Turismo Archeologico, il futuro è sott’acqua

La proposta di istituire il “Mediterranean Underwater Cultural Heritage” mira a dare slancio il turismo archeologico subacqueo e coinvolgerà quattro Regioni italiane e altrettanti Paesi che del Mediterraneo.

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Dal 25 al 28 novembre a Paestum, nella location definitiva del Tabacchificio Cafasso, si terrà la XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. L’evento rappresenta più grande salone espositivo al mondo dedicato al patrimonio archeologico. 

Nell’edizione di quest’anno sarà presentata ufficialmente la candidatura di certificazione dell’Itinerario Culturale Europeo “Mediterranean Underwater Cultural Heritage” che coinvolgerà  quattro Regioni italiane (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e altrettanti Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum (Grecia, Egitto, Israele e Turchia).

Il progetto

Del progetto faranno parte i siti archeologici subacquei di Baia Sommersa nei Campi Flegrei e Parco Sommerso di Gaiola (Campania), Isole Egadi, Pantelleria, Plemmirio e Ustica (Sicilia); Egnazia, Isole Tremiti, San Pietro in Bevagna (Puglia), Capo Rizzuto (Calabria), Pavlopetri e Peristera (Grecia), Alessandria d’Egitto (Egitto), Cesarea Marittima (Israele) e Kizlan (Turchia).

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La richiesta di certificazione al Consiglio d’Europa ha un obiettivo specifico: evidenziare e dare slancio il turismo archeologico subacqueo. Un settore forse sottovalutato ma che, con il giusto impulso, può garantire al viaggiatore un’esperienza inedita ed esaltante nel segno dell’archeologia. E non solo.

Riscoprire e valorizzare l’immenso patrimonio archeologico legato al Mediterraneo ha anche una valenza storica. I reperti possono, infatti, rivoluzionare le nostre conoscenze sulle civiltà del passato.

Allo stesso tempo si ha la consapevolezza che la realizzazione di questo particolare itinerario possa rappresenta una risorsa chiave per il turismo responsabile e sostenibile, anche in considerazione del fatto che esistono ancora pochi siti attrezzati e fruibili al pubblico, sia in Italia che nel resto del Mediterraneo.

Turismo archeologico e sviluppo dei territori

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“L’itinerario va a colmare un vuoto, dal momento che tra i 45 attualmente certificati non ce n’è uno dedicato all’archeologia”, ha spiegato Ugo Picarelli, direttore e fondatore della BMTA e promotore del progetto. “Grazie all’archeologo Sebastiano Tusa, che nel 2004 ha istituito la Soprintendenza del Mare in Sicilia- ha continuato- ho compreso le grandi potenzialità di sviluppo turistico ed economico offerte dal patrimonio sommerso.

La Sicilia vanta 23 itinerari in 16 località, frutto del grande lavoro di Sebastiano, ma è manchevole sul fronte dello sviluppo dei servizi turistici integrati nelle località di interesse per cui, almeno per adesso, non può offrire un vero prodotto turistico”.

Picarelli ha anche posto l’accento sulle opportunità offerte da Baia Sommersa nei Campi Flegrei e dal Parco di Gaiola a Napoli che potrebbero innescare un processo di sviluppo dei territori costieri campani noti per il patrimonio sommerso.

Un prezioso lavoro , questo, che dovrà essere svolto con la collaborazione di Fabio Pagano, direttore del Parco archeologico dei Campi Flegrei, e di Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico di Napoli (Mann).

La salvaguardia dei tesori

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Il tutto, però, deve avvenire  facendo il massimo sforzo possibile per preservare i siti di archeologia subacquea, anche a costo di disciplinare il flusso turistico. Su questo punto Luigi Fozzati, coordinatore scientifico della Conferenza mediterranea sul Turismo archeologico subacqueo, è stato chiaro: “I siti sommersi sono meta internazionale di un numero sempre maggiore di turisti subacquei.

Sono circa 30 milioni i subacquei certificati a livello mondiale e circa 6 milioni quelli che si sono tuffati almeno una volta senza certificazione. La crescita esponenziale di questa attrazione pone già alcuni problemi o esigenze primarie: tutela, conservazione, manutenzione e ricerca scientifica devono avere la precedenza assoluta”.

Lo stesso Fozzati ha evidenziato che il turismo archeologico, per svolgere appieno le proprie potenzialità, necessita di “un sistema turistico locale integrato ed efficiente, nel quale attori diversi accettino e sappiano interagire nell’ambito di un’équipe interdisciplinare che comunque preveda sempre la presenza di restauratori e manutentori professionali”.

“Non va trascurato- ha concluso- l’elemento tecnologia: il turismo archeologico subacqueo è da subito anche una pratica tecnologica, in quanto necessita di una serie di apparecchiature”.

Informazioni utili:

Per saperne di più sul turismo archeologico si consiglia di consultare il sito.

Testo di Gabriele Laganà|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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