Botswana, wild Africa

È l’Africa vera: la savana sconfinata, gli animali, gli ultimi boscimani. Il Botswana, definito da Wilbur Smith “la zona più bella del continente”, è il safari africano per antonomasia, un’esplosione di paesaggi selvaggi, un vero monumento alla natura.

Il Botswana ospita gran parte del settore desertico e semidesertico del Kalahari dove è possibile incontrare i San, una comunità boscimane che qui ha trovato una terra dove continuare a vivere secondo le regole ancestrali. Non in modo totale, dato che non sono più nomadi, ma completamente diverso da quello praticato dalle poche comunità che sopravvivono ai bordi delle città e della civiltà ormai devastati dall’alcool e dalla perdita dei propri valori. I San che vivono nella concessione di Uncharted Africa, al confine con il parco nazionale, vivono nelle capanne che costruiscono secondo la tradizione, cacciano, eseguono il loro rituali e le loro danze, vanno in trance, mantengono viva la loro struttura sociale unica e simile ad un castello di carte dove ogni componente è fondamentale (un ottimo esempio è quello del cibo che viene procacciato individualmente ma appartiene alla collettività) ma non vivono in un museo, servi di qualche finanziamento che ve e che viene.

Botswana, sundowner in the Kwai River area

Qui hanno trovato un equilibrio dove le loro particolari abilità vengono valorizzate: ad esempio la loro leggendaria capacità di leggere il deserto e di seguire le tracce, ne fa delle guide straordinarie. Ancor più, il loro spirito solare, l’allegria che sembra abitare in ogni gesto, l’evidente rispetto e amore per la natura che riescono a comunicare con facilità travolgendo qualsiasi barriera linguistica, fanno sì che una giornata trascorsa con queste donne e questi uomini sia un’esperienza di vita da ricordare per sempre. Fra i personaggi più memorabili di questa comunità è il signor Cobra, dallo sguardo ironico e il volto disegnato dal tempo. Nessuno ne conosce l’età, ma si dice di lui che sia l’ultimo boscimane puro sangue. Il suo passatempo preferito, per la delizia dei fotografi, è mettersi in bocca uno scorpione: lui asserisce che lo fa per pulirgli gli occhi poverino, visto che vive nella sabbia. Le dune di sabbia che si estendono verso la Namibia sono la maggior distesa di sabbia senza soluzione di continuità del pianeta, ma la parte più affascinante di questo deserto è quella che i primi esploratori europei chiamarono la “terra della sete”, un complesso di savane sabbiose e laghi salati (i Pan) che occupa il cuore del Botswana. Una terra che quegli esploratori e missionari erano costretti ad affrontare nel loro tentativo di risalire dalle coste del Sudafrica fino a quell’Africa Nera che a metà dell’800 era ancora un mistero. Immense distese bianche, ricordi di acqua evaporata chissà quando, orizzonti di prateria cotta dal sole, e isole di baobab.

Botswana, NXai Pan National Park, huge baobab

Per raggiungere questa regione si parte da Maun scegliendo fra i circa 150 chilometri d’asfalto oppure la cinquantina di minuti di volo di su piccolo cessna. La vasta distesa di pan (laghi salati quasi sempre asciutti) si estende a cavallo della strada che collega Maun alla cittadina di Nata: il parco nazionale di Nxai Pan a nord del nastro asfaltato, il Makgadikgadi Pan National Park a sud. Questi bacini bianchi sono il tratto geografico più evidente e inconsueto della regione. Sono quasi sempre asciutti perché il tasso di evaporazione è più alto rispetto a quello di precipitazione e l’acqua che si raccoglie durante la stagione delle piogge (da dicembre a marzo) evapora rapidamente, provocando un’alta concentrazione salina.

