Una notte nera, illuminata solamente da un sottile spicchio di luna, è il momento più suggestivo per scoprire le Langhe piemontesi, situate a cavallo tra le province di Cuneo ed Asti.
La zona è certo conosciuta per i suoi nobili vini, i maestosi manieri, le colline che paiono onde di un mare in tempesta ed il cibo sopraffino ma la tradizione delle masche è certo quella più suggestiva. Il termine piemontese masca significa strega e può derivare dal longobardo maska, ad indicare l’anima di un morto, oppure dal provenzale antico mascar, borbottare, nel significato di mormorare incantesimi.
Il folklore popolare attribuisce a questa figura facoltà sovrannaturali che si tramandano di generazione in generazione accompagnate e rese più potenti dal Libro del Comando, contenente formule ed incantesimi.
Gli agricoltori avevano l’abitudine di attribuire alle masche la responsabilità di avvenimenti inspiegabili o situazioni negative tanto da causarne la persecuzione e la condanna al rogo da parte del tribunale dell’Inquisizione.
In molte località del Piemonte era credenza che il sacerdote, durante la celebrazione della messa, riuscisse ad individuare le streghe e che chiunque toccasse il sacerdote nel momento stesso in cui lui avesse intravisto la masca, avrebbe acquisito i suoi poteri.
Ogni zona della regione ha le sue leggende e tradizioni. Nelle Langhe, ad esempio, si utilizzano le formule magiche contenute nel Libro del Comando mentre in altri paesi sussistono superstizioni relative al buio, considerato fonte di pericolo per i bambini piccoli.
La linea di confine tra magia e religione è molto sottile perché il sacro ed il profano si mescolano alla vita quotidiana. Nelle Langhe è radicata la convinzione che certe persone abbiano un influenza negativa su bambini ed animali e per ovviare a tutto ciò è usanza ricorrere ad una fattucchiera o chiedere una benedizione speciale al sacerdote.
Anche se non si è superstiziosi, scoprire un territorio attraverso queste tradizioni è tanto originale quanto divertente. A Pocapaglia si narra della strega Micilina, che nel Seicento fu bruciata viva su quello che ancora oggi viene chiamato il Bric d’la Masca. Vecchia e curva, vessata da un marito violento ed ubriacone, la malvagia più famosa del Piemonte meridionale aveva fulminato il fornaio del paese, storpiato bambini a Bra e provocato una moria di bestiame a Pollenzo. A Barolo, invece, si dice che il duecentesco castello della Volta sia stato scenario di una festa orgiastica durante la quale sprofondò il pavimento del salone facendo cadere all’inferno tutti i partecipanti, che ancora oggi fanno sentire i loro lamenti tra le mura della dimora secolare.
I racconti e le leggende sono molteplici, tutti suggestivi e curiosi soprattutto quando vengono raccontati da una masca in persona passeggiando tra i filari delle vigne in una buia notte, punteggiata da qualche luce all’orizzonte dove il profilo delle colline è l’unica cosa distinguibile.
Info: Turismo in Langa, organizza numerose iniziative per una promozione del territorio originale.
Testo di Federica Giuliani
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