Brescia come non l’avete mai vista

Ormai anche noi bresciani siamo abituati alle atmosfere delle grandi città di successo. Alle mostre d’arte a livello internazionale con la file di turisti all’ingresso, ai concerti di pregio, alle manifestazioni culturali importanti. Con tutto quel che ne consegue. I caffè all’aperto sempre pieni, i ristoranti di livello, il rito dell’aperitivo, i negozi raffinati. E soprattutto quel che si dice una “vita” a quasi tutte le ore nel vecchio centro cittadino. Non era così. La vecchia Brescia di qualche decennio fa, sonnacchiosa, un po’ provinciale e soprattutto lavoratrice indefessa tanto da essere ai primi posti come produzione industriale e non avere tempo per pensare ad altro, è un ricordo. Così vedere le sue piazze vuote, quei grappoli di tavolini sparsi ovunque e tragicamente vuoti, i bar e ristoranti chiusi, le serrande abbassate degli antiquari, e il silenzio improvviso farebbe tenerezza, visto che riporta a tempi passati, se non fosse per la tragedia che stiamo vivendo. E il silenzio ancora oggi ogni poco squarciato dalle sirene delle ambulanze. E dal rumore dell’elicottero giallo dell’ospedale Civile. Le tre piazze storiche tornano agli antichi silenzi ma con qualcosa di inquietante. Sono davvero belle senza la gente che le vive? Piazza Duomo, prepotentemente chiamata a un certo punto della sua storia Piazza Paolo VI (ma non chiedete a un bresciano dov’è con quel nome perché non lo sa) con le sue due basiliche, il duomo nuovo e il vecchio, racconta un bel pezzo di storia, ma senza la gente ai tavolini dei bar di storia ne manca un pezzo: l’oggi. Piazza Loggia, quella del municipio, la più intima, vicino al corso principale e ai Portici tipici di molte piovose città del nord e vicino al quartiere popolare (ex popolare) del Carmine. Piazza della Vittoria, stile Ventennio, testimone di un periodo difficile e architettonicamente vistoso.  E poi piazzale Arnaldo, il centro della movida, una piazza vecchia per la gente nuova. Nasce e rinasce con la gente. Soprattutto giovane. Vederla deserta è come vederla spenta.

Testo e foto di Lucio Valetti|Riproduzione riservata Latitudeslife.com