Rajasthan a senso unico

Un viaggio nello stato più grande dell’India attraverso i cinque sensi, per scoprire il Rajasthan da un insolito punto di vista.

India. Rajasthan: Puskhar



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La terra dei raja, questo significa il suo nome. Nella mente di ognuno il Rajasthan evoca immagini di regni principeschi, palazzi sontuosi e sabbie su cui i cammelli lasciano le loro impronte camminando instancabili. Un territorio desertico che però, durante la stagione dei monsoni, si rivela sorprendentemente verde e rigoglioso offrendo al viaggiatore una straordinaria visione di sé. L’India coinvolge tutti i sensi a volte addirittura aggredendoli ma se la si vuole conoscere davvero bisogna lasciarsi coinvolgere senza riserve, apprezzandone le bellezze ed accettandone i lati negativi.

India. Rajasthan: Pushkar

Quello della vista è certamente il senso più messo alla prova. Appena si mette piede in terra rajasthani non si può far altro che riempirsi gli occhi con i colori vivaci dei sari elegantemente indossati dalle donne, i volti delle persone che guardano curiose attraverso i loro profondi occhi neri e l’arenaria rossa di cui sono composti gli edifici dall’architettura stupefacente. Forti e palazzi, testimoni dello splendore che fu, sono una caratteristica del Rajasthan ed ognuno ha peculiarità che lo rendono unico. Il forte Junagarh a Bikaner, è uno dei pochi che non è stato costruito in cima ad una collina e che, nonostante ciò, non è mai stato espugnato. Sorprende per i decori che, nonostante l’opulenza degli argenti, degli intarsi e dei colori, non diventano mai sgradevoli. Le haveli di Mandawa e Nawalgarth sono stupefacenti.

India.Rajasthan,Jaisalmer: Patwon-Ki-Haveli

Tradizionali residenze che attestano la ricchezza dei commercianti di un tempo. La loro struttura assomiglia a quella dei riad marocchini con le corti che si sviluppano intorno ad un cortile interno arricchito da piante e fontane. Anche i ricchi dipinti da cui ogni piccola parte di muro è decorata, sono di chiara ispirazione araba ed ognuno sorprende per la raffinatezza. Fatehpur Sikri, infine, si rivela inaspettata a colui che sfida il caldo e non rinuncia a visitarla. La città della vittoria, così dice il nome, è stata la capitale dell’impero Moghul ma fu incautamente costruita dall’Imperatore Akbar in una zona priva di risorse idriche. Per questo motivo, dopo la sua morte, la città venne abbandonata conservandosi fino ad oggi in perfette condizioni. Templi, monumenti e la più grande moschea dell’India, la Jama Masjid, la cui porta principale incute un po’ di timore per le sue gigantesche dimensioni offrono un’ambientazione unica e spettacolare.


India. Jaipur: contadine al mercato

L’olfatto ed il gusto sono imprescindibilmente collegati tra loro, entrambi sono protagonisti in un viaggio in India. Pensavo che avrei rincontrato parecchi odori sgradevoli sono invece rimasta piacevolmente colpita dai suoi profumi. Le spezie, innanzitutto, che fanno parte di ogni momento della giornata. Lungo le strade di Jaipur, la città rosa, si sente l’aroma di ciò che viene usato per insaporire il paan, un digestivo che crea dipendenza comunemente utilizzato. Si tratta di una foglia di betel che viene condita utilizzando diversi ingredienti quali cardamomo, cocco, semi di finocchio, crema di lime e di rose il cui profumo si spande nell’aria della trafficata città. Il cumino, invece, è il principe della cucina rajasthani. Il suo seme assomiglia a quello del finocchio ma al naso si riconosce subito quel sentore di terra bagnata che persiste anche nel gusto.

India. Jaipur: il tempio di Galta detto il tempio delle scimmie


Quello dell’incenso, però, è il profumo che meglio identifica l’India. Per sentirlo bisogna entrare in uno dei meravigliosi templi, come il complesso giainista all’interno del forte di Jesailmer. Un’insieme di strutture, collegate una all’altra, dove è impossibile non lasciarsi incantare dalle migliaia di miniature ricavate con una lavorazione a sbalzo del marmo. L’incenso può essere aromatizzato con oli essenziali ma quello utilizzato nei templi è quello classico, inconfondibile che riporta alla mente gli altari e le campane suonate per farsi ascoltare dagli dei.





India. Rajasthan: Jaipur.Traffico nei pressi del Choti Chopar bazar

L’udito potrebbe sembrare il senso più maltrattato in un viaggio in Rajasthan. Dal momento in cui si sbarca sul suolo indiano si viene sopraffatti dal frastuono dei clacson che non cessa mai e colpisce direttamente i nervi. Viaggiando in auto ci si abitua, è il solo modo per riuscire a guadagnare la strada ma muoversi a piedi diventa un’impresa. I clacson non si possono ignorare perché rappresentano un avvertimento e, nell’ immaginario dei guidatori, una cortesia perciò l’unico modo di sopravvivere all’inquinamento acustico, incrementato dalla gente che urla e dalla musica a tutto volume diffusa per le strade, è quello di riuscire ad isolare i suoni piacevoli. Pushkar si sviluppa intorno al suo lago sacro, le cui acque hanno accolto le ceneri di Gandhi. Colpisce per l’atmosfera magica di cui è permeata soprattutto grazie al perenne suono delle puja, le preghiere che i fedeli recitano

India. Rajasthan: Pushkar. Vita sul Ghat intorno al lago sacro

durante le abluzioni purificanti, uno spettacolo di musica ed immagini danzanti. Se si ha la pazienza di fermarsi ad ascoltare, è anche possibile fare incontri straordinari. Udaipur, bagnata da tre romantici laghi, è forse nota per aver fatto da scenografia ad uno dei film di James Bond. Davanti ad un piccolo negozio che avrebbe fatto la felicità di ogni antiquario siede Virendra Bansal, un musicista che utilizza un raro strumento, il sarod. In Rajasthan sono solamente in due a suonarlo e credo di poter considerare una fortuna quella di trascorrere qualche ora, nella pace della sua casa, ad ascoltare la musica ipnotica proveniente da un solo strumento ma che pare suonata da quattro. Suoni del genere rimettono in pace con la rumorosa India.


India.Rahjastan: il tempio di Ranakpur

Infine il tatto, uno dei sensi che utilizzo di più. Mi piace sentire sotto le dita ciò che vedo, mi aiuta a comprenderlo e ad apprezzarlo meglio. La seta indiana è famosa in tutto il mondo per la qualità e la bellezza dei ricami. Più risulta pesante e maggiore è il suo pregio quindi acquistarla non è un’operazione semplice, bisogna mettere in programma qualche ora dedicata alla valutazione tattile dei sari dagli innumerevoli colori. Lisci e morbidi, impreziositi da fitti ricami in filo d’oro scorrono tra le dita evocando storie passate e non ci si può togliere il piacere di accarezzarli a lungo. Durante tutto il viaggio uno dei materiali che più mi è piaciuto toccare è stato il marmo, quello dei templi millenari per scovarne ogni piccolo intarsio ma, soprattutto, quello con cui è stato costruito il Taj Mahal (che in realtà non si trova in

India.Uttar Pradesh: il Taj Mahal

Rajasthan ma nel contiguo Uttar Pradesh). Tanto bello da sembrare irreale è un capolavoro di architettura che suscita emozioni per il suo significato, pegno d’amore per una giovane donna. Scorrere con le dita le eleganti scritte in arabo intorno all’ingresso, camminare a piedi nudi sul marmo consumato e toccare la raffinata gabbia che, nel cuore segreto del mausoleo, protegge il sepolcro dà una scossa emozionale che mai verrà eguagliata.





Testo di Federica Giuliani Foto di Vittorio Sciosia



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