Pinerolo, sotto il sigillo di Francia

Pinerolo, Piemonte. Esistono un’Italia francese e una Francia italiana. Terra per molti anni dominio alterno di Parigi e Casa Savoia. E una roccaforte un tempo inespugnabile a baricentro, la città fortezza di Pinerolo. Con le sue valli, la sua storia e le sue bellezze, tutte da conoscere.

Cattedrale e campanile della Basilica di San Maurizio. Sullo sfondo le Alpi, Pinerolo, Piemonte, Italia ©Shutterstock

È fuori dalle rotte turistiche più battute, un poco oscurato da Torino e dalle famose località sciistiche delle valli olimpiche. Come in altri casi, sono più spesso gli stranieri ad accorgersi della ricchezza di attrattive del Pinerolese e del suo capoluogo.

Una zona perfetta per passare qualche giorno a caccia di atmosfere uniche, generate dalla storia originale di questo angolo di vecchio Piemonte. E intanto conoscere culture e tradizioni, nuove iniziative d’arte e artigianato, prodotti agroalimentari, cibi e vini.

Una terra contesa

Situata a una quarantina di km a sud-ovest del capoluogo regionale, Pinerolo è il punto di confluenza di diverse valli e valichi alpini. Questa caratteristica è stata per secoli motivo di grande interesse da parte degli stati che si contendevano l’accesso alla pianura.

Ecco allora le aspre lotte tra Casa Savoia e la Francia. Fra guerre, alleanze di comodo, voltafaccia, qui i Francesi ci sono stati, a fasi alterne, per più di un secolo, lasciando un segno importante e un legame che perdura tuttora.

In una stampa d’epoca la Pinerolo francese del Seicento: una città militare fortificata inespugnabile.

La presenza valdese

Un altro aspetto caratteristico è la presenza dei Valdesi, migrati dalla Francia nelle valli del pinerolese a partire dal 1200. Nonostante persecuzioni e soprusi, ha avuto una forte influenza sulla diffusione di idee progressiste e costituito un proficuo collegamento con l’Europa protestante.

La città è suddivisa in una parte collinare e una piana. Nella prima sorgono molti degli edifici più antichi, alcuni risalenti al medio evo. Verso il piano i portici caratterizzano belle strade, passando da uno stile secentesco a quello più recente dell’ottocento, fra piazzette, passaggi, cortili, botteghe.

Dolcezze intorno al Duomo

Il cuore del centro storico è la piazza con il duomo dedicato a San Donato di Arezzo. D’impianto romanico, ha subito nel tempo vari interventi, ma mantiene un aspetto armonico e soprattutto, oltre all’importanza per la comunità cattolica, rappresenta uno sfondo suggestivo per gli eventi che periodicamente animano la piazza.

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Il Duomo di San Donato di Arezzo e, di lato, la casa in cui soggiornò Edmondo de Amicis.

Intorno negozi eleganti, bar spesso affollati, e un’autentica istituzione: l’Antica Pasticceria Castino, fondata nel 1925, ai vertici della pasticceria piemontese e riaperta dopo anni di chiusura nel dicembre 2014 dalla famiglia Cosso Eynard, originaria di Pinerolo.  Facendo rinascere lo storico locale e l’antico marchio su gentile concessione di Gemma Castino, figlia del fondatore noto come il “Michelangelo del cioccolato”.

Un incontro fatale per chi viene a Pinerolo, anche se i gourmand sanno bene che la città è uno scrigno di specialità famose, a cominciare dall’inimitabile panettone basso reso celebre da Galup e personalizzato con maestria qui e da alcuni laboratori artigianali, in una gara appassionante tutta a nostro vantaggio. 

La torta Zurigo creata da Giuseppe Castino su richiesta della principessa Iolanda di Savoia. Oltre al famoso panettone basso, altro simbolo della sapienza nella pasticceria di Pinerolo.

Da Castino non ci si può esimere dall’assaggio della Torta Castino-Zurigo, anche mono dose. È l’altro dolce simbolo della città, ideato da Giuseppe Castino su commissione della principessa Jolanda di Savoia, che voleva portare agli amici in Svizzera un omaggio particolare.

Oggi il laboratorio è diretto dal pastry chef Davide Muro, giovane appassionato ed esigente che studia quotidianamente nuove forme di delizie attingendo dalla tradizione piemontese con creatività. E la colazione al caffè della pasticceria è una vera coccola: ogni mattina vengono sfornate oltre 20 croissant con farciture e farine diverse.

