Da Trieste a Ljubjana, in treno, bus e bicicletta. Un viaggio lento e meditato nella storia della immaginaria frontiera che divideva occidente e oriente.
L’aria a Trieste si infuoca facilmente e brucia l’interminabile piattaforma del lungomare dove il centro della città si getta improvviso tra le onde di un porto cullato dal vento. La Bora leggendaria spazza inesorabile la polvere bianca tra gli edifici dal sapore asburgico percuotendo strade che appaiono stranamente pulite, scavante in un’essenzialità profonda e intrinseca. Impossibile non soffermarsi davanti ai bambini in corsa e le coppie di pigri fidanzati che camminano attraverso Piazza dell’Unità, dove oltre il marciapiede galleggia molle nella luce troppo invadente uno stuolo di barche: la città, dagli spazi operosi della vita sociale al faro che vigila sul porto, possiede un’anima mercantile, disegnata da secoli di traffici e incontri tra genti che una stretta di mano casuale ha portato a incrociare. Dall’epoca del piccolo borgo di pescatori, nato intorno al 50 a.C. circa, sono trascorsi secoli di cui oggi resta memoria nelle mura imponenti smangiate dal tempo e in costruzioni quali il Foro ed il Teatro, racchiuse dall’abbraccio del colle di San Giusto, che si erge sulla cima più alta della città, surreale baluardo di una Trieste antica. Qui correnti culturali e venti provenienti da un’Europa di influssi asburgici hanno tracciato le forme dei palazzi, modellati in stile liberty dal color crema. Si affacciano sul porto come
signori silenziosi dal fascino discreto, mentre il Faro della Vittoria, costruito sui resti un forte austriaco, svetta candido sul Golfo di Trieste, ricordando i caduti in mare durante la Prima Guerra Mondiale. Passeggiando per il centro non mancate di curiosare tra edifici dal fascino obliquo come l’imponente Borsa e le botteghe di libri antichi e artigianato, per poi farvi prendere per mano dalle strade che si avviluppano nel verde, quale il Sentiero Rilke che si snoda a picco sul mare fino al Castello di Duino guardando il litorale che va da Sistiana a Barcola, in passato l’unico tratto dell’Adriatico ad essere etnicamente sloveno. Ancora oggi l’odore del pesce appena tratto dalle reti da mani nodose di sole si dirama attorno ai chioschi di Barcola, a cinque minuti di autobus dal centro città, nonostante in realtà la cucina tipica di Trieste intrecci i sapori di un’Europa multi estesica che qui per molti secoli si è sfiorata e intersecata. Alloro, maggiorana e spezie aromatiche, in particolare noce moscata e cumino, furono il lascito dei molti viaggiatori che dall’Oriente fecero ritorno riportando all’amata madrepatria gli sconosciuti tesori incontrati nella lontananza dell’avventura per mare. Il gusto pungente del rafano si mescola nella tipica jota,
minestra di fagioli, crauti e patate, mentre la dolcezza degli gnochi de pan si scioglie nel sapore forte di Terrano, Malvasia e Refosco: oggi la Strada del Terrano condurrà gli amanti del vino da Opicina a Sistiana, attraverso le principali località di produzione vinicola. L’epidermide cittadina non manca di nascondere anse segrete di una storia difficile da cicatrizzare: utilizzati dopo l’8 settembre 1943 dall’occupazione nazista come campo di prigionia, oggi gli ex stabilimenti per la pilatura del riso rimangono malinconica memoria dell’unico campo di sterminio sul territorio italiano. Se i latrati dei cani e musiche penosamente allegre in quegli anni bui coprirono le grida dei prigionieri destinati ad attraversare Trieste negli ultimi momenti dell’esistenza, ora le alte mura della Risiera di San Sabba nascondono in un silenzio senza epoca il Museo dove l’oblio non tesserà i ricordi. Altra testimonianza della Trieste legata ad aspri racconti di guerra si trova sul colle di San Giusto, che venne risistemato insieme al parco della rimembranza durante gli interventi urbanistici del Ventennio. Creata la panoramica Via Capitolina, che conduce fino alla cattedrale, questo fazzoletto di terra sull’alto della città venne consacrato alla memoria dei caduti in tutte le guerre, lasciando che cippi di pietra carsica ricordassero soldati ignoti e visi che ormai trascolorano in un tempo lontano. Ritornate nel tramonto verso le strade del centro
ormai invase di turisti e triestini che indugiano nel sole e non dimenticate di fare una puntata a piazza Oberdan. Oltre allo splendido palazzo che attualmente ospita le Poste, vi attenderà il tram Opicina che, sui sedili in legno dall’aria genuinamente retrò, vi trascinerà verso l’area della città più alta e panoramica, attraversando l’interno della costa tra alberi soffusi di verde e caseggiati dalle reminiscenze antiche. Giungere a Trieste in treno è il percepire uno spazio improvviso, che si apre alla vista in un intercalare di alberi e distese marine, mentre il vagone si lancia su binari volanti e prende forma la netta sensazione di percorrere una sottile linea dove le asperità dei segni topografici si confondono con una geografia dell’anima: una mappa mentale che si perde nella Storia cosmopolita, nelle facce di culture
vicine e permeabili, dove lingue, ricette, accenti, occhi e vite si scambiano ed intrecciano da secoli. Per questo la strada che da Trieste conduce a Ljubljana è un altrettanto onirico acquarello che in poche ampie pennellate trasporta in fretta lungo le curve di un paesaggio che si accende di gialli e rossi venati di carminio, mentre appaiono gli schizzi abbozzati di paesini tracciati da una matita immaginaria lungo quella che inizia pienamente a rivelarsi come la terra slovena. Ljubljana, o Lubiana, è la capitale di questo piccolo Stato, dove l’atmosfera dell’Unione Europa convive con tradizioni che rendono questi luoghi il gioiello prezioso di una città immersa in una pace oltre il tempo. Per andare alla scoperta della storia cittadina tuffatevi tra le sale del Mestini Musej sulla Gosposka ulica 15 e se vi interessa l’arte avrete presto modo di constatare che la città è incredibilmente ricca di gallerie d’arte pubbliche e private in cui farvi tentare da esibizioni temporanee interessanti, come la
Narodna galerija o la Moderna galerija Ljubljane. Desiderate esplorare la città dando sollievo alle molte vesciche che ormai vi affligono? A Lubiana la bicicletta è il mezzo perfetto per lanciarsi tra i vicoli meno noti e perdersi nella luce pacata di verde lungo i viali alberati, per sbucare su uno dei molti ponti che contraddistinguono il centro, da attraversare e riattraversare ricamando una mappa personale che vi rivelerà tracciati sempre nuovi da sperimentare.L’ampia piazza dedicata a Ciril Metodv nella luce del tramonto appare una precaria scenografia in carta di riso, mentre turisti e famigliole della città passeggiano tra le architetture permeate dall’ombra del Comune, che quest’anno ospita un ricco calendario di eventi vista la nomina di Ljubljiana a Capitale del Libro 2010. Il polmone verde del Parco Tivoli è uno degli spazi più amati dalla gioventù slovena, specialmente nelle
dolci ore di fine giornata quando la luce arancione cola sui pendii che guardano dall’alto gran parte della città sempre più intrisa d’ombra. Se avete voglia di cedere alla gravità e rotolarvi a perdifiato lungo una di queste discese d’erba dove i palazzi cittadini si innalzano nell’orizzonte indaco non perdete l’occasione. Poi scuotetevi da jeans e capelli i fili d’erba e percorrendo a ritroso la corrente di gente dedita al footing con cane al seguito, fermatevi a uno dei tavolini dell’imponente edificio centrale. Ben lungi dall’essere un semplice bar, questo palazzo dalle forme gentili oggi è l’International Centre of Graphic Arts e tra cocktails d’aperitivo e una vista incantevole sulla città, vi permetterà di curiosare attorno a mura contraddistinte del fascino più contemporaneo. Si accendono le prime stelle e la notte prende vita lungo il fiume Cankarjevo nabrežje: una birra Union, tipica di qui, farà compagnia alle vostre chiacchiere nella selva di localini che tempestano di luci i ponti ricchi di suggestivo fascino e se preferite lo spirito
underground non perdete i locali autogestiti nei pressi della stazione centrale in Metelkova. Capitale della Slovenia dal 1991, a Lubiana palpita la cultura mitteleuropea dell’impero asburgico e se nel 1941 fu annessa come provincia alla regione della Venezia Giulia, l’italiano continua a permeare un clima che si sente spesso naturalmente intimo nei confronti della vicina Italia. Il castello domina strade oggi dedite allo shopping sfrenato, mentre palazzi di vetro realizzati dopo la fine dell’ex Jugoslavia si mescolano ai tipici edifici di stampo comunista, oggi riutilizzati come uffici e banche. Se amate gli sci sappiate che la stazione sciistica di Kranjska Gora si trova a pochi chilometri da qui e accoglierà gli appassionati della neve in un caleidoscopio notturno di piste illuminate. Se alcune aree di Ljubljiana vi appaiono particolarmente scintillanti, non state sbagliando: nel 1895 la capitale è stata vittima di un grave terremoto di magnitudo 6,1 sulla scala Richter. Pensate che circa il 10% degli edifici andò distrutto e molti quartieri della città vennero ricostruiti ex novo secondo i canoni dell’Art Nouveau. Sede del Parlamento e dell’Ufficio del Presidente, Lubiana sembra vivere
sul fiume Ljubljanica in un tessuto sociale sempre più votato alla presenza giovane. Qui è facile spettacoli improvvisi, come un happening che si dipana su un palcoscenico temporaneo allestito in Presernov Trg. Forse casuale simbolo della stessa Lubiana, le coreografie di danza classica uniscono la ferma compostezza dei passi misurati all’affanno sudato e senza sosta di un battito elettronico in corsa perenne. Proprio come questa capitale, che attualmente sembra volteggiare dal palco di una storia millenaria ammantandosi con costumi nuovi, nella tensione instancabile che la trascina in un vorticante ritmo della contemporaneità, tra arte, happy hour e cosmopolitismo. Sapete il perché di Lubiana? Secondo alcuni città dell’amore, sembra che il nome derivi dal prefisso Ljub, sostantivo slavo ljubezen che significa amore, affetto. E se Lubiana vi ha
incantato lasciandovi malinconicamente restii a un’immediata partenza, svegliatevi presto e passeggiando per le strade ancora disabitate cercate la stazione dei bus. Dopo aver acquistato un biglietto tra i pendolari che ogni giorno attraversano il confine, confondetevi nella folla e godete il breve viaggio fino a Capodistria. Il piccolo comune di Kopar, che già si protende verso l’Adriatico in un disperato abbraccio tra Slovenia e Italia, vi attenderà come ultimo baluardo d’osservazione, prima del lento ritorno a Trieste. Se edifici come il Palazzo Pretorio del XV secolo e la chiesa Carmine Rotunda del XII nascondono un palpitante cuore antico, qui l’Istria vibra nei colori del porto fiorente, che contraddistingue l’economia cittadina, mentre il bilinguismo diventa fatto quotidiano di negozi dove le insegne disegnano alfabeti che si intrecciano.
Testo: Maddalena De Bernardi Foto: archivio
Dove dormire:
Trieste: Hotel Le Corderie, Via Di Calvola 43, 34143 Trieste. t.040 3229277. Elegante e raffinato, arredamento minimal, memorabile la prima colazione. La valle di Banne B&B, Via Banne 25, 34151 Trieste. t. 040211089. Nel cuore della località di Banne, uno dei borghi più belli e caratteristici del Carso triestino, immerso nel verde, dista dal centro di Trieste pochi minuti di macchina.
Ljubljana: City Hotel, Dalmatinova 15, t. +386 (0)1 239 00 00. In centro, a pochi passi dalla città vecchia, ben servito dai mezzi pubblici. Hostel Celica,8 Metelkova Ulica, Ljubljana 1000, Slovenia. t. +386 (0)1 230 97 00. Qui potrete tuffarvi nella storia della ex Jugoslavia. Se fino ad una quindicina di anni fa sono stati utilizzati come prigione, oggi gli interni di questo edificio di fine ottocento, ospitano varie camere-celle per circa 20-27 euro a notte. Ogni stanza è diversa dall’altra ed è stata progettata da designer locali.
Dove mangiare:
Trieste: Siora Rosa, Piazza Hortis 3. t. 040301460. Ristorante – buffet che serve specialità della tradizione triestina, un’istituzione. Chimera di Bacco, via del Pane 2. t.040364023. Cucina “dei vecchi sapori”, legata alle tradizioni, ma arricchita e reinventata dall’esperienza girovaga del propietario e chef.
Ljubjana: Julija,1 Stari. t. + 386 (0)1 4256463. In pieno centro storico, alla moda cucina italiana. Kuhinja Krusic, Bezenškova 11. +386 (0)1 5446141. Cucina tradizionale slovena.
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