Un viaggio nel primo “museo dell’abbandono” in Italia: nasce in Romagna, e noi lo percorriamo con la guida dei ragazzi che hanno riscoperto questi edifici dimenticati, li hanno studiati, e ne hanno raccontato la storia e aperto la strada per un nuovo tipo di turismo consapevole sul territorio.
Testo di Stefano Ghetti Foto Spaziindecisi

È incredibile che qualcuno sia riuscito a trovare un modo così inedito e originale per esplorare e visitare la Romagna, una delle regioni più turistiche d’Italia. Ed è ancora più interessante scoprire che a rendere tutto possibile è un gruppo di giovani.
Eppure il progetto ormai è in piedi da molti anni: l’associazione Spaziindecisi porta avanti quest’idea dal 2011: 9 anni di ricerche, di esplorazioni e anche di fatica. A cosa hanno portato? A (ri)scoprire ben 68 luoghi abbandonati sparsi in tutta la Romagna. Un valore architettonico da conservare? Forse, ma non solo: quello che hanno fatto questi giovani è ricordare il valore memoriale e storico di questi edifici. Un valore che racconta il passato di una regione, senza aggiungere troppo, senza gettare nulla.
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L’idea del “museo”

Francesco è uno di questi giovani, e ci racconta com’è nata questa idea: a Forlì esistono diversi luoghi abbandonati, fragili, con un passato interessante, originale, importante per comprendere questa terra che è la Romagna. Questi ragazzi forlivesi non hanno fatto altro che raccontare questo passato. Dal 2011 sono iniziate le ricerche, in giro per tutto il territorio, coadiuvate da “esploratori” e fotografi volontari. E soprattutto dal dialogo con le persone del luogo, intervistate per raccontare storie di luoghi dimenticati che non si trovano sulle guide. Così è nato In Loco. Il museo diffuso dell’abbandono, che in verità del concetto di museo non ha molto: non c’è un biglietto d’ingresso, e a dire il vero non c’è nemmeno un vero e proprio ingresso; lo spazio è aperto, sconfinato. Gli oggetti da osservare non sono opere d’arte, ma edifici in stato di abbandono. Così questa diventa anche un’occasione per ammodernare il concetto di museo, conferendo a questa parola una nuova accezione.
E allora perché visitare un museo che non è un museo? È proprio questo il punto: per scoprire quella parte di storia del luogo meno raccontata, e dunque più fragile.
Le novità degli ultimi mesi

Sebbene il progetto di far conoscere luoghi abbandonati della propria terra esista già da molti anni, questi ultimi mesi hanno portato alcune novità fondamentali per permettere un’esperienza più completa di questo museo a cielo aperto.
La più importante è l’app In Loco, scaricabile gratuitamente da ogni tipo di smartphone. In un museo che non ha corridoi precostituiti, avere una guida GPS sul cellulare è importante per non perdersi tra un sito abbandonato e l’altro. L’app contiene le mappe, le schede degli edifici dimenticati, le informazioni utili ai visitatori e soprattutto i contenuti speciali, fruibili tramite un sistema di geolocalizzazione che li attiva una volta arrivati nelle vicinanze dei luoghi abbandonati. Un’esperienza moderna al servizio di una realtà antica e troppo spesso ignorata.
Un altro strumento utile – ci spiega Francesco – è una mappa cartacea con gli itinerari consigliati per visitare tutti questi luoghi abbandonati che si può acquistare nel “punto di partenza” del museo.
Il punto di partenza

Sebbene questo “museo diffuso” sia da esplorare più che da visitare – del resto è questo il valore aggiunto più originale – avere un punto di partenza può essere comodo. Il centro visite situato nel deposito delle corriere SITA – EX ATR di Forlì oltre ad essere uno degli edifici abbandonati che costituiscono il museo, è il luogo dove si possono acquistare le mappe cartacee, la presentazione dei 7 itinerari consigliati, un plastico del museo, e un assaggio di contenuti speciali.
Da qui si diramano gli itinerari, accessibili gratuitamente senza guida, ma con l’aiuto dell’app e delle mappe. Altrimenti il personale di Spaziindecisi programma visite guidate da aprile a settembre, a numero chiuso e su invito. Il prezzo? Basso: questo museo non è nato per fare soldi, ma per recuperare i ricordi che altrimenti andrebbero perduti nella memoria degli abitanti. Un altro valore aggiunto da considerare e stimare.
Gli itinerari