Davide Muro è pastry chef di Castino. A lui e al suo staff è assegnato l’impegnativo compito di proseguire la grande tradizione del laboratorio con un occhio all’innovazione.

Altra tappa golosa è il nuovo negozio in via del Duomo di Pan Bianch. Dal 2009 a Pinerolo è un punto di riferimento per pane, pizze, focacce ora con un secondo punto vendita. Ad accompagnare Davide Di Filippantonio, il titolare, dal febbraio 2020 c’è Sergio Ferrua, da anni esperto nell’ arte dei lievitati dolci e altri prodotti di pasticceria, panettone e cioccolato in primis. E’ il figlio di Giancarlo e nipote di Pietro Ferrua che nel 1922 inventò il panettone basso di Pinerolo, poi diventato un marchio noto nel mondo.

Panbianc è laboratorio di panetteria e pasticceria. Questo è il ricchissimo pane integrale ai cereali, nutriente e salubre. Fra le produzioni anche ottimi grissini in diverse versioni, torte e il panettone basso di Pinerolo, che fu inventato nel 1922 da Pietro Ferrua, nonno di uno dei due soci.

E tra una visita e l’altra, imperdibile un gofri dolce o salato – cialda tipica dell’Alta Val Chisone a base di acqua, farina, latte, uova, sale e lievito.

Del resto girando per Pinerolo gli stimoli per il palato sono molti, e ben lo sanno i Torinesi, cui raramente sfugge una sosta ghiotta per acquisti sulla via del Sestriere e le valli alpine.

Il grande mercato del sabato mattina

Ma anche per molti Francesi, nella direzione opposta (Briançon è a meno di 2 ore) attratti in particolare dal grande mercato all’aperto. Nella vasta piazza Vittorio Veneto, è il tradizionale appuntamento del sabato mattina, ricco di prodotti tipici di ottima qualità provenienti sia dalla pianura che dalla montagna.

Frutta, verdura, formaggi rari (compreso il Plaisentif, di super nicchia, fatto con il latte del primo pascolo estivo) vini (come gli autoctoni Doux d’Henry e Ramìe) e salumi (da intenditori la Mustardela della Val Pellice e il Salame vaccino di Giora).

Nel grande mercato del sabato di Pinerolo si trovano molti prodotti stagionali tipici della zona. Questi sono gli strepitosi peperoni di Carmagnola.

Le tracce della Storia

La città è disseminata di testimonianze storiche, chiese e musei.  Dall’epoca tardo medievale emerge inconfondibile la Casa del Senato, risalendo la Via Principi D’Acaja verso la parte alta. Più oltre la bella chiesa di San Maurizio, con una vista spettacolare sull’abitato e ancora, proseguendo, l’area su cui sorgeva la cittadella francese fortificata.

A ulteriore protezione stava il forte di Santa Brigida, sull’omonimo colle, a nord. Dopo la conquista da parte del cardinale Richelieu nel 1630, venne infatti deciso di trasformare Pinerolo in piazzaforte di Francia predisponendo poderosi bastioni e un formidabile sistema difensivo, e occupandola con diverse guarnigioni.

Il mistero della Maschera di Ferro

Il periodo francese secentesco (1630 – 1696) è ricco di aneddoti e vicende appassionanti. La cittadella fu adibita in parte a carcere, il Donjon, dove vennero rinchiusi anche uomini illustri invisi al sovrano di turno. Il più famoso è quello noto come Maschera di ferro, misterioso personaggio fatto imprigionare da Luigi XIV, scortato dai Tre Moschettieri.

Alla ricerca dell’identità del recluso, sempre apparso in pubblico con una maschera bardata di ferro, si dedicò per anni Voltaire. Il filosofo concluse che poteva trattarsi del gemello segreto dello stesso Luigi XIV. Alexandre Dumas padre riprese, romanzandola, questa tesi ne Il visconte di Bragelonne.  Normalmente tutti gli anni si svolge una rievocazione storica curata dall’Associazione La Maschera di ferro. (mascheradiferro.net)

La storia oscura della Maschera di Ferro, il prigioniero detenuto per diversi anni nella Cittadella di Pinerolo, ha affascinato scrittori e ispirato film e opere teatrali. (foto: mole24.it)

Delle fortificazioni e delle mura non rimane traccia. Vennero abbattute secondo la condizione posta dai Francesi per restituire Pinerolo ai Savoia. Allo stesso modo quasi nulla rimane di opifici e fabbriche che fecero fiorire la città per molto tempo, dalla tessitura, all’industria cartaria, alle stamperie. Mentre la storica tradizione militare è ben viva nel Museo Storico della Cavalleria e nell’essere tuttora polo d’eccellenza per l’equitazione nazionale.

