Abano Terme guarda con ottimismo al prossimo 2022 diversificando l’offerta e puntando al mondo dell’arte con due mostre da non perdere.

Ad Abano Terme, seconda località veneta dopo Venezia più “cliccata” sul web e venticinquesima località per arrivi in Italia, con 2 milioni di presenze, si guarda avanti. Due importanti mostre d’arte, una iperrealista e l’altra fotografica-biografica, chiuderanno il 2021 e inizieranno un 2022 con tante speranze di ripresa e la certezza di avere utilizzato al meglio lo spazio espositivo di Villa Bassi Rathgeb.
Le Terme Euganee, a pochi chilometri da Padova, le quattro località ben note come Montegrotto, Galzignano, Battaglia e, appunto, Abano, sono di certo un polo riconosciuto a livello europeo per la salus per aquam, ma non si limitano a quest’aspetto.
Villa Bassi Rathgeb, un nuovo museo ad Abano Terme

Abano Terme, la località più dinamica, solo tre anni fa, poco prima della pandemia, aveva inaugurato Villa Bassi Rathgeb, un museo per la città nella città che, nonostante i problemi contingenti, ha funzionato in maniera egregia da catalizzatore di attenzione e cultura, grazie all’opera del Direttore del Museo Michela Zanon e del vicedirettore Chiara Marangoni ma soprattutto grazie alla visione dell’assessore alla cultura, Cristina Pollazzi.
«Non ci siamo mai fermati e il tempo ha premiato la nostra scelta – spiega Cristina Pollazzi nel presentare le nuove iniziative – E’ questo il senso e la sintesi del lavoro e dell’impegno che hanno portato l’attuale realtà artistica e culturale della nostra cittadina a potersi vantare di un nuovo fiore all’occhiello che verrà ospitato nel Museo Villa Bassi Rathgeb, la struttura museale che vorremmo far diventare polo territoriale e punto di riferimento indiscusso per il panorama artistico e culturale».

Un successo costruito di mese in mese, grazie anche allo staff dell’Ufficio Cultura e la collaborazione dell’equipe di CoopCulture coordinata dal direttore del Museo Michela Zanon, in un susseguirsi di appuntamenti in crescendo.
La mostra su Luigi Pellanda
«Attualmente a Villa Bassi ospitiamo un’interessante mostra dedicata alla pittura di Luigi Pellanda – racconta Cristina Pollazzi – che durerà fino al 9 gennaio 2022. Possiamo etichettarlo come “il Caravaggio del Brenta” ma c’è molto altro».
Luigi Pellanda, affermato artista vicentino, preferisce il silenzio e la quiete del dietro le quinte piuttosto che le luci della ribalta. Carattere, riservatezza, concentrazione sulle sue opere? L’importante è il risultato che scaturisce dal suo talento, della sua istrionica poliedricità, della sua carriera e del suo originale percorso artistico. Tutto ciò è chiaro nella mostra, “Oltre l’apparenza”, un racconto della pittura di Pellanda in 35 anni di “Iperrealismo”.

A cura di Chiara Marangoni, vicedirettore del Museo, la rassegna accoglie oltre 70 opere di Pellanda e le fa dialogare con una selezione delle sue fotografie e incisioni, a simbolo e sintesi della complessità del suo iter. Classe 1964, l’artista coltiva la passione per l’arte fin dai primi anni settanta passando dall’incisione, alla fotografia, dalla pittura alla scultura.
Pellanda deve la sua cifra artistica ad un incontro, quello con i dipinti del Caravaggio, già dai tempi della scuola, il suo ideale obiettivo di un modo di fare pittura improntato ai forti contrasti e ai giochi di luci e ombre.
La sua opera si concentra sui temi della natura, tanto che, armato di macchina fotografica, trascorre la maggior parte del suo tempo libero tra la fauna e la flora del fiume Brenta, catturandone le mille forme in cui si esprime: fiori, alberi, piante, animali, ispirazione irrinunciabile della sua pittura.
Le opere che dipinge sono infatti, precedute da innumerevoli scatti fotografici (circa 50/100 scatti per ogni dipinto, prima dell’era digitale), per cogliere ogni particolare, per catturarne la magia, per fissare l’istante perfetto e, successivamente, reinterpretarlo pittoricamente.
E’ da qui che da parte dei critici scaturisce un riferimento ad un altro grande Maestro dell’arte, il pittore fiammingo Pieter Bruegel.
La mostra dedicata a Robert Capa

Il 2022, invece vedrà l’inaugurazione di un’ulteriore, interessante mostra dedicata al grande fotografo Robert Capa.
«Sarà un modo inconsueto di scoprire un artista dell’obiettivo che ha alle sue spalle una vita vissuta davvero “on the edge” – spiega il curatore Marco Minuz – dal 15 gennaio al 5 giugno 2022 Villa Bassi ospiterà le opere del grande fotografo reso famoso dalle immagini di guerra, ma che aveva un mondo di intuizioni alle sue spalle».
La mostra dedicata a Capa lo colloca fuori dallo schema classico dell’inviato di guerra, che pur tuttavia, lo rese famoso e che ha anche posto fine alla sua avventurosa vita. Ci mostra “l’altro Capa” come testimonia il titolo della mostra: Fotografie oltre la guerra, frase emblematica dello stesso Capa, che pone l’attenzione proprio sui reportage meno conosciuti del grande fotografo, morto sul campo in Vietnam, mettendo un piede su una mina nel 1954, a soli 40 anni.
Sarà possibile ammirare reportage poco noti, ma non meno importanti e potenti, che Marco Minuz, il curatore, ha voluto evidenziare per ritrarre quel Capa che pochi conoscono. L’esperienza bellica è stata al centro della sua attività di fotografo: la guerra civile spagnola, la resistenza cinese di fronte all’invasione del Giappone, la seconda guerra mondiale e quella francese in Indocina (1954), a soli 40 anni.
Era famoso il suo motto:“se non hai fatto una buona fotografia, vuol dire che non ti sei avvicinato a sufficienza alla realtà”, ma il suo lavoro non si limitò esclusivamente a testimoniare eventi drammatici, spaziò anche in altre dimensioni non riconducibili alla guerra.
«E’ proprio da qui che prende avvio l’originale progetto espositivo a Villa Bassi Rathgeb per esplorare, attraverso un centinaio di immagini, parti del lavoro di Capa ancora poco conosciute – prosegue l’assessore Pollazzi – Ci piaceva l’idea di esplorare il rapporto del fotografo con il mondo della cultura dell’epoca con ritratti di celebri personaggi come Picasso, Hemingway e Matisse, mostrando così la sua capacità di penetrare in fondo nella vita delle persone immortalate.
E’ altresì affascinante la sezione dedicata ai suoi reportage dedicati a film d’epoca. Fu infatti fotografo di scena di Ingrid Bergman, grazie alla storia d’amore con la diva svedese, nel capolavoro di Alfred Hitchcock Notorius. Insomma una storia interessante di questo artista ungaro americano e della sua macchina fotografica».
Robert Capa e il cinema

Nell’arco di pochissimi anni Capa si confronterà con mostri sacri del grande schermo: Humphrey Bogart e John Houston, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, fino a privilegiare nella sua ricerca artistica, il confronto con i grandi maestri del neorealismo, come le straordinarie immagini colte sul set di Riso Amaro, con intensi ritratti di Silvana Mangano e Doris Dowling.
Completa il percorso della mostra la sezione dedicata alla collaborazione tra lo scrittore americano John Steinbeck e Robert Capa che darà avvio al progetto “Diario russo”.

Nel 1947 Steinbeck e Capa decisero di partire insieme per un viaggio alla scoperta di quel nemico che era stato l’alleato più forte nella seconda guerra mondiale: l’Unione Sovietica. Ne emerse un resoconto scarno, onesto, privo di risvolti ideologici sulla vita quotidiana di un popolo che non poteva essere più lontano dall’American way of life.
Il racconto della vita tra Mosca, Kiev, Stalingrado e nella Georgia sono il distillato di un viaggio straordinario e un documento storico unico di un’epoca, salutato dal New York Times come “un libro magnifico”.
La mostra prosegue con una serie di fotografie realizzate in Francia nel 1938 e dedicate all’edizione del Tour de France di quell’anno, con l’attenzione focalizzata prevalentemente sul pubblico rispetto alle gesta sportive degli atleti. Non manca una sezione dedicata alla nascita dello Stato d’Israele.
Robert Capa, ungherese di origine ebraica, emigrato in Germania e poi in Francia e negli Stati Uniti, fondatore dell’agenzia Magnum Photos, era giunto sul posto per documentare la prima guerra arabo-israeliana del 1948. E’ proprio da Magnum, una “intuizione” di Capa per salvaguardare il “copyright”, che vengono le foto esposte.
Testo di Massimo Terracina|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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