Così come hanno fatto i volontari che hanno reso possibile questa realtà, anche noi possiamo esplorare i luoghi dimenticati della Romagna con i mezzi che preferiamo: in bici, a piedi, in auto. Anzi, probabilmente – come hanno fatto Francesco e i suoi colleghi – anche noi avremo bisogno di più mezzi perché le distanze tra un luogo e l’altro non sono così “razionalizzate”, proprio per evitare di trasformare un’avventura esplorativa in una banale visita guidata.
Do.ve.
Il primo dei 7 itinerari proposti dall’app e dalle mappe si chiama Do.ve., che sta per dotted venue (letteralmente evento punteggiato). Questa esplorazione unisce arte contemporanea ed edifici abbandonati dell’entroterra romagnolo. Nove artisti, d’accordo con l’associazione hanno creato opere multimediali su altrettanti luoghi dimenticati, rileggendoli in chiave contemporanea e indagando il loro potenziale estetico. Di questo itinerario “artistico” fanno parte il Monastero di Scardavilla, un villino liberty a Forlì e la discoteca Woodpecker a Milano Marittima. Quest’ultimo edificio evidenzia il modo particolarissimo di reinterpretare lo stereotipo della Romagna come patria del turismo balneare.
Lavori in (tras)corso
Non può mancare, tra gli itinerari su luoghi abbandonati, un viaggio attraverso l’archeologia industriale: uno dei pochissimi ambiti (forse l’unico) in cui gli edifici abbandonati vengono dotati di un valore storico anche al di fuori della Romagna e di questo progetto. Tra i luoghi di lavoro della regione sono stati presi in esame quelli della Forlì del ‘900: è un percorso di una comunità sedotta con facilità dalle prime mirabolanti promesse del progresso; così il professor Roberto Balzani, docente di Storia contemporanea all’università di Bologna nonché ex sindaco di Forlì, descrive questi edifici. Tra i luoghi di questo itinerario c’è il deposito delle corriere ATR, sede del centro visite di In Loco.
Totally Riviera
Ritorna in questo itinerario l’attenzione verso lo stereotipo romagnolo di località balneare, questa volta concentrandosi più che altro sul turismo d’infanzia: si scoprono così colonie e ospizi marini per l’infanzia, molti dei quali costruiti in epoca fascista. Contrastano con l’urbanizzazione sfrenata prossima alle spiagge, che li ha inglobati e contemporaneamente isolati. Tra i luoghi di Totally Riviera c’è la Colonia Varese di Milano Marittima, progettata e costruita durante il ventennio.
Un’estate al mare

Seguendo questo itinerario si scoprono altri luoghi che hanno contribuito a creare il mito dell’estate in Riviera: osservandoli ci rendiamo conto di quanto sia cambiata la concezione di vacanza. L’Acquaria Park di Pinarella di Cervia è uno degli highlights del percorso: questo parco aveva fatto dei giochi d’acqua la sua attrazione principale, con scivoli che adesso appaiono sbiaditi, ma che un tempo attiravano migliaia di turisti.
Senti ieri
È indubbiamente questo l’itinerario in cui si viene più a contatto con le memorie degli abitanti della Romagna. Del resto, come ci ha fatto notare Francesco, i vecchietti sono i migliori storici del luogo! Attraverso le loro testimonianze ha preso forma questo itinerario escursionistico che tocca vari edifici in pietra abbandonati, tutti sull’appennino romagnolo: testimoniano i mestieri del dopoguerra, che ormai non sono altro che ricordi nelle memorie degli anziani.
Darsena 3.0
Tocchiamo ancora l’archeologia industriale, ma solo quella che ha a che fare con il mare, in Darsena 3.0, un itinerario che permette di osservare gli avamposti della darsena di Ravenna e della produttività industriale di questo porto: un tempo luogo di forte sviluppo economico, oggi punto di crescita culturale.
Totally Terrae

Come l’itinerario Totally Riviera si concentra sul turismo balneare, così questo itinerario si concentra sull’entroterra, specialmente sulle architetture costruite durante il regime fascista, e oggi abbandonate. Questo percorso è simbolicamente l’ultimo da compiere, perché ci interroga sul futuro e ci invita a ragionare sulle possibilità di recupero e valorizzazione di questo immenso e sconfinato patrimonio.
Il futuro

Un’esplorazione tra questi luoghi del passato, tra questi 7 itinerari di abbandono, non può non far sorgere all’esploratore-visitatore alcune domande sul futuro. Cosa fare di questi edifici? Lasciarli nello stato in cui versano, abbandonati come sono? Recuperarli tutti? Scovarne altri?
Non si può rispondere a tutte queste domande in modo semplice.
Certo è che il museo è in continua evoluzione, sia dal punto di vista della scoperta degli edifici, sia da quello dell’offerta turistica: nuovi luoghi dimenticati vengono riscoperti, nuove riflessioni vengono proposte e presto, probabilmente, saranno disponibili più guide per un maggior numero di itinerari guidati. Come hanno fatto questi giovani romagnoli, così possono fare tante altre associazioni, e in questo senso il nostro Paese è un territorio ancora tutto da esplorare.
Ma in ultima istanza: cosa fare con gli edifici abbandonati? Francesco ci consiglia un’ultima riflessione: non si può certo pensare di recuperare tutti questi luoghi, ma l’obiettivo dell’associazione e di questo museo è duplice: innanzitutto essere consapevoli di questo patrimonio fondamentale rendendo consapevoli i visitatori che decidono di esplorare questa terra; poi sottoporre alle comunità del luogo questi edifici, perché possano scegliere quelli che hanno più valore portandoli verso il futuro, generando progetti di valorizzazione che partano dal basso. In Loco. Il museo diffuso dell’abbandono si pone proprio in questo modo: una via di mezzo tra abbandono totale e totale rammodernamento.
Informazioni
Come arrivare: Il punto di partenza ideale è il deposito delle corriere SITA – EX ATR a Forlì, via Ugo Bassi, 16.
Forlì si trova sulla Via Emilia e sull’Autostrada Adriatica A14.
Moltissimi treni raggiungono Forlì: sia regionali che passano da Bologna e da Ancona, sia Intercity.
Gli aeroporti più comodi per raggiungere Forlì sono quelli di Bologna, Rimini, Firenze, Pisa.
Quando andare: Ogni periodo dell’anno è valido per esplorare questi edifici abbandonati. Da aprile a settembre l’associazione Spaziindecisi per In Loco organizza visite guidate.
Linkutili: Sito di In Loco. Il museo diffuso dell’abbandono
Sito dell’associazione Spaziindecisi
Testo di Stefano Ghetti
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