Abu Dhabi non prevede rituali di avvicinamento, offre rapidamente ciò che promette: ricchezza esibita e cultura d’eccellenza, un modello di sviluppo probabilmente inavvicinabile, una storia antichissima che fa capolino tra grattacieli concepiti per rivaleggiare in bellezza. Un mondo nuovo che promette di meravigliarvi, e ci riuscirà.

Abu Dhabi, forte del suo un milione 500mila abitanti che per l’80% sono stranieri, affronta una particolarissima sintesi tra mondo arabo e occidentale, tra opulenza e capacità organizzativa, tra attenzione alla sostenibilità del pianeta e vertigine architettonica. A volte si ha la precisa sensazione che venga praticata una sorta di shopping d’élite a livello planetario, se c’è qualcosa di bello o di iconico viene acquistato o, al limite, noleggiato: squadre di calcio, il Manchester City è di proprietà di Mansour bin Zayed al Nahyan, il fratello dell’emiro; eventi sportivi, l’ultimo Gran Premio di Formula 1 e la Coppa del Mondo di football per club si celebrano qui; archistar, la cui creatività viene incoraggiata senza limite di budget; grandi musei, con gemellaggi onerosi che portano sul golfo Louvre e Guggenheim; persino la Ferrari ha visto nascere ad Abu Dhabi il proprio primo parco a tema. Però attenzione, non si tratta di imitazioni, o di operazioni mordi e fuggi, tutto risponde a un progetto, a una logica ben precisa. Negli Emirati si è sviluppato il culto del brand, quello di assoluta eccellenza, quello originale. Così – come accadeva in Italia nel Rinascimento – vengono chiamati a raccolta, i talenti per fare, per lasciare un segno superando la volatilità del greggio e affrontare una nuova sfida, complessa e suggestiva: quella di diventare la capitale culturale dell’intero mondo arabo.
Abu Dhabi – che significa Il padre della gazzella – è tra i posti che si visitano per ciò che si è fatto e costruito e non per quanto la natura ha offerto. Tutto ha avuto origine da un luogo che non esisteva, ma che è stato fatto apposta: Saadiyat Island, traducibile come Isola della felicità. Si tratta di un’enorme oasi di terra artificiale, costruita in mezzo al mare a 500 metri dalla costa. Un posto sorto dal nulla per ospitare i progetti di cinque tra i più celebri architetti al mondo, tutti insigniti del Pritzker Architecture Prize, praticamente l’Oscar del settore. A Saadiyat Island si stanno costruendo, o verranno costruiti, il più grande Guggenheim del mondo da Frank Gehry, lo Zayed National Museum (in partnership col British Museum) di Norman Foster, il Performing Arts Centre di Zaha Adid, il Museo del Mare di Tadao Andō; ed è già stato inaugurato lo scorso anno il Louvre di Jean Nouvel. Tutti insieme daranno vita al Saadiyat Cultural District: la maggiore concentrazione di musei al mondo per metro quadrato. Il debutto del progetto lascia abbagliati per la bellezza della concezione, per l’impatto visivo, per la sofisticata, ma allo stesso tempo evidente, capacità di Jean Nouvel nell’interpretare questo crocevia di culture, per la varietà e il livello delle opere esposte, per l’originalità del percorso espositivo. Oggi non c’è niente come il Louvre di Abu Dhabi, probabilmente il più bel museo al mondo, sicuramente il più originale per allestimento e fruibilità. Il primo problema che l’architetto si trovò ad affrontare fu quello del clima e della collocazione. Abituato a inserire i propri progetti in un contesto esistente, Nouvel dovette affrontare il vuoto, e il caldo. Il suo edificio prende spunto da due luoghi emblematici dello scambio: la Medina col suo suk e il porto, col continuo andirivieni di genti e mercanzie. L’effetto visivo è magistrale: tanti edifici, 55 in tutto, apparentemente slegati tra loro ma in realtà strettamente connessi, dove dominano il candore dei moduli, la luce filtrata del cielo e del mare, il continuo saliscendi degli approdi.

Si resta talmente conquistati dall’atmosfera, fiabesca e coinvolgente, da rimanere emozionati e assorti, quasi restii ad entrare. Ma è esplorando i suoi 87mila metri quadrati che si comprende appieno l’enorme portata culturale di questo museo universale. La prima differenza che balza all’occhio rispetto alle maggiori istituzioni che vengono in mente – il Louvre originale, il British Museum, il Metropolitan… – sta nella selezione ed esposizione delle opere. I grandi musei classici sono la somma di collezioni accumulate nei secoli, conservate in edifici troppo piccoli per esporre tutto, anche quando sono giganteschi. Ad Abu Dhabi, il museo esibisce tutte le sue 620 opere (300 prestate dalla Francia, le altre acquistate appositamente), frutto di una selezione capillare e motivata dall’allestimento. In più gli spazi sono ampi e perfetti per una fruizione ideale, non si affaticano mai gli occhi per distinguere una cosa dall’altra.
Ma quello che conquista pienamente è la visione. Mentre ogni grande museo nazionale è ‘partigiano’, centrato su se stesso e figlio di una sola cultura dominante, il Louvre di Abu Dhabi ha scelto il confronto e il percorso parallelo. Si parte dall’antichità più profonda, con le prime figure umane, datate 8500 anni e create in Siria e Giordania, per arrivare alla ‘Fontana di luce’ di Ai Weiwei del 2016. In mezzo la storia dell’uomo, epoca dopo epoca, ma vissuta in parallelo. In un dialogo seduttivo e inedito, le opere di ogni cultura si affacciano le une sulle altre, l’Europa e l’Asia, l’Arabia e l’Africa, le Americhe e l’Oceania. Può sembrare semplice, ma non era mai stato fatto nulla di simile. Alla fine del percorso si comprende una verità inconfutabile: siamo tutti diversi ma apparteniamo alla medesima specie. «Il Louvre Abu Dhabi cerca di cambiare il nostro mondo per il meglio»: sono parole di Saif Saeed Ghobash, direttore generale del Dipartimento per la Cultura e il Turismo. Missione compiuta. Resta da aggiungere che l’istituzione ospita sempre tre mostre temporanee di altissimo profilo, esposte in collaborazione coi musei francesi e dedicate, anche queste, al dialogo tra le culture.
Oltre al Louvre, le altre grandi attrattive dell’emirato hanno tutte come denominatore comune soluzioni architettoniche all’avanguardia. Restando sull’isola di Saadiyat troviamo l’UAE Pavilion, il padiglione di Expo 2010 a Shanghai: le sue dune artificiali, ideate da Norman Foster, ospitano ogni anno la fiera internazionale Abu Dhabi Art. Dall’Observation Deck at 300 si gode il miglior panorama sulla città. La vetta è raggiungibile salendo al 74° piano della maggiore tra le due Ethiad Towers, a 300 metri di altezza. Il medesimo scenario, ma con una prospettiva diametralmente opposta, si può ammirare dalla maestosa Corniche Road: otto chilometri di lungomare tra giardini, arcate e gazebo, il luogo prediletto per le passeggiate di turisti e residenti. Altro grattacielo emblematico è l’ADNEC: realizzato nel 2007 su progetto dello studio RMJM (Robert Matthew e Johnson Marshall), ospita eventi culturali, meeting, esposizioni, ma anche matrimoni e cene di gala. Un discorso a sé merita l’Emirates Palace, tra i più lussuosi hotel al mondo. A vederlo sembra un sogno moresco concepito leggendo Le mille e una notte. Posizionato nel cuore della Corniche, occupa il tratto più bello della costa, dispone di un porto privato e propone 400 stanze, con suite dove potrebbe alloggiare anche un piccolo esercito. Due dettagli hanno reso l’Emirates celebre oltre i confini di casa: il cappuccino con foglia d’oro e il bancomat dove l’oro si può ottenere cambiando contanti. A riprova che certi brand europei (e in questo caso italiani) sono amatissimi, si può fare una puntata al Ferrari World. Nel culto della rossa, attrazioni a tema e uno sviluppo in superficie che supera ampiamente quello degli stabilimenti di Maranello. Se volete ritrovarvi il cuore in gola potete avventurarvi nell’esperienza dell’unica montagna russa in grado di raggiungere i 240 km/h in soli cinque secondi.

E ora arriviamo al cuore spirituale del nostro viaggio: la visita alla Moschea Zayed, uno dei più spettacolari e suggestivi edifici della nostra epoca. Quando la si ammira all’imbrunire, nel momento in cui le luci si accendono ma non è ancora notte, si resta quasi paralizzati dalla meraviglia. L’edificio ha dimensioni imponenti – tutta l’area misura 22mila metri quadrati, praticamente cinque campi da calcio – con quattro minareti alti 107 metri, mille colonne e 82 cupole. All’interno, nella sala principale,si trova il più grande tappeto persiano del mondo, misura 5672 metri quadrati: due anni di lavoro per 1300 artigiani. Ma, conclusa la tessitura, si pose il problema del trasporto e vennero impiegati tre aerei per farlo arrivare ad Abu Dhabi. Dopo, gli stessi artigiani si incaricarono di rimontarlo nella moschea. Il tempio che unisce il mondo è tale sotto ogni punto di vista. Hanno infatti collaborato all’impresa un numero impressionante di nazioni – Cina, Germania, India, Iran, Italia, Turchia, Malesia, Marocco, Nuova Zelanda, Pakistan, Regno Unito – sia attraverso la manodopera che per la fornitura di materiali. La Moschea Zayed esibisce il marmo di 28 paesi diversi e i grandi lampadari – tra cui il maggiore al mondo, 10 metri di diametro e 15 di altezza – sono in cristallo Swarovski. Di sera il bianco abbagliante dell’edificio si colora di blu, le colonne si riflettono nelle vasche esterne, l’immenso cortile centrale, prezioso di marmi e intarsi, assume una lucidità quasi trasparente.