La gloriosa Scuola di Cavalleria e il Museo

Carlo Alberto fondò a Pinerolo nel 1849 la Scuola Militare di Cavalleria, proprio dove ora c’è il Museo, che vale una visita. Conta 33 sale zeppe di divise, medaglie, soldatini, carrozze, cimeli, rare documentazioni. La Scuola rimase attiva anche dopo l’Unità per oltre un secolo, trasformando definitivamente la città nella capitale della cavalleria italiana.

Una istituzione di grande prestigio in cui si formavano soldati e soprattutto ufficiali in maggioranza figli dell’aristocrazia e della grande borghesia. Fra questi l’avvocato Giovanni Agnelli, celeberrimo presidente della Fiat, la cui fotografia in divisa campeggia in una sala del museo. Dal sodalizio tra le famiglie Agnelli e Bricherasio e la Scuola prese vita la prima cavalleria dell’aria, i velivoli da combattimento pilotati da alcuni degli stessi ufficiali.

Il Cavallino Rampante, stemma del II Reggimento Reale Piemonte, venne adottato come emblema per il proprio aereo da guerra dall’asso dell’aviazione Francesco Baracca in omaggio alla Scuola di Pinerolo e al Reggimento in cui si era formato. I genitori del pilota deceduto in combattimento consigliarono all’amico Enzo Ferrari di scegliere il medesimo simbolo per il marchio della sua casa automobilistica. E così fu.

Il capitano che sussurrava ai cavalli

La fama della Scuola di Cavalleria pinerolese, non solo in Italia, si deve all’intuizione del capitano Federigo Caprilli. Una sorta di “testa calda”, come si usava dire all’epoca, che per primo, a fine ottocento, inventò e sperimentò il sistema naturale di montare a cavallo. Il metodo consente al cavaliere di assecondare i movimenti del cavallo creando sintonia e un migliore affiatamento.

I risultati, anche nei percorsi a ostacoli, furono da subito sbalorditivi. Così la Scuola adottò di buon grado la tecnica innovativa creata dal suo valente ed esuberante ufficiale. Edificata nel 1907, ancora oggi la Cavallerizza Caprilli è uno dei più grandi maneggi al coperto del mondo e, qualunque sarà il suo destino, rimane un monumento all’equitazione e a Pinerolo.

Il “Sistema naturale” di cavalcare inventato da Federico Caprilli nel quale il cavaliere doveva seguire il più possibile il cavallo nei suoi movimenti spontanei rivoluzionò il mondo dell’equitazione. A Pinerolo venivano tanti appassionati, comprese intrepide amazzoni, per imparare il nuovo metodo, con risultati impensabili.

Langue d’Oc e francese dalle valli alla Provenza

Un altro passo importante compiuto da Carlo Alberto nel 1849 fu la concessione dello Statuto e il riconoscimento dei diritti civili e politici alle minoranze religiose.  I Valdesi poterono così finalmente vivere liberamente, oltre le loro valli-rifugio Chisone, Germanasca, Pellice, e portare il proprio importante contributo alla società.

All’insieme di caratteri unici di Pinerolo si aggiunge l’antichissimo retaggio culturale e linguistico della lingua d’Oc, l’occitano, tramandato di generazione in generazione. Un tratto comune di un vasto territorio da qui alla Provenza tuttora preservato anche attraverso corsi rivolti ai giovani. Ma le minoranze linguistiche nel territorio sono due: oltre all’occitana c’è quella francese, entrambe tutelate.

La Biennale d’arte invade Pinerolo

Cultura tradizionale e moderna sono ben presenti in città.  Un fiore all’occhiello è la Biennale d’arte – Scultura diffusa. Questo del 2021 è il secondo appuntamento, e si protrarrà fino a gennaio 2022. Si tratta di un percorso artistico allestito per le vie del centro, che prevede l’esposizione di opere monumentali in siti specifici nei diversi contesti urbani. Di scena sono le sculture in bronzo dell’artista Davide Rivalta.

Modello in carton gesso di animale selvaggio creato da Davide Rivalta in mostra alla Galleria Losano. Un lavoro creativo complesso e delicato. Gli animali, di grande formato, invadono angoli e strade di Pinerolo come volessero ricordarci bellezza e potenza della natura.

