
Pare ormai definitivamente tramontato (almeno tra quelli che contano) l’uso di mangiare per alimentarsi, sostituito da complesse e articolate esperienze sensoriali e spirituali che quasi non rientrano più nelle categorie pranzo-cena. Una tendenza come un’altra di un’umanità che si affanna a cercare nuove ragioni per l’esistenza. I nuovi sacerdoti del rito d’èlite sono gli star – chef che officiano in ristoranti super stellati fatturando cifre che superano il Pil di un paese in via di sviluppo. Ma tant’è; potendoselo permettere, tanto vale buttarsi nella mischia.

Attualmente il top del firmamento culinario è occupato da un giovanissimo, il trentaduenne Renè Redzepi, faccia paffuta e piuttosto simpatica con padelle accese al ristorante Noma di Copenhagen. La giovane ormai non più promessa ma certezza, ha appena vinto il S. Pellegrino Award, noto per essere il premio nobel della gastronomia. Già delfino di quel Ferran Adrià che molecolizzava la cucina, Redzepi professa una filosofia del piatto tra il nordico, l’alga, le bacche e i prodotti rigorosamente del territorio. Vegetale e non vegetariano, usa poco la carne a cui preferisce il mondo vegetale e leguminoso. Insomma chi ha provato ne dice meraviglie. Quindi Copenhagen meravigliosamente bianca e natalizia è la meta giusta per le prossime feste, complice la curiosità gastronomica. Anche perché per i gastro-turisti, la capitale danese raccoglie 13 stelle Michelin sparse per i ristoranti cittadini. Un buon Natale e un buon appetito a tutti (con gli indirizzi giusti)
Geranium2, cucina biologica di sublime livello
Sorte Hest, il meglio della cucina nordica tradizionale
Marv og Ben, si mangiano piatti cucinati con i frutti dell’orto biodinamico del ristorante.
Testo di Lucia Giglio
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