
Di sua beltà si fida, Bressanone, sontuosa ed elegante città-giardino ai piedi delle Alpi. Parentesi mediterranea nell’austero Alto Adige, la città più antica del Tirolo è ricca di storia e sogna un futuro tutto green. Anche grazie a un nuovo hotel, pensato tra gli alberi.
La piccola Bressanone è capace di raccontare storie bellissime. Sarà per l’eleganza delle logge rinascimentali del cortile interno del suo palazzo vescovile. Sarà per quell’atmosfera all’imbrunire che avvolge, come soffice ovatta, i palazzi merlati del centro storico. E sarà per il verde, che prende per mano e accompagna durante la visita della città.
Quel verde in cui Bressanone sembra quasi sprofondare attraversando alcuni suoi viali e che, con un po’ d’immaginazione -ma neanche tanta-, creano un corridoio (verde, ça va sans dire) che unisce le due montagne verdissime che stringono, una di fronte all’altra in un abbraccio, la città altoatesina.
Quel verde dei giardini, che passeggiando lungo l’Isarco nel tratto che costeggia il rione Stufles, nascondono il resto della città. E infine quel verde che ha fatto da sfondo anche ad un paio di sogni cittadini. A quello di creare un giardino dedicato ad un elefante, cosa di certo non comune, specie in Alto Adige, e che è invece riuscita ad un hotel cittadino, appunto l’Elephant. Tutto comincia con un elefante di nome Soliman, che dovendo attraversare mezza Europa nel 1551, dal Portogallo all’Austria, donato dal re del Portogallo Giovanni III all’arciduca Massimiliano, suo nipote, transitò per Bressanone dove trascorse ben 14 giorni riverito e curato dall’oste Andrä Posch prima di riprendere il viaggio per Vienna.

Da allora l’elefante è rimasto il nume tutelare dell’Hotel Elephant: non solo per il nome che gli ha dato, ma anche perché disegnato sulla facciata, sulle insegne, esposto nelle vetrinette negli spazi comuni dell’hotel e perché è il leitmotiv di un visionario giardino attiguo all’hotel. Una eccentrica galleria d’arte a cielo aperto dedicata al bonario animale, in cui opere grafiche, sculture contemporanee e lunghe zanne sotto teca, convivono con fiori e alberi di mele in un’oasi il cui verde sfuma, in lontananza, nelle montagne che abbracciano Bressanone.
Cambia il luogo, non più il centro di Bressanone ma un versante del monte Plose -che dall’alto guarda la città e la valle- e cambia l’atmosfera, ma il sogno è alla base anche di un altro hotel: il My Arbor. Già il nome, il mio albero, la dice tutta sul sogno che avevano i proprietari, la famiglia Huber: vivere in una casa tra gli alberi. Ma non una di quelle casette appoggiate sui rami di qualche albero, gioco o poco più per i bambini, ma nientemeno che un hotel: lungo 161 metri e dotato di 104 suite, appollaiato su 65 pilastri d’acciaio e alto fino a 32 metri, cioè all’altezza degli alberi.

L’opera visionaria, che il brillante progetto dell’architetto Gerhard Tauber ha concretizzato tra gli alberi di un bosco, è meno mastodontica di quanto si possa credere e si mimetizza alla perfezione nell’ambiente circostante. Sua maestà l’albero qui regna sovrano: dal banco della reception, ideato su un albero proveniente dalla Val Pusteria, al soffitto della hall, dal quale pendono a testa in giù 48 tronchi di abete. Un viaggio nel legno che diventa anche olfattivo una volta messo piede in una delle suite; qui l’architettura contemporanea degli arredi diventa quasi eterea ricoperta dal profumo senza tempo del legno.
Il viaggio emozionale all’interno di My Arbor può avvenire, se non in ascensore, attraverso una scala capolavoro di estetica che raggiunge la Spa Arboris in cui gli alberi, ritratti su una foto gigantesca retro-illuminata, confinano con le bottiglie della cantina, tutta a vetri, che fa apparire il nobile figlio delle viti come un gioiello sotto teca. Il vino, già, e il pensiero corre al piano di sopra, al ristorante gastronomico dello chef Matthias Hinteregger, la cui sala è stata pensata come una serie di alcove tra le quali le più preziose sono quelle che guardano la valle. Perché, ovviamente, il valore aggiunto dell’hotel è il panorama: verde, verdissimo, rilassante, onirico. Basta sedersi sulla terrazza in un qualsiasi momento della giornata et voilà, la spa, al naturale, è servita.
Informazioni utili
Quando andare:
Sempre. Anche in autunno, che sa regalare, grazie alla folta vegetazione dei dintorni, colori molto belli. E poi gli eventi, ormai, accompagnano tutto l’anno. Dall’IMS International Mountain Summit, dall’8 al 14 ottobre, al Mercato del Pane e dello Strudel, dal 5 al 7 ottobre e al Festival di Acqua e Luce previsto a maggio.
Dove dormire:
L’Hotel My Arbor, nella frazione alta di S. Andrea del comune di Bressanone, sulla strada per la Plose, è una scelta che combina la montagna, la Plose appunto, con Bressanone, cui dista solo una manciata di km. Relax assicurato nella Spa Arboris, servizi di tutto punto ovunque, alta cucina e il sogno che si avvera di alloggiare su una palafitta alla stessa altezza degli alberi.
Dove mangiare:
A cena non ci sono dubbi, il ristorante dell’Hotel My Arbor, ben diretto dallo chef Matthias Hinteregger e panoramico sulla valle di Bressanone, è una lusinga cui è difficile resistere. Altrimenti per una serata da trascorrere a Bressanone, l’Oste Scuro, nel suo stile rustico chic, è la scelta migliore. Si può far tappa in questo ristorante anche solo per un bicchiere di vino, servito all’enoteca Vitis. Mentre per uno spuntino, brunch o aperitivo, l’Alter Schlachthof, nell’ex mattatoio cittadino, è un indirizzo nuovo da non perdere, anche per vedere il design moderno del locale. In cui si serve anche una buona birra artigianale.
Musei:
Il Museo Diocesano nel Palazzo Vescovile è una delle residenze più suggestive e meglio conservate dell’Alto Adige. Le sue 70 sale dedicate a pittura -che parte dal periodo medioevale-, mobili, fini porcellane, stufe in maiolica e il tesoro del Duomo, ne fanno il primo luogo da visitare in città, insieme al Duomo in stile barocco. Nei dintorni l’Abbazia di Novacella, con i suoi affreschi nel chiostro gotico, il rococò della biblioteca e i vigneti circostanti dai quali nascono ottimi vini. E sopra Bressanone, a Velturno, Castel Velturno era la residenza estiva dei principi vescovi e conserva interni meravigliosi da visitare.
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Testo e foto di Arturo Di Casola|Riproduzione riservata Latitudeslife.com
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