I Portici UNESCO di Bologna

Bologna: famosa per le “T” delle Torri, Tortellini e Tagliatelle entra nel patrimonio dell’umanità con la “P” di Portici. Testo e foto di Massimo Terracina

Bologna il portico dei Servi ©Massimo_Terracina

Se da tutta la vita ce li hai davanti, non li noti quasi più. Ma la notizia che i “Portici” di Bologna sono entrati a far parte della lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità ci ha risvegliato il senso di appartenenza. Potremmo chiamarlo, più che “campanilismo” il “Porticismo”. I nostri vecchi dicevano che “a Bologna non serve l’ombrello, “ Tant ai en i pordeg”. (tanto ci sono i portici…)

In effetti, a partire dall’arcinoto e più lungo del mondo, che va da Porta Saragozza attraverso l’arco del Meloncello fin sul colle della Guardia (280 mt) dove sorge la Basilica della Beata vergine di San Luca, per 3,796 km, al più stretto in via Senzanome di soli 95 cm di larghezza o dal più largo, il quadriportico della Basilica di S. Maria dei Servi in strada Maggiore, progettato a fine trecento, al più alto, in via Altabella, sotto il loggiato del Palazzo Arcivescovile che sfiora i 10 metri, i portici rappresentano Bologna, la sua essenza, il suo essere, la sua linfa.

Torri Tortellini Tagliatelle

Così Bologna entra nel novero dei luoghi patrimonio dell’Umanità con la sua più bella attrattiva che l’ha resa celebre nel mondo, sia antico che moderno: quella dei portici. Vanno bene le Torri, i Tortellini, le Tagliatelle, ma i Portici le conferiscono una unicità planetaria.
I portici, per Bologna, sono allo stesso tempo un modello sia architettonico che sociale, portato avanti con coerenza nel corso dei secoli, una specie di anello di congiunzione tra lo spazio pubblico e lo spazio privato.

Bologna il portico di San Luca ©Massimo_Terracina

Patrimonio UNESCO

Gli esempi menzionati nel prologo sono certo le punte di diamante che hanno sostenuto la candidatura a questo prezioso riconoscimento, ma non manca la declinazione “moderna” della tradizione, come quella del quartiere periferico della Barca con “il Treno” un lunghissimo portico sotto le case INA.

Bologna è l’ultimo sito italiano, in ordine cronologico, ad essere stato inserito nella lista dei patrimoni culturali, naturali e misti tutelati dall’Unesco che sono 1154 (897 culturali, 218 naturali e 39 misti) distribuiti in 167 paesi del mondo fra i quali il nostro paese conduce la classifica con  59 siti riconosciuti.

Sebbene Unesco non provveda all’erogazione di fondi per la conservazione è certamente un imprimatur prestigioso per una località a sfondo turistico poter essere annoverati fra gli “eletti”.

Bologna Piazza Santo Stefano ©Massimo_Terracina

Il patrimonio culturale è parte integrante della memoria storica unica planetaria, la cui bellezza è certamente inseribile tra i valori irrinunciabili dell’esistenza umana. Non si tratta solo di monumenti, collezioni o siti naturali ma anche di tradizioni, espressioni orali, pratiche sociali e riti tramandati, nei secoli, dai nostri antenati.

L’Unesco protegge alcuni beni del globo inserendoli nella lista dei “siti patrimonio mondiale”.
Ma quali sono le condizioni da soddisfare per essere “scelti”?

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha come obiettivo la promozione della collaborazione tra i Paesi del mondo attraverso i canali dell’educazione, della scienza e della cultura. L’antefatto che diede inizio alla presa di coscienza di questa necessità fu nel 1954 la costruzione della diga di Assuan, quando l’Egitto decise di inondare la valle del Nilo, dando origine al lago Nasser, sommergendo un gran numero di monumenti di quello che era stato, un tempo, Nubia.

Bologna Piazza Santo Stefano ©Massimo_Terracina

Unesco, preoccupata per le sorti di quel patrimonio incommensurabile, lanciò una campagna internazionale per salvare questi monumenti dall’oblio subacqueo, iniziando di fatto le pratiche per arrivare alla Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale (1972), con la conseguente istituzione della Lista del Patrimonio Mondiale.

I paesi aderenti alla Convenzione propongono la candidatura di nuovi beni per l’iscrizione nella Lista, preparando una sorta di “inventario” dei siti che si trovano nel proprio territorio la cui causa di riconscimento intendono perorare.

Bologna il portico dei Servi ©Massimo_Terracina

Ma non è né facile né automatico: è un iter lungo e, prima di avere il placet, va fatto un lungo lavoro diplomatico per arrivare “preparati” alla riunione annuale del Comitato Intergovernativo per il Patrimonio Mondiale, cui spetta la decisione finale a proposito dell’iscrizione dei siti nella Lista del Patrimonio. Questo avviene grazie all’ausilio di tre organi che si occupano dei siti culturali, dei siti ambientali e della conservazione e restauro del patrimonio culturale.

I beni devono rispondere ad almeno uno dei dieci criteri previsti nelle Linee Guida Operative e, per essere considerato di “eccezionale valore universale’; è necessario anche soddisfare le condizioni di integrità e autenticità, unitamente ad un adeguato sistema di tutela e gestione futura.
L’ultimo aggiornamento, a luglio 2021, ha visto il riconoscimento, per l’Italia, degli affreschi trecenteschi di Padova e Montecatini Terme e, appunto, dei portici di Bologna.

Bologna Via Orefici angolo Pavaglione ©Massimo_Terracina

Bologna: stile di vita urbano sostenibile

Bologna lavorava da anni alla candidatura, facendosi forte del concetto che i portici ”rappresentano il simbolo di uno stile di vita urbano sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civili e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrate”.

Comunque la “mia” Bologna vanta un reticolo porticato di 62 chilometri di sviluppo, dei quali 42 solo nel centro storico. La caratteristica del centro città della quale sono da sempre un segno distintivo. Quella città che proprio sotto i portici che costeggiano le sue vie e le sue piazze trova – da sempre – tracce della sua identità più intima e vera.

Se passate da queste parti, non potete fare a meno di visitare Piazza Santo Stefano, e i vecchi portici dei palazzi patrizi, le Logge del Pavaglione, vero salotto di Bologna, E poi tutte le “radiali” che dipartono dal centro: San Vitale, Saffi, Strada Maggiore, Zamboni… insomma “aviv da caminer par vadder incossa“! (ne avete da camminare per vedere tutto…)

Testo e foto di Massimo Terracina |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com