Inoltrandosi verso l’interno, a un’ora e mezza di auto dalla capitale, si raggiungono l’oasi di Al Ain, patrimonio UNESCO, e gli Qasr (fortezze) di Al Muwaiji e di Al Jahili. Quest’ultimo, col portale d’accesso incorniciato da orgogliose torri simmetriche, è stato insignito nel 2016 col Terra Award, prestigioso riconoscimento che premia le migliori architetture in terra cruda al mondo. All’interno si può visitare la bellissima esposizione permanente dedicata a Wilfred Thesiger, conosciuto in Arabia come Mubarak bin London, singolare figura di esploratore, scrittore di viaggi e soprattutto fotografo. Le sue immagini, in un bianco e nero magistrale, ci restituiscono il fascino ancestrale di una penisola araba ante petrolio: dune, deserto, carovane, falconeria come rito e unico svago. Ed è proprio alla falconeria che dedichiamo la nostra ultima tappa. Filo di connessione tra passato antichissimo e modernità, l’amore per il falco non ha mai cessato di esistere. Il luogo più emblematico di questa pratica è l’Ospedale dei Falchi: struttura all’avanguardia nella cura degli animali, il centro ha anche il compito di divulgare e raccontare un’arte antichissima, da sempre la più amata dalla popolazione originaria degli Emirati. Dopo aver visitato i luoghi di degenza, gli ospiti hanno il privilegio di un incontro ravvicinato col falco. Tu indossi il guanto e lui si posa senza alcun timore, anzi ti guarda fisso inclinando leggermente il capo. Nel suo sguardo si legge un monito e sei quasi certo che ti dica “maneggiami con cura, perché questa è casa mia. Io c’ero già prima di tutti, sono io il signore del deserto”.
Testo di Guido Barosio foto di Marco Carulli |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Informazioni: sul sito dell’Ente del Turismo di Abu Dhabi
Come arrivare: voli diretti da Roma e Milano con Etihad Airways
Quando andare – Clima: con un clima è arido e subtropicale, il sole quasi tutto l’anno e le piogge molto scarse. Il periodo migliore per visitare Abu Dhabi è compreso tra la fine di Ottobre e la prima metà di Maggio.
Viaggio organizzato: Alidays propone un tour di quattro giorni della capitale degli Emirati alla scoperta del meraviglioso museo del Louvre. Prezzi a partire da 750 euro voli inclusi
Vaccini: Non è richiesta nessuna vaccinazione.
Fuso orario: +3h rispetto all’Italia. +2h quando in Italia vige l’ora legale.
Documenti: passaporto con validità residua di almeno sei mesial momento del viaggio.
Lingua: L’arabo è la lingua ufficiale. L’uso dell’inglese è molto diffuso
Religione: La religione professata dalla grande maggioranza dei residenti è l’Islam di ispirazione sunnita,
Valuta: La moneta locale è il Dirham Arabo Unito (AED o Dhs), a sua volta suddiviso in 100 fils, e il suo tasso è vincolato al dollaro statunitense (US$ 1: AED 3.6725). Le carte di credito e di addebito sono largamente accettate.
Elettricità: 220 V; ma è consigliabile munirsi di un adattatore universale prima della partenza.
Telefono: per telefonare in Italia dagli Emirati Arabi digitare 0039 mentre per telefonare dall’Italia negli Emirati il prefisso è 00971. La copertura cellulare e Internet è generalmente molto buona
Abbigliamento: nel rispetto delle norme e dei costumi locali si raccomanda di evitare abbigliamento appariscente soprattutto nei luoghi pubblici. La regola pratica è coprire dalle spalle fino alle gambe incluse. Vale anche per gli uomini. Per visitare la Grande Moschea di Abu Dhabi, alle donne è richiesto di indossare l’abbaya, che viene fornita gratuitamente all’ingresso. In spiaggia alle donne è consentito l’uso del bikini.
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.