Per esplorare questa regione si può cominciare dallo Nxai Pan Camp; nove cottage realizzati con materiali naturali e locali in modo di garantire il massimo comfort ai 18 ospiti in ogni condizione climatica. Il corpo centrale si affaccia sulla savana che circonda il pan principale del parco. Poco lontano due pozze artificiali attirano una moltitudine di animali per l’abbeverata, in particolare gli elefanti le frequentano in modo continuo. Durante la stagione asciutta (la nostra estate) le temperature rigide regalano cieli stellati come è raro vedere e il deck di Nxai Pan Camp, con le sue chaise-longue diventa un palcoscenico emozionante sopra il quale va in onda lo spettacolo della via lattea. Durante la stagione umida, quando si attivano i flussi migratori, non è raro trovare qualche migliaio di zebre con la loro corte di predatori proprio davanti al lodge. E allora non c’è neppure bisogno di salire sulla jeep, basta sedersi sul deck e lasciare che sia la natura e regalare le immagini più belle del safari. Nelle stagioni intermedie affascina la travolgente rapidità con la quale cambia l’ambiente. Basta una pioggia e la trasformazione prende vita. Perché questo deserto che è quasi una steppa, non è così secco come altri: riceve mediamente fra i 125 e i 250 mm di pioggia l’anno e le temperature variano da un massimo di 45 gradi (dicembre –gennaio) fino a un minimo di meno 15 fra luglio e agosto. E bastano poche gocce di pioggia per trasformarne il volto. Nel giro di una notte le bianche distese di sale diventano specchi d’acqua che riflettono il cielo, la steppa si copre d’erba e fiori, nei letti dei fiumi torna a scorrere l’acqua e milioni di animali selvatici, avvisati da chissà quale misterioso segnale, arrivano da ogni direzione. Quello che ieri era un deserto oggi è savana, il silenzio ha lasciato spazio a una sinfonia di canti e richiami. Prede e predatori iniziano la danza della vita e della morte.
L’escursione più classica da Nxai Pan Camp è quella che, attraversando o costeggiando, a seconda delle condizioni del fondo, lo Nxai Pan vero è proprio arriva fino ai famosi Baines Baobab, un gruppo di alberi resi famosi dei dipinti dell’artista esploratore che si accampò qui nel 1862.

Botswana, Okavango Delta, Vumbura Plains, Vumbura Camp

E su questi baobab, come su altri nella regione, ancor oggi il viaggiatore può trovare le firme lasciate da uomini d’altri tempi. Da Baines a Livinston e Chapman, infatti, era consuetudine incidere un segno del proprio passaggio: le iniziali, simboli, più raramente il nome per esteso. In alternativa si può proseguire verso sud e, in una trentina di chilometri, raggiungere l’asfalto della strada che da Maun conduce a Nata ed entrare nel Makgadikgadi Pans National Park. Lungo il confine del parco, praticamente sull’orlo del pan principale sorge il leggendario Jack’s Camp, appena ristrutturato e riaperto: esclusivo tempio del safari che attira facoltosi visitatori da ogni parte del mondo. Il campo è assolutamente unico nel suo look senza tempo: una sorta di mix elegante fra la residenza di un visir e una biblioteca ottocentesca. Sapori classici da esploratore, comfort senza compromessi, rispetto assoluto per la natura per questo eco-lodge di riferimento. Intorno lo scenario unico di questo parco nazionale che varia dalle distese bianche, alle savane, alle lunghe fughe di palme. Poco lontano sorge il Kalahari Camp, gestito dalla medesima organizzazione, Uncharted Africa, che offre un sapore più classico e naturale ai suoi ospiti. Anche qui vigono i medesimi principi: qualità assoluta del servizio, livello di professionalità delle guide eccellente, ottimo cibo e comfort elevato per un massimo di 20 ospiti. Cosa accomuna questi 2 campi oltre alla location inconsueta? Le attività davvero uniche e la possibilità d’incontrare alcuni fra gli ultimi rappresentanti del popolo San.

Altra escursione imperdibile è quella con i suricati. Grazie alla collaborazione con la ricercatrice sudafricana Wendy Wilson e al paziente lavoro dei boscimani, i ranger di Jack’s e Kalahari Camp hanno avviato un programma di studio sui suricati che prevede la familiarizzazione con alcune comunità di questi curiosi animaletti al fine di poterne seguire i movimenti e studiarne il comportamento, l’organizzazione sociale e le abitudini alimentari. Il risultato è sorprendente: per il suricato, il visitatore è parte integrante dell’ambiente e basta che stia fermo per diventare un comodo punto di osservazione elevato in modo da tenere d’occhio la zona e evitare sorprese da parte di qualche predatore. Ovvero, trovarsi con un suricato in testa non è raro.

Una delle cose che ha reso famoso Jack’s Camp è la classica escursione con i quad sul letto abbacinante del lago salato che si può realizzare solo durante la stagione asciutta. Ognuno alla guida del suo mezzo, si attraversa un mondo surreale quanto ricco di sorprese. Non è questa la giornata dedicata al safari inteso come avvistamento degli animali, che tendono a rimanere ai margini del palcoscenico, quanto alla bellezza della natura in sé e al piacere di vivere un’avventura diversa correndo liberi attraverso uno spazio che sembra infinito. Con un epilogo a sorpresa che passa per un sundowner  (l’immancabile aperitivo al tramonto) perfettamente organizzato, una strepitosa cena inaspettata in una altrettanto strepitosa location. E gli animali? Ci sono, ci sono eccome: in particolare nel quadrante  nord-occidentale del parco, lungo il fiume Boteti dove l’incontro fra deserto e acqua si fa più drammatico e spettacolare. Qui il fiume, quando le piogge sono abbondanti e l’acqua torna nel suo letto,  scorre fra due alte sponde di sabbia creando un microcosmo coloratissimo che attira una moltitudine di animali e uccelli davvero incredibile. Elefanti, giraffe, zebre, ogni specie di gazzella e tutti i relativi predatori a partire da leoni e leopardi arrivano dalle distese arse e spinti dalla sete si avvicinano al fiume per bere. Sono scene piene di vita e dramma che si avvicendano senza posa dall’alba al tramonto. Il cielo è solcato dal volo della numerose specie di aquile che frequentano questo tratto di fiume a partire dalle maestose aquile pescatrici e le acacie ospitano coloratissimi uccelli dal nome impronunciabile.

Botswana, Leroo La Tau Camp

La base ideale per esplorare questa regione é il Leroo-La-Tau Safari Lodge (l’orma del leone in lingua setswana)  che sorge letteralmente sulla sponda opposta del fiume Boteti rispetto al Makgadikgadi Pans National Park. Da poco ristrutturato, vanta 12 cottage a picco sull’acqua, caratterizzati da terrazze panoramiche dalle quali è difficile separarsi anche con la promessa di escursioni indimenticabili. Belle anche le docce che danno sulle vetrate: panoramiche senza rinunciare alla privacy più totale. L’atmosfera di questo lodge è davvero particolare: grazie all’attenzione personalizzata, gli ospiti possono scegliere orari e percorsi delle escursioni con il risultato che spesso si ha la sensazione di avere l’intero lodge tutto per sé. A partire dal grande prato antistante il corpo centrale dove si trova anche la piscina e dove parte un tunnel in discesa che porta a un nascondiglio a pochi metri dal fiume. Questo è territorio privilegiato per i safari. Lasciato il lodge, la pista scende subito verso il letto del fiume: da queste parti, specie all’alba, non è raro incappare in un kill, i resti di una preda divorata dai leoni nel corso della notte. Trovato il guado giusto, si prosegue sul versante opposto entrando nuovamente  nel parco nazionale.  E’ una zona di fitto bush, vegetazione per lo più composta di alberi spinosi, acacie nella maggior parte e mopane. Durante la stagione asciutta, la pista si arrampica sulla sponda fino ad uscire su una sorta di altopiano. Qui il territorio é piatto, coperto di erba gialla battuta dal vento, infinito. Abbondano gli struzzi, gli orici e i piccoli e timidissimi stein-bok che osservano la Toyota con i loro grandi occhi per poi schizzare via veloci ai lati della strada. Ma la concentrazione maggiore di animali s’incontra rimanendo vicino al corso del fiume. Nei mesi più secchi questa è l’unica risorsa disponibile per gli animali che abitano un’area molto vasta: qui si radunano spring-bok, impala, orici, giraffe, zebre, elefanti e ovviamente i predatori.

Per concludere in bellezza l’avventura alla scoperta di questa parte di Botswana, niente di meglio che una bella corsa in barca in pieno deserto. Quando il fiume porta un volume d’acqua sufficiente si può lasciare la jeep al lodge e scegliere un safari sull’acqua. Stesso contesto ma prospettiva completamente diversa: sembrano più vicini i coccodrilli e gli ippopotami, più incombenti gli elefanti e le giraffe. Per qualche ragione anche gli uccelli si lasciano maggiormente avvicinare. Per gli appassionati di fotografia si aprono opportunità interessanti e stimolanti. Per tutti è una giornata speciale, con tanto di pic-nic sulla sponda del fiume, ovviamente in totale sicurezza, e immancabile aperitivo al tramonto sotto un cielo che si colora di mille tonalità di rosso e di viola.

Testo e foto di Marco Santini | Riproduzione riservata Latitudeslife.com

Informazioni utili

Informazioni: Il Botswana è uno degli stati dell’Africa Australe: governo stabile, economia in crescita, alto livello di scolarizzazione, crimine bassissimo, sistema sanitario fra i migliori del continente. Ma, soprattutto la più alta percentuale di territorio protetto al mondo e un sistema turismo che funziona alla perfezione. Il Botswana è il paradiso dei viaggiatori, anche se non certo di quelli dotati di budget limitati.

Come arrivare: dall’Italia, ideale il volo con BritishAirways (britishairways.com) che propone comodi voli giornalieri per Johannesburg, via Londra. Da qui si prosegue per Maun con voli Botswana Air dopo una sosta di poche ore.

Quando andare – Clima: la stagione secca da fine maggio a fine settembre. In questo periodo le temperature diurne sono estremamente gradevoli e di notte si può scendere anche sotto lo zero. Durante il nostro inverno da dicembre a marzo arrivano le piogge che portano il verde e un clima mitigato. Febbraio è il mese in cui piove di più, ottobre e novembre sono molto caldi ma è il momento della nascita degli ungulati.

Viaggio organizzato: Il Viaggio Journeys&Voyages – Via Schiaparelli, 18; 20125 Milano. Il viaggio che vi raccontiamo in queste pagine costa fra i 5150 e i 6250 per persona a seconda della stagione e comprende tutti i voli interni (Maun/Nxai Pan/Camp Kalahari/ Leroo La Tau/Maun) più 2 notti a Nxai Pan Camp, 3 notti a Camp Kalahari e 2 notti a Leroo La Tau tutto in fully inclusive. A questo si può aggiungere il supplemento per dormire a Jack’s Camp invece di Camp Kalahari il cui costo varia da 1350 € a 2800 € a seconda della stagione. L’estensione alle Tsodilo Hills dormendo 2 notti a nel Panhandle costa 1600 € fra agosto e la fine di gennaio. Questa tariffa, per persona, include i voli da e per Maun,2 notti al Nxamaseri Island lodge in pensione completa, 2 attività e la giornata intera con guida parlante inglese nelle Tsodilo Hills. In alternativa, Il Viaggio propone un itinerario attraverso il Botswana classico che parte dal leggendario Chobe National Park per poi scendere verso il Delta dell’Okavango e quindi arrivare fino alla riseva di Moremi che costa 2800 € per persona in full inclusive, compresi i voli interni

Fuso orario: +1 h rispetto all’Italia; stessa ora quando in Italia vige l’ora legale.

Documenti: passaporto con almeno 6 mesi di validità residua. Non è richiesto il visto.

Vaccini: nessuna vaccinazione richiesta.

Lingua: la lingua ufficiale è l’inglese e lo Setswana è parlato da oltre il 90% della popolazione.

Religione: cristiana e animista.

Valuta: Pula (BWP). 1€ = circa 10 Pula

Elettricità: 220 v, procurarsi un adattatore fra spine europee e prese sudafricane. Nei lodge più remoti si possono ricaricare le batterie solo di giorno usando l’energia solare.

Telefono: Per chiamare il Botswana dall’Italia si compone lo 00267 seguito dal prefisso locale e dal numero dell’abbonato. Per chiamare l’Italia si compone lo 0039 seguito dal prefisso e dal numero telefonico. Discreta la copertura cellulare. Wi-fi nei lodge, se e quando funziona.

Abbigliamento: Vestiti leggeri per gran parte dell’anno. Capi un po’ più pesanti per i mesi invernali (maggio-luglio). Durante i safari sono banditi i colori vivaci che attirano le zanzare, comprese quelle che propagano la malaria. Bandito anche il bianco. La preferenza degli esperti africanisti è per le tinte cachi, beige, cenere, grigio chiaro. Ma anche il nero è molto usato. Servono scarpe comode, cappello, creme solari.

Linkutili: Botswana tourism; Viaggiare Sicuri