Poderose figure di animali: lupi, bufale, orsi, aquile, babbuini e leoni. Un’invasione “selvaggia” degli spazi pubblici, quasi a voler veicolare una sorta di volontà di riconquista. Una delle sculture rimarrà alla città. Da non perdere anche i bozzetti, i modellini in cartongesso, le armature che hanno portato alla realizzazione delle sculture in bronzo, esposti alla Galleria Losano.

Andar per musei con MUPI

Il MUPI – Sistema Museale di Pinerolo – raccoglie in rete i musei cittadini. Alcuni sono gratuiti, come il Museo della Cavalleria. Per gli altri basta una card a soli 5 euro. Il Museo Civico di Archeologia e Antropologia espone fra l’altro calchi e riproduzioni di incisioni rupestri in siti europei e del pinerolese.

Nella navata centrale sotterranea è ospitato il Museo Civico Etnografico del Pinerolese MUSEP. Propone materiali e documentazioni delle pianure e delle valli circostanti, focus sulle storiche miniere di talco, modelli di abitazioni e di opifici artigianali e contadini perfettamente funzionanti, e riproduzioni fedeli degli originali.

Nella Collezione Civica D’Arte pregevoli opere dell’Ottocento e del Novecento. Questo ritratto di ragazza è di Giacomo Grosso (1860-1938)

Nel tardo barocco Palazzo Vittone c’è la Collezione Civica d’Arte ricca di numerose opere ed eterogenea per quel che riguarda gli stili, i generi, le tecniche e i media artistici. Lavori che spaziano dalla pittura alla scultura all’incisione presentando noti artisti italiani, alcuni originari del territorio, come il giovanissimo e sventurato May. Interessante e originale il Museo Storico del Mutuo Soccorso in via Silvio Pellico, che testimonia la costituzione nel 1848 a Pinerolo della prima società solidale dei lavoratori italiana. 

Il Museo Storico del Mutuo Soccorso, come molti altri a Pinerolo, fa parte del MUPI, il sistema museale della città.

Artigiani e creativi Made in Pinerolo

La Pinerolo dei mestieri si ritrova nella Fiera dell’artigianato. Ogni anno in settembre, il centro storico si anima di artigiani che provengono dalle vicine valli e da tutto il Piemonte. Tanti sono giovani che hanno deciso per un cambiamento di vita o di proseguire l’attività delle aziende familiari.

Artigiani del legno che modulano semplici e lineari mobili, distillatori come Massel Liquori che produce genepy con erbe selvatiche montane e coltivate in proprio. O le birre artigianali di TUM della vicina Cavour. Made in Pinerolo è l’associazione che li raccoglie e propone incontri e attività.

Al NODO arte e artigianato trovano spazio, riunendo un collettivo spontaneo di creativi, soprattutto giovani, entusiasti e capaci.

Creatività è il motto di NODO, un collettivo spontaneo di artigiani e artisti che lavorano insieme e espongono nello spazio dell’ex Caffè del Teatro di Pinerolo. Un luogo ricco di storia e lasciato com’era, con i muri scrostati che lo raccontano. Un Contenitore di prodotti artigianali, opere artistiche, idee e progetti. NODO nasce dall’amore per il lavoro e dalla consapevolezza che fare rete sia la forza attraverso la quale l’artigianato possa essere riscoperto, valorizzato e comunicato.

Un castello da vivere

A pochi chilometri dalla città, a San Secondo di Pinerolo, si trova il Castello di Miradolo.  Dal 2008 Maria Luisa Cosso Eynard e la figlia Paola Eynard danno vita alla Fondazione Cosso salvando dall’abbandono il Castello e il suo parco storico, trasformandolo in polo culturale, centro di ricerca e di sperimentazione nel campo delle arti e della natura. Tanti gli eventi e le mostre. Il Parco del Castello ha un’estensione di oltre 6 ettari, possiede 5 alberi monumentali e moltissime particolarità botaniche.

Scopricollina intorno a Pinerolo

Intorno si estende la collina che custodisce sentieri pieni di storia e paesaggi affascinanti. Da pochi mesi è più facile conoscerla e percorrerla. Dalle carte storiche risulta che già da fine ‘700 e poi nell’800 la realtà vitivinicola pinerolese deteneva un primato di tutto rispetto: era il prodotto agricolo di punta del territorio.

La vigna e il vino stanno gradualmente riconquistando lo spazio e il ruolo di un tempo, migliorando anzi tecniche di coltivazione e vinificazione grazie alