Nel Continente Nero ci si muove tra le presenze-assenze degli antenati (visibili nelle sculture e immanenti nelle pratiche di vita), tra la difficile mono-percezione dell’estetica di gesto e suono («Ascolta la danza e guarda la musica», si dice in Congo), nella materia ricca della miseria, della carestia, della catastrofe. L’Africa degli uomini e della cultura, al contrario di quella dei paesaggi, emana luce nera: come si riesce a puntare l’obiettivo, regolare fuoco ed esposizione, scattare, e poi finire per scrivere con la luce – in bella “fotografia” – un ritratto di uomini, gesti, suoni, abitazioni, costumi, oggetti e pensieri alieni? Il reportage geografico è un’arte trasversale che richiede forte capacità di adattamento personale oltre che professionale: fanno le cose in modo diverso, laggiù. L’Africa ha un quotidiano straordinario e ancestrale: siamo tutti africani, migrati in Europa 60 000 anni fa. Ecco perché scegliere l’Africa. Rappresenta la sfida ultima per scoprire i nostri antenati. Con un clic.
Cosa serve per la realizzazione di buon reportage fotografico in Africa? Nel cimentarsi in ogni tipo di reportage, dal geografico all’antropologico, dal sociale al naturalistico, è fondamentale saper gestire i rapporti con ambienti e persone lontane dal nostro modo di vivere e pensare. Il ceppo originario dell’umanità è africano, ma questo non basta a superare il cultural divide che caratterizza le persone del liquido mondo postmoderno. Così dobbiamo trasformare la macchina fotografica in strumento di mediazione. Lo spazio-tempo d’Africa, anche se si partecipa a un viaggio organizzato, costringe a muoversi in una geografia (fisica e culturale) ignota se non ostile, sicuramente difficile da gestire. Non siamo più ai tempi delle spedizioni ottocentesche, ma viaggiare in molte zone d’Africa rappresenta ancora una vera e propria avventura. È necessario studiare ma, allo stesso te mpo, guardare le cose con occhi nuovi. È importante conoscere quello che cerchiamo, ma è altrettanto necessario lasciarsi stupire dall’inaspettato. In Sudan si dice: «Conosci quello che cerchi, non quello che trovi».
Questo workshop fotografico cercherà di aiutarvi a lavorare negli inconsueti ambienti d’Africa; insegnerà a rapportarsi con appropriata etichetta con le persone e la loro cultura (la “materia oscura”) e a usare tecniche di ripresa utili nelle diverse situazioni in cui vi troverete a operare. Cercherà anche di trasformare i vostri viaggi in esperienze di vita nel “profondo mondo dell’altrove”, indispensabili alla realizzazione di ogni buon reportage.
A cura di: Samantha Lamonaca
Info: I docenti saranno l’antropologo Alberto Salza e il fotogiornalista Bruno Zanzottera. Workshop adatto a tutti. Costo 300 euro. Il corso si terrà a Milano. Prenotazioni scrivendo a: workshop@parallelozero.com
Programma del workshop.
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.