Lofoten la barriera corallina al Polo Nord

7 isole sparse nel mare del Nord, un arcipelago quasi artico che dista solo 200 km dal circolo polare e tuttavia inaspettatamente vivo e bellissimo, luogo straordinario come pochi,  dove  le montagne si tuffano a picco nelle acque gelate, dove fiordi e scogliere penetrano  tra le  coste, e dove il mare, incredibilmente, poggia in alcune sue parti, su una ricca barriera corallina.

Un ambiente  quasi unico che genera una incredibile biodiversità di fauna ittica , con alcune specie non ancora classificate dai biologi marini. Questo territorio marino così variegato è situato fra il 67esimo ed il 68esimo grado di latitudine nord, e la terraferma più prossima è quella norvegese , verso ovest.  Lontane, ma non disabitate: tracce di insediamenti umani risalgono al 3.000 – 4.000 avanti Cristo, esattamente la stessa epoca a cui risale Skara Brae nelle Orcadi. I reperti archeologici del periodo, testimoniano la vocazione dei popoli del neolitico ad una vita meno nomade e più stanziale, un primo abbozzo del concetto di comunità.  E del resto Svolvaer, la maggiore tra le cittadine dell’arcipelago,  è anche  la città più antica del circolo polare artico. Lontane, ma non isolate;   i vichinghi avevano legami assai stretti con le Lofoten  e la nascita di Svolvaer risale proprio al  periodo dei naviganti norreni. Certo dalle lontane epopee vichinghe, le cose sono molto cambiate ; nel passato le isole erano collegate unicamente da traghetti o piccole imbarcazioni, le Lofoten di oggi si attraversano facilmente con ponti sopraelevati e tunnel sotterranei ed in un’ora e mezzo da Svolvaer si giunge a Nusfjord. Quest’ultimo è certamente il più colorato ed importante villaggio di pescatori, oggi sito Unesco, dove in estate vivono 30 abitanti che scendono a 14 in inverno, fra le quali c’è pure un italiano. Michele Sarno è arrivato in Norvegia nel 1980 e alle Lofoten nel ‘94, è un artista e mastro argentiere di Torino ed è diventato un soggetto così identificativo e significativo per questo piccolo villaggio al punto  da ricevere sovvenzioni direttamente dal governo per non lasciare l’isola.  Non a caso  le guide Lonely Planet lo citano come punto di riferimento sull’arcipelago

I contatti con il mondo occidentale iniziano però  verso il tardo medioevo e l’età moderna grazie al coraggio e alla passione per le scoperte di un antesignano di Colombo, un altro italiano, veneziano questa volta, il capitano Pietro Querini che ben 60 anni prima dello scoperta delle Americhe, attorno al 1432, approdò alle Lofoten. O meglio, vi naufragò, colto da una violenta tempesta che infuriava nella Manica e che gettò la sua flotta  sulle coste di Røst . E’ a questo sbarco casuale sull’arcipelago che si deve la scoperta gastronomica del merluzzo essiccato, il celebre stoccafisso delle Lofoten che ancora domina le tavole europee.

Il navigatore fu accolto e tratto in salvo assieme ai pochi uomini rimasti del suo equipaggio dagli abitanti dell’isola che lo sfamarono offrendogli del merluzzo trattato in modo un po’ particolare. Proprio quel pesce, di cui i mari delle Lofoten erano e sono pescosissimi, veniva messo ad essiccare in apposite rastrelliere, era nutriente, costava poco e si manteneva a lungo. Il nostro Querini, rientrato una decina di mesi dopo in Italia, portò così sulle nostre tavole lo stoccafisso destinandolo ad una fama imperitura .

Il merluzzo vive felice e prolifero nel mare delle Lofoten ed è forse la risorsa alimentare ed economica principale per queste isole; il microclima marino è  assolutamente perfetto per questa specie,  ma i problemi  sono dietro l’angolo. I cambiamenti climatici sono una grave minaccia anche per queste latitudini, basti pensare che lo scorso luglio sono stati registrati 31° e, secondo uno studio di The Guardian dell’aprile 2018, pubblicato inizialmente su Nature, la corrente del Golfo si è indebolita di un 15% negli ultimi 1.600 anni con un calo evidente dal 2004 ad oggi quando sono iniziate le misurazioni in maniera costante.

E la mano umana potrebbe fare anche di peggio: nei fondali delle Lofoten, oltre a migliaia di biodiversità , giacciono  anche 60 miliardi di dollari di petrolio pronti ad essere estratti. Dovesse partire l’industria delle trivellazioni, l’entità del danno ambientale sarebbe inimmaginabile. L’impatto turistico su questo delicato ambiente, pur essendo in netta crescita (+31.2% negli ultimi due anni), non genera ancora preoccupazione; non si tratta certo di un flusso di massa anche perché contenuto e ben spartito nel corso delle due principali stagioni.

E comunque si parla di un turismo consapevole e diversificato, non a caso le Lofoten, come già accaduto per le isole Svalbard, stanno per ricevere la certificazione di destinazione sostenibile, un marchio di qualità dato alle località che lavorano in modo sistematico per ridurre l’impatto negativo del turismo. Alle isole Lofoten, oltre che per turismo puro, si viene per fare trekking, climbing, sci-alpinismo, diving, bird-watching e caccia fotografica. E’ sempre qui, alle isole Lofoten, che si trova il più grande rapace del nord-Europa e sebbene sia una specie rara ed in diminuzione, all’interno di questi fiordi vive la più alta concentrazione di aquile di mare coda bianca. Lungo la baia di Svolvaer si nascondono un centinaio di nidi e circa 500 esemplari di aquila, dove una femmina arriva a pesare fino a 7 chili e può avere un’apertura alare che sfiora i due metri e mezzo.

Il punto più fotografato delle Lofoten, vera e propria mecca dei fotografi provenienti da tutto il mondo, fra cui persino molti australiani , è il villaggio di Hamnoy, casette rosse in legno sparse in un fiordo dal mare color acciaio e circondato da vette acuminate e solenni.  Altro luogo simbolo ed iconico di queste isole è Reine,  che  offre un  suggestivo scenario puntellato di cime che bucano il cielo cobalto e ripide scogliere .   Å è l’avamposto più meridionale delle isole Lofoten, il capolinea vero e proprio, è questo il punto in cui la E10 termina la sua corsa ed è questo il paese con il nome più corto al mondo dove fra l’altro si trova un interessantissimo museo sullo stoccafisso.

Ma c’è altro quassù che rapisce profondamente. Si tratta delle aurore boreali, quella danza di luci e colori che volteggia da una parte all’altra della sfera celeste e che si origina dal sole, dalle tempeste solari, quei fenomeni  che Rob Stamnes, ricercatore olandese trapiantato a Laukvik, studia oramai da 30 anni fornendo dati scientifici ai colleghi di tutto il mondo. L’attività solare ha comunque una sua ciclicità di 10/12 anni e se il 2013 è stato l’anno del picco massimo significa che il 2019 è l’anno dei minimi, non a caso anche il sito di riferimento mondiale per l’attività solare https://www.spaceweatherlive.com/it/attivita-solare ci mostra quanto sia piatta, e quindi priva di macchie, la superficie del sole in questi periodi. Ma le ricerche  statistiche di Rob, dimostrano che,  proprio agli anni in cui l’attività solare è più bassa,  corrisponde una visibilità maggiore di aurore, meno intense, ma più frequenti.  Non resta che affrettarsi  e approdare alle isole Lofoten entro fine marzo, prima che la lunga notte artica, lasci definitivamente spazio al giorno di 24 ore.

Testo e foto di Luca Bracali |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Viaggio fotografico alle Lofoten di Luca Bracali info qui

Viaggio organizzato suggerito da Latitudes * AZONZOTRAVEL Viaggio alla scoperta della Norvegia fra fiordi e isole selvagge da luglio a agosto 2019. Viaggio in Norvegia per conoscere i fiordi, le Isole Lofoten e raggiungere il promontorio di Capo Nord, ammirando lo spettacolare fenomeno del sole di mezzanotte. Durata: 11 giorni /10 notti. Quota per partecipante  a partire da € 2.000

*Viaggio organizzato suggerito da Latitudes è una libera scelta redazionale