpi Veronesi a un tiro di schioppo. E la Valpolicella ci svelerà i suoi incanti e i suoi tesori, con semplicità e simpatia.

Valpolicella lovers

Ma prima un po’ di geografia. Il suo territorio comprende in buona sostanza le vallate dei tre torrenti (detti progni) che scendono dai Monti Lessini, a ovest di Verona, ovvero Negrar, Marano e Fumane. Mentre a sud e a occidente è delimitato dal fiume Adige. Attenzione: stiamo parlando appunto di confini geografici. Perché per quanto riguarda la produzione vinicola a questa zona detta Valpolicella Classica (con molte delle cantine antiche) ne vengono associate altre due, spostandosi a est: quella della Valpantena e quella Estesa Orientale. Tornando alla nostra meta per la sua posizione strategica e privilegiata la Valpolicella (“Classica”) è stata scelta come luogo di insediamenti fin dall’età della Pietra. Lo testimoniano ritrovamenti archeologici e la grotta che fu abitata dall’uomo di Neanderthal, nei pressi di Fumane.

L’amarone, il pregiato vino della Valpolicella. Questto è il De Buris di Tommasi Viticoltori, pluripremiato

Quando arrivarono i Romani, qualche millennio dopo, vi trovarono il popolo degli Arusnati, di origine etrusca. E capirono che costoro stavano seduti su una terra speciale. Ottima per la vite, i cereali, l’olivo e colma di marmi, tra cui quello rosso, elegante e solido. Impiegato anche per parti dell’Arena di Verona e, come gli altri locali, ambito dai patrizi per le proprie sontuose ville, e successivamente utilizzato in molti edifici e monumenti di pregio nella città scaligera.

Nonostante i profondi cambiamenti avvenuti dall’epoca romana a oggi, vino, marmo e olio (in particolare i primi due) sono ancora prodotti simbolo della Valpolicella. Soprattutto i wine lovers – versione attuale e patinata dell’esiliato dall’Eden – si danno appuntamento qui per soggiorni di grande soddisfazione andando per cantine, ristoranti, trattorie e botteghe colme di ghiottonerie. Gli amanti della valle, persino gli astemi, sono del resto tantissimi.

Il Borgo sconsigliato ai pigri

Molti si fermano per un week end o periodi più lunghi, per rilassarsi, fare trekking o pedalare fra vigne, boschi e piccoli borghi, oppure provare l’ebrezza di escursioni che uniscono la bici al rafting, il quad alla canoa. E poi ci sono chiese e pievi, ville storiche, piccoli capolavori architettonici immersi in una campagna rigogliosa. Stabilita la loro base nell’accogliente Valpolicella, in meno di mezz’ora d’auto raggiungono il Garda, o Verona, magari per una serata emozionante all’Arena.

I nuovi allestimenti per le scenografie di Aida, stagione 2021. L’Arena è sempre un’esperienza unica

Percorrendo le strade e i sentieri di Valpolicella, scavallando dorsali ammantati di vite su terrazze in pietra (le marogne), fino alle terre alte, tante le scoperte.  Con una salita meno docile dell’apparenza si raggiunge San Giorgio, frazione del comune di Sant’Ambrogio, inserito fra i Borghi più Belli d’Italia. Chi intendesse arrivarci in bici sappia che il soprannome locale è, opportunamente, San Giorgio Ingannapoltron, cioè inganna pigri. Quindi un po’ di fiatone è da mettere in conto, a meno che non si disponga di un mezzo a pedalata assistita, molto facile da trovare anche a noleggio.

In lista d’attesa per un matrimonio seducente

Il borgo dalle case tradizionali e stradine lastricate è delizioso. La terrazza nella piazzetta principale offre una vista strepitosa sulla piana e le colline fino al Lago di Garda. Accanto, nell’area dell’antico castrum, la Pieve barbarico-romanica risalente al VII-VIII secolo e parzialmente modificata agli inizi del XII secolo poggia su resti di edifici di culto molto antichi. L’interno, sobrio e solenne, parzialmente affrescato, è estremamente suggestivo. Tanto che per riuscire a sposarsi qui occorre prenotare con un paio d’anni d’anticipo: un bel test per la tenuta dei fidanzamenti.

La Pieve romanica di San Giorgio, fra i Borghi più Belli d’Italia. Per sposarsi qui una lunga lista d’attesa.

Nella fiancata meridionale della chiesa si trova il chiostro, un piccolo gioiello architettonico, con capitelli e colonne tutti diversi, che si illumina di rosso al tramonto. Sul retro della Pieve sono presenti resti di costruzioni dell’Età del Ferro tra cui una cisterna scavata. Dal lato opposto, verso la piazza, il museo-antiquarium raccoglie tutti i reperti della preistoria dell’età romana trovati nel paese e nei suoi dintorni. Questa è già zona di cave di marmo e di pietra, e alcune sono visitabili.

Il chiostro, dal colonnato in tonalità cangianti e forme eterogenee.

Sentieri fra storia e natura

Intorno s’incontrano alcune zone vitate fra le più preziose della valle, come le parcelle denominate De Buris di casa Tommasi. Una rete di sentieri conduce a siti suggestivi nell’area di Sant’Ambrogio. Sono percorsi naturalistici che attraversano una gran varietà di ambienti e panorami. Fra i più consigliati quello che raggiunge la frazione di Monte, caratteristica per antiche corti e abitazioni in pietra, situata sulle pendici meridionali del Monte Pastello. Siamo in un sito dominante sulla via per la Val d’Adige, e per questo gli Austriaci nell’Ottocento vi costruirono il poderoso Forte Mollinary.

Vigne di Amarone fra le più pregiate della Valpolicella Classica. Qui si trovano le parcelle De Buris di Tommasi, con i tipici cespugli di rose in testa al filare.

La vista spazia dalla “Chiusa di Ceraino”, collegata con l’abitato di Monte da una vecchia strada militare fino all’altro forte voluto dagli Austriaci, sulla sponda opposta.  È quello denominato Rivoli o Forte Wohlgemuth, per un sistema di controllo apparentemente solidissimo. Il paesaggio, così austero, è ingentilito da ulivi, ciliegi, macchie boschive, vigneti ed ex cave di marmo Rosso Verona e Nembro dalle sfumature inconfondibili. Per gli appassionati di istallazioni militari vale la pena di segnalare anche il Forte di Ceraino, presso Dolcè, voluto da Radetzky per rafforzare lo sbarramento verso il Brennero, e il Forte Tesoro a Corrubio di Sant’Anna d’Alfaedo. Posto già al limite nord della Valpolicella, risale ai primi del Novecento.

Il sigillo di Dante, le ville patrizie, le pitture misteriose

Altro ragguardevole patrimonio della valle sono le ville nobiliari. Eccone alcune. Rimanendo nel territorio di Sant’Ambrogio si tocca con mano la vicenda dell’esilio del Sommo Poeta nel Veronese. Villa Serego Alighieri è il cuore della tenuta di Casal dei Ronchi che Pietro, il figlio di Dante, acquistò nel 1353. Ancora oggi la magnifica residenza, immersa nei vigneti, è posseduta dai discendenti, impegnati nella conduzione dell’azienda agricola, vitivinicola e della foresteria.

Ad Arbizzano di Negrar non si può restare indifferenti di fronte alla magnificenza di Villa Mosconi Bertani, già cantina nel 1500, edificata tra l’inizio e la seconda metà del Settecento. Interni pregevoli, un parco romantico e il primato nell’invenzione dell’Amarone. È considerata un capolavoro del Rinascimento per essere stata concepita tra la fine del 1440 ed il 1562 Villa Della Torre di Fumane, ora relais e nota azienda vitivinicola. Citazione a parte per Villa Quaranta, a Ospedaletto di Pescantina, risalente alla seconda metà del XVI secolo, che all’interno ospita una chiesetta romanica dove è possibile sposarsi. Accanto alla struttura originale, e nello stesso complesso, si trova un ampio parco termale.

Villa Quaranta, con la torre medievale e la parte dell’edificio trasformata in ristorante, a Ospedaletto di Pescantina.

La natura riserva altre meraviglie. Già sulle alture di Lessinia il ponte di Veja è un gigantesco arco naturale, il più grande d’Europa. Tanto impressionante da ispirare il Mantegna, che lo inserì sullo sfondo della Camera degli Sposi, affresco del palazzo Ducale di Mantova. Ma non sfuggì allo stesso Dante, si dice, per concepire il funesto scenario delle Malebolge, l’ottavo cerchio dell’Inferno della Divina Commedia. Non molto distante ecco il Parco di Molina, poco discosto dall’omonimo piccolo borgo medievale, così nominato per i tanti mulini di un tempo.

Il silenzio regna fra prati, boschi e pareti scoscese rotto improvvisamente dal salto delle acque del Vaio (rio) delle Scalucce e del Vaio di Molina. Provocando un piccolo brivido, che si potrà facilmente amplificare attraversando l’impressionante ponte tibetano sospeso alto oltre 50 metri. Il ponte collega i territori di Marano e Sant’Anna d’Alfaedo, superando il baratro della Valsorda. Intorno a tutti questi luoghi, caverne e pareti con iscrizioni rupestri misteriose fatte risalire al Paleolitico.

Vini e bontà che non si scordano

Per quanto si scelga di viaggiare lento le suggestioni di Valpolicella finiranno per avvolgerci in un vortice. Costituito dal sommarsi di tante bellezze e corroborato da vini inimitabili, come Amarone, Ripasso, Recioto, contesi da intenditori di tutto il mondo. Senza contare i prodotti tipici di una terra prolifica che non si fa mancare nulla. Olio sopraffino, tartufi, ortaggi e frutta (fantastiche ciliegie di Marano, di Cazzano di Tramigna, e poi la Giorgia e la Celeste).

A seguire salumi genuini (sopresse, salami, salamelle, mortadelle, cotechini, lardo, pancetta, speck e prosciutti) e formaggi nostrani, tra cui il rinomato Monte Veronese. E lasciandola a malincuore, se la testa un poco ci girerà, nel caso San Pietro volesse chiederci conto della nostra ebrezza, avremo se non altro un portfolio di alibi più che verosimili da sottoporgli.

Una sosta golosa nella tradizione

Trattoria dalla Rosa Alda – San Giorgio di Valpolicella

Locale genuino e accogliente, anche piacevole locanda, nel cuore del Borgo. Piatti della tradizione di Valpolicella, ottime paste tirate a mano, menù stagionali con un occhio alle preziose erbe di campo impiegate in diverse preparazioni. Nella bella stagione si mangia sulla terrazza interna riparata da un fronzuto pergolato di vite americana. Una scala conduce alla cantina, antro antico arricchito da bottiglie selezionate, in cui scegliere il degno accompagnamento delle ricette locali. Tra le specialità, Gnocchi di pane ed erba amara con ricotta di pecora, Pappardelle 40 tuorli con tartufo nero e fonduta di Monte Veronese. Nei secondi Brasato all’Amarone con polenta “Marano”, Tagliata di manzo all’amarone cotta al fogolar (l’antico camino).

Testo e foto di Teresa Scacchi e Gianfranco Podestà |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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