Kuwait. Fronte del Golfo



Tra shopping center e suq, botteghe artigianali e Ikea, il Kuwait si destreggia abilmente tra tradizione e modernità. Complice il petrolio, nero come i niqab delle donne, che ne tinge d’oro il futuro e i mille progetti.


Niente tasse, zero Iva, luce, acqua e gas gratuiti al pari di educazione e sanità e se ti sposi ti danno 150 mila euro per costruire una casa, se già non ne hai una. Se non hai un lavoro te lo trova lo Stato, la disoccupazione è inesistente e la pensione assicurata. Chi non vorrebbe vivere in un Paese così? Soprattutto in tempi come questi. Ebbene, questo posto esiste e si chiama Kuwait. Il piccolo emirato del Golfo Persico è uno degli Stati più ricchi al mondo, con un’economia basata sull’unica risorsa di cui dispone in abbondanza: il petrolio. Secondo le stime i kuwaitiani camminano sul 10 per cento delle riserve mondiali di greggio. Tra gli Stati del Golfo nessuno può vantare le stesse ricchezze. Il Kuwait inoltre è stato il primo Paese a sfruttarlo, l’oro nero: quando nella penisola Araba le tribù beduine si combattevano tra loro vagando tra sabbie e oasi qui si trivellava il primo pozzo di petrolio. Era il 1938, ed era l’inizio di un decollo senza fine. Interrotto solamente dalle truppe di Saddam Hussein che invasero il Paese nell’agosto del 1990. Oggi il Kuwait è uno stato in crescita e Kuwait City è tornata ad essere una città in piena espansione. Per dovere di chiarezza occorre dirlo subito: il Kuwait è una meta per un viaggiatore evoluto, che di posti ne ha visti tanti. Non è Dubai, la Disneyland del deserto, e nemmeno Sana’a, con le sue case di fango protette dall’Unesco. Se però siete amanti del mondo arabo e mediorientale è una tappa da non perdere. Un misto di tradizione e modernità dove il fascino del passato si unisce alle meraviglie del presente. Facendo un giro in città si avverte il fermento, le gru sono dovunque, impegnate ad aggiungere grattacieli a uno skyline già popolato di torri altissime e dalle forme ardite come le Kuwait Towers, vero landmark della città, la Al Hamra Tower, la più alta del Paese o la Liberation Tower, simbolo della rinascita dopo la Guerra del Golfo. Anche qui, come ormai nelle grandi capitali del mondo, non mancano poi i lavori dei grandi architetti. I più famosi studi di progettazione sono in gara tra loro per assicurarsi i progetti di domani. Per ora l’edificio più rappresentativo da questo punto di vista è il Parlamento, firmato dal danese Joern Utzon, lo stesso dell’Opera House di Sidney, ispirato alle forme di una tenda beduina che si affaccia sulla Arab Gulf Street, la Corniche di Kuwait City.




Situazione politica

L’emirato del Kuwait è una delle rarissime democrazie del Golfo e l’unico con un vero parlamento. Il trono è ereditario ed è appannaggio della famiglia al-Sabah, i cui membri occupano tutti i posti di rilievo all’interno dello Stato. È l’emiro che nomina il primo ministro che è a capo di un parlamento con una sola camera e 50 seggi.
Al momento attuale il Parlamento è a maggioranza islamica osservante per nulla in linea quindi con l’indirizzo moderato e filo occidentale dell’Emiro. Il Kuwait non è mai stato fondamentalista e la donna gode di una certa emancipazione. In generale le leve del comando sono in mano a famiglie che si sono formate nelle migliori università del mondo, quindi con una visione della società tutt’altro che oscurantista. Un segno chiaro di democrazia e apertura è rappresentato daii giornali del Kuwait. Ne esistono ben 15, tutti privati e indipendenti, un fatto che rende il Kuwait il paese arabo con più libertà di stampa. Alcuni quotidiani in particolare sono molto critici nei confronti del governo il quale spesso si trova a fronteggiare interrogazioni parlamentari scaturite proprio da inchieste giornalistiche.



Il Suq

Il Suq Al Mubarakiya è un intrico di vicoli tutti uguali. Dopo lo smarrimento iniziale ti accorgi che la divisione è per categorie di prodotti: c’è il quartiere degli orafi, affollato di donne in abaya e Niqab (il primo è la veste, di solito nera, che lascia scoperte solo le mani e i piedi; il secondo è il velo che lascia alla vista solo l’ovale del volto,) che lanciano fugaci sguardi alle vetrine, quello delle spezie traboccante di odori, quello della carne e del pesce e quello delle verdure, una festa di colori. E poi c’è la zona dei ristoranti, vicino alla moschea, sempre pieno di gente del posto, indizio fondamentale: infatti è uno dei migliori posti della città per gustare la cucina locale fatta di carni alla brace, specialmente pollo e montone, accompagnate dal meraviglioso pane arabo. Nel mercato ci sono anche le case del tè dove gli uomini si riuniscono per chiacchierare, bere tè scuro mentre sgranano con le dita il tipico rosario arabo (misbaha) con le 99 perle che rappresentano i diversi nomi di Allah. I fan dell’oro e dei gioielli devono visitare il suq , in mezzo a tanta paccottiglia si possono trovare anche pezzi, e prezzi, molto interessanti.



I musei da non perdere

Il Dar al-Athar al-Islamiyyah (DAI) è uno dei musei da visitare se vi trovate a Kuwait City. Fondato nel 1983 è stato pesantemente danneggiato durante il conflitto del 1990. Da pochi mesi ha riaperto i battenti in quello che era l’antico ospedale americano. Dopo diverse mostre ed esposizioni in tutto il mondo torna così a essere visitabile anche dai kuwaitiani la preziosa collezione dello sceicco Nasser Sabah al-Ahmed al-Sabah e della moglie Sheikha Hussah Sabah al-Salemal-Sabah. Su una collezione di circa 30 mila pezzi se ne trovano esposti solo 500 anche perché molti ancora mancano all’appello, sparsi tra i collezionisti e, chissà, i ricettatori di mezzo mondo che hanno approfittato dei saccheggi al tempo dell’invasione irachena. Vale comunque la pena visitare il museo per la bellezza dell’area espositive e per ammirare quei gioielli di fattura straordinaria, tra cui una moneta d’oro del periodo Moghul del peso di più di 10 chili. Un altro interessante museo è il Kuwait House of National Works. Il nome comune è Museo della Guerra, ma alcuni lo definiscono semplicemente Memorial Museum. All’ingresso un carro armato distrutto racconta subito di che posto si tratta. All’interno, con fotografie e documenti, sono raccontate e custodite le memorie più dolorose della prima guerra del Golfo. Un evento traumatico per il Kuwait e ancora non del tutto risolto: i debiti di guerra e la sorte dei prigionieri sono questioni ancora aperte.


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