di Enrico Caracciolo
Matera è Patrimonio dell’Umanità UNESCO perché la continuità abitativa che caratterizza il luogo ha qualcosa di straordinario. E da pochi mesi ha avuto l’investitura ufficiale come Capitale Europea della Cultura 2019.
Dall’Età della pietra a oggi. Diecimila anni senza soluzione di continuità. Benvenuti nella città dei Sassi dove l’architettura racconta la storia di un equilibrio spontaneo tra la materia e i sentimenti che sembra poter essere eterno. Quella in cui affonda le radici Matera è una pietra madre. È la materia scolpita dagli elementi e dalla mano dell’uomo che racconta una delle città più antiche del mondo. Tra i figli di questo luogo ci sono uomini e donne che fanno della connessione tra mani, cuore e genio un modus vivendi ispirato alla creatività. Il risultato sono forme primordiali che incontrano segni futuristici condensando in poco spazio un tempo dilatato. Il passo da una casa grotta al MUSMA è breve ma attraversa spazi che l’immaginazione, più che la razionalità, riesce a cogliere e sintetizzare.
Così i materani, originari o adottivi, sanno dialogare con gli elementi come se avessero imparato dalla loro città a parlare, amare, vivere, sognare plasmando la materia con mani sapienti e sensibili.
Nel segno della tradizione
Il cuore pulsante di Matera è fatto dagli artisti e artigiani testimoni di antiche tradizioni o proiettati verso il futuro. Tra i simboli della tradizione popolare e presente in tante case c’è il prodigioso Cuccù. Si tratta di un fischietto bitonale in terracotta con le sembianze di un galletto ricco di decorazioni. Anticamente il cuccù aveva una funzione apotropaica, infatti si teneva dentro casa e serviva ad allontanare gli spiriti maligni. Creato artigianalmente ogni cuccù è un pezzo unico e irripetibile. Tutti gli artigiani della terracotta sono interpreti di questa tradizione. Particolarmente interessanti quelli di Marco Brunetti, in arte Geppetto, che si può incontrare nella sua bottega di Piazza Sedile. Una testimone giovane e creativa dell’arte ceramica è Dacia Capriotti che in via San Biagio crea fischietti diversi dai tradizionali in terracotta, ma sono ceramicati, in maiolica. Quella di Dacia, anche negli altri lavori come vasi, piastrelle, piatti, bicchieri è un’arte che esprime notevole fantasia e gusto creativo. Per rimanere in tema di terracotta Raffaele Pentasuglia, laureato in fisica, modella terrecotte impregnate di satira ed ironia: volti, smorfie, furbizia di briganti, filosofi, fattucchiere, medici, avvocati e folletti che appaiono come personaggi grotteschi. In tema di ceramica Matera vive nella figura di Peppino Mitarotonda, maestro capace di fondere la tradizione con l’arte contemporanea, e geniale cronista che racconta la storia e l’anima di Matera con straordinari cicli decorativi su maiolica. Gurrado invece trasforma la pietra di Lecce, il tufo di Matera e il legno in poesie di rotonda umanità recitate in silenzio; la materia diventa morbida, plastica e geometrica; volti senza occhi sono capaci di guardare nel più profondo dei sentimenti. Altro mago della pietra è Ralf Koslowski, l’unico tedesco che è diventato materano a tutti gli effetti; vive nella pietra del Sasso Caveoso e sulla pietra materana scolpisce labirinti. Ancora pietra, ancora scultura e giochi di luce per le lampade di Maristella Darretta, piccola donna dal grande spirito creativo. Un altro oggetto della tradizione materana sono i timbri del pane. Tra i testimoni più abili ci sono Emanuele Mancini, artigiano poliedrico che lavora legno, terracotta e cartapesta e Massimo Casiello, testimone di un artigianato colto e ricercato nella lavorazione del legno e nella creazione di utensili quotidiani. Tra i materiali poveri che costituiscono la ricchezza di Matera c’è la cartapesta, indissolubilmente legata alla tradizione del Carro della Bruna, l’evento materano più sentito dalla popolazione. Oltre a Michelangelo Pentasuglia, maestro cartapestaio e monumento vivente, i fratelli Carmine e Mario Daddiego, eredi del “Bottegaccio”, antica bottega di antiquari-artigiani a due passi dalla Madonna de Idris, da generazioni specializzata nella cartapesta e nella terracotta, fondono tecniche antiche con materiali moderni.
Nuove energie
Il filo del passato si lega a quello del futuro grazie alle mani e al genio di artisti e artigiani che proiettano Matera verso nuove economie e schemi valoriali impensabili fino a pochi anni or sono. Il messaggio forte è quello di creare qualcosa di importante con materiali che hanno già avuto una vita compiuta, destinati a qualche discarica o, nella migliore delle ipotesi, dimenticati in qualche soffitta. A dir poco geniale il lavoro di recupero di vecchia gommapiuma utilizzate dalle fabbriche di divani da parte di Tina La Torre che dona una seconda e più nobile vita a questo materiale trasformato in Pupazzi per il Teatro di Figura. E cosa dire di Patrizia Capriotti, la signora delle borse fatte con carta di giornale, tessuti di tappezzeria e pelle ormai inutilizzata. Oppure Lela Campitelli e Michele Ascoli che fanno gioielli utilizzando e riutilizzando legno, pietra e metalli e regalano emozioni materane. A due passi da Piazza Sedile e via delle Beccherie, dove circolano grandi energie creative, le Officine Frida sono la massima sintesi dell’arte del recupero partendo dall’abbigliamento fino alla pittura, passando per bioedilizia e bioarchitettura: della serie “altre economie sono possibili”. Menzione finale per il genio che brilla di riflessi e tinte forti di Paola Di Serio, artista del mosaico e di un personalissimo senso del vintage. Una stella policroma che trova ispirazione nelle viscere del Sasso Barisano.
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Foto di Enrico Caracciolo | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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