L’unione fa la forza, dice un vecchio proverbio, che pare funzioni anche nel mondo dell’arte. E a livello internazionale. La Kunsthaus di Graz, il museo d’arte contemporanea firmato dal geniale duo di architetti inglesi Peter Cook e Colin Fournier, ha avviato un progetto di collaborazione con il Madre- il Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina di Napoli- e con il Museum Ludwig di Colonia. Un progetto di collaborazione importante, coinvolgente, interessante. Dedicato a Franz West. Collaborazione internazionale, austro-svizzera, anche per la seconda mostra in programma alla Kunsthaus, Robot Dreams.
Graz, Napoli e Colonia condividono una mostra “Franz West. Autoteatro, Colonia- Napoli- Graz” che sino al 9 gennaio sarà a Graz nello spazio 01 della Kunsthaus. Una mostra a cui hanno lavorato tre curatori, uno per ogni museo, dedicata allo scultore contemporaneo viennese Franz West . La prima grande retrospettiva dedicata a West in Europa. Il titolo, “Autoteatro”, sottolinea la dimensione interattiva della sua opera. La possibilità di interagire con l’arte è un motivo fisso delle creazioni di West, un motivo che fa da filo conduttore all’intera mostra. I visitatori, infatti, vengono continuamente invitati a utilizzare gli oggetti d’arte, a fondersi con le opere esposte, per diventare essi stessi mostra. Anche perché i Passstücke, le sculture portatili, sono, secondo la concezione di West, “sculture da prendere in mano per gesticolare come si vuole”. Il dialogo tra autore e spettatore non si limita alle sculture portatili ma prosegue anche con i mobili scultura, prodotti sin dagli anni Ottanta. Mobili che hanno reso davvero permeabile il confine tra arte figurativa e arte applicata. Negli anni Novanta, poi, West ha iniziato una serie di grandi collaborazioni. Tra tutte le più famose sono quelle con Michelangelo Pistoletto (Specchio con cabina e Passstücke) e Heimo Zobernig (Auto Sex). West continua a variare l’impiego di mezzi e tecniche, ribadendo la sua poliedricità, proponendo uno sguardo attuale sull’opera, tra oggetto funzionale e scultura artistica, facendogli conquistare originalità e ironia.
Sino al 20 febbraio, invece, la Kunsthaus ospiterà nello spazio 02 “Robot Dreams” una coproduzione con il Museum Tunguely di Basilea. E’ un percorso che si addentra nella dimensione dell’intelligenza artificiale affrontando le implicazioni politiche, sociali ed artistiche delle nuove fantasie suscitate dall’ingresso di questi “assistenti” dell’uomo nella nostra vita. Una ventina di artisti – Thomas Baumann (AUT), John Bock (GER), Kirsty Boyle (AUS), Yan Duyvendak (CH), Jessica Field (CAN), Sibylle Hauert & Daniel Reichmuth (CH), Jakob Scheid (AUT), Jon Kessler (USA), Ed Kienholz & Nancy Reddin Kienholz (USA), Richard Kriesche (AUT), Luc Mattenberger (CH), LaurentPagina 2 Mignonneau & Christa Sommerer (AUT/FRA), Nam June Paik (JPN), Niki Passath (AUT), Walter Pichler (AUT), _R&Sie(n)_(architect)/François Roche mit Stephan Henrich (FRA), Stelarc (Aus), Virgil Widrich (AUT)- pongono l’attenzione sull’interazione tra uomo e macchina, sulle ricadute che le più recenti scoperte sul settore dell’intelligenza artificiale hanno sulla percezione del comportamento umano e sull’impiego dei robot nella vita quotidiana. Ciò che oggi sembra ancora un’utopia, e magari genera paure, può già domani ritrovarsi tra i comuni elettrodomestici: frigoriferi che comunicano con l’utente, aspirapolveri autopilotati e controlli intelligenti per i sedili dell’auto sono già una realtà come, del resto, i nano robot in campo medico.
A cura di: Samantha Lamonaca
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