Domenica 8 dicembre ad Agnone, in provincia di Isernia si è svolta la celebre “Ndocciata”. Un antico rito del fuoco collegato alla tradizione natalizia.

Per la precisione la più grande e importante manifestazione legata al fuoco del nostro Paese, tanto da entrare di diritto nel “Patrimonio d’Italia per la tradizione” dal luglio del 2011 con riconoscimento dell’allora ministro del turismo, Brambilla. In realtà la data ufficiale, quella lungamente perpetrata nei secoli e che ancora oggi è rispettata, è quella del 24 dicembre; la vigilia del Natale cristiano o, appunto, “grande vigilia agnonese”. L’appuntamento dell’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, è subentrato nel particolare calendario dei festeggiamenti agnonesi dal 1996, in seguito a quella effettuata in Piazza San Pietro a Roma al cospetto di Papa Giovanni Paolo II. Nell’occasione il Pontefice pronunciò parole di elogio e ringraziamento per i portatori agnonesi, citando tra l’altro questa frase: “Grazie per questo magnifico spettacolo, grazie per questo Falò della Fratellanza. Le crepitanti fiaccole splendono nella notte, ricordando che Cristo è la vera Luce che rischiara le tenebre dal Mondo”.
Il legame con la tradizione

Ma da dove ha origine questo antico rito? Sicuramente la ‘Ndoccia (espressione dialettale di “Torcia”) in principio era legata alla ritualità pagana dei Sanniti, i primitivi e temibili abitanti di questo territorio e molto probabilmente legata al solstizio d’inverno del 21 dicembre. Alla scoperta e soprattutto alla gestione del fuoco, l’uomo ha legato gran parte dei suoi processi evolutivi. Col fuoco si scaldava; illuminava; cuoceva il cibo; forgiava e lavorava i metalli. Un legame primario che ha assunto col tempo anche valore spirituale, di fecondazione e purificazione. Con l’avvento e diffusione del cristianesimo, i contadini usavano le grandi torce (oggi alte oltre i tre metri) per illuminare le strade cittadine e anche i sentieri in aperta campagna o tra le montagne, per raggiungere le varie chiese sparse sul territorio proprio la sera della vigilia del natale. Nel medioevo, quando le conoscenze umane erano un misto di fede e credenze magico-esoteriche, si attribuiva alla forma e alla dimensione delle fiamme, anche un valore propiziatorio o di protezione, ad esempio, dalle streghe, ritenute un autentico flagello per gli abitanti e le loro campagne. In tempi più recenti, successivi agli eventi bellici della seconda guerra mondiale in cui questo antico rito venne sospeso, i più anziani del paese ricordano e raccontano che con la ‘Ndoccia approfittavano “pe fa la cumbarsa” (fare la comparsa, fare colpo) ossia fare bella figura agli occhi della ragazza amata o che si voleva conquistare, andando a mostrare la propria torcia sotto le sue finestre.
Dagli abeti il legno delle torce

I padri di questa tradizione sono contadini e pastori mentre i protagonisti assoluti, da sempre, sono i portatori. Le ‘Ndocce sono realizzate in legno di abete bianco raccolto con la supervisione degli agenti Forestali, in un bosco nei pressi di Agnone e limitandosi agli alberi malati, secchi o caduti per eventi naturali. A dimostrazione dell’attenzione degli agnonesi anche per l’ambiente naturale. I tronchi o i rami utilizzati sono puliti dalla corteccia e tagliati in segmenti sottili e lunghi circa un metro o poco più, legati e sovrapposti tra loro fino a raggiungere un’altezza superiore ai tre metri. All’interno, soprattutto alla sommità del fascio di listelli, viene inserita della ginestra secca che costituirà un facile “innesco” per il legname circostante, aggiungendo inoltre il crepitìo che caratterizza anche sonoramente l’intero rituale. Le singole torce così realizzate possono essere unite a due a due in una composizione a raggiera, fino a realizzare dei ventagli di dimensioni considerevoli e piuttosto pesanti.
Che il corteo abbia inizio

Le sere dell’8 dicembre e della vigilia di Natale, centinaia di persone di ogni età si riuniscono all’ingresso nord del paese per dare corpo al corteo costituito anche da figuranti in costume tradizionale che rappresentano gli antichi mestieri di Agnone e del Molise in genere. I portatori (gli ‘Ndocciatori) sono invece rigorosamente maschi. Ai più piccoli, anche di pochi anni di età, sono fornite torce adeguate al loro fisico e statura. Spesso anche spente, soprattutto quando hanno età inferiore ai 6 o 7 anni, per ovvi motivi di sicurezza. E sono comunque accompagnati e sorvegliati da vicino da qualche adulto. Le persone cominciano ad affluire che c’è ancora luce ma è all’imbrunire, in un crescendo di attesa e tensione che gli uomini, abbigliati nella tradizionale “cappa” nera o blu scura (mantello con taglio a ruota e bavero alto) e cappellaccio dello stesso colore, iniziano a caricarsi sulle spalle le proprie torce. La composizione del corteo segue uno schema ben preciso. Iniziano i più giovani o chi ha meno prestanza fisica, con le ‘ndocce di soli due elementi. Gli adolescenti ne portano solitamente due o quattro. Mano a mano che il corteo si dipana, si arriva alle ‘Ndocce anche di oltre 20 elementi che raggiungono e superano un peso di duecento chili!
Un lunghissimo “fiume di fuoco”

Quando tutto è pronto, i rintocchi della più grande campana di Agnone posta sul campanile di Sant’Antonio, rappresentano il segnale di partenza. Nella strada scende il silenzio e l’emozione aumenta. Si accendono rapidamente le ‘ndocce e la massa di figuranti e portatori inizia a sfilare lungo il percorso stabilito e transennato, ai cui lati è assiepato il pubblico. Un fluire di emozioni forti che coinvolge non solo gli agnonesi ma anche i turisti, lontani non solo geograficamente da questa particolare e unica manifestazione. Ne sono stato testimone e ho avuto il privilegio di documentarla. Prestando tra l’altro molta attenzione. Perché fotografare volti, personaggi e ‘Ndocce a brevissima distanza, comporta qualche piccolo rischio. Soprattutto quando sfilano i ventagli più grandi che occupano in concreto l’intera sede stradale e i cui portatori non hanno ovviamente buona visibilità e grande capacità di manovra considerando anche il peso (e il calore) che grava sulle loro spalle! Più volte ho dovuto schivare l’estremità di una delle raggiere infuocate o sottrarmi alla pioggia di lapilli e frammenti di legna incandescente che cadeva dalle torce. Ma l’adrenalina e l’emozione mi hanno fornito quel pizzico di sana incoscienza necessaria. E a proposito di emozioni, riteniamo opportuno chiudere questo racconto con un estratto di un documento edito dalla Proloco di Agnone che ben descrive i sentimenti e le passioni proprie di questa fiera popolazione molisana:

“… La città si incendia e più di qualcuno piange. Nella mente si affollano i ricordi dell’infanzia, i pensieri vanno a chi non può assistere anche quest’anno all’immenso fuoco di Natale, perché è lontano, perché non c’è più. Arrivano i portatori con otto torcioni, poi i “ventagli” infuocati con 10, 12, 16 fiamme sulle spalle di uno o due uomini. Ma ecco un’altra sorpresa: ecco i più forti, quelli che vogliono dimostrare alle donne ed ai propri “rivali” di essere i migliori. Giovani dal fisico robusto che in una sfida dal sapore mitico e dalla suggestione unica si sono caricati di 18 o 20 enormi fiaccole. Camminano sicuri nascondendo lo sforzo anche quando non ce la fanno più. E danzano. Danzano al centro della piazza roteando su se stessi simili a pavoni dalla gigantesca coda di fuoco. Mostrano a tutti la loro forza, il coraggio e la maestosità delle fiamme che li circondano. È il rito antico che si ripete.

L’immagine ancestrale che richiama significati che sembrano persi ma che in realtà sono sempre presenti: fertilità, forza creatrice e purificatrice del fuoco, preghiera dell’uomo verso le forze dell’ignoto raggiunte attraverso le grandi fiamme delle ‘Ndocce. Questi giovani non lo sanno ma sono i continuatori di liturgie vecchie quanto il rapporto fra l’uomo e la natura. E il fiume di fuoco va avanti mentre scrosciano gli applausi. Riempie il corso cittadino, è lungo chilometri, sembra non finire mai. … Omissis… L’appuntamento della tradizione resta e resterà per sempre quello della Vigilia di Natale. Quel 24 dicembre all’imbrunire quando ogni agnonese – che si trovi in patria o negli angoli più sperduti del mondo – udendo i rintocchi del campanone di Sant’Antonio accende la propria ‘Ndoccia interna che è fuoco di fede e di attaccamento alle proprie antichissime radici” (Proloco di Agnone, “Il più grande rito del fuoco del Mondo – La grande ‘Ndocciata di Agnone, 8 e 24 dicembre”)
Per informazioni e contatti:
Pro Loco di Agnone e-mail: proloco.agnone@gmail.com
Presidio turistico Agnone e-mail: presidioturistico.agnone@tin.it
Telefono e fax: 0865 77249 – 0865 77722
Come da tradizione la manifestazione verrà riproposta il 24 dicembre 2019 alle ore 18.00
Testo e foto di Enrico Barbini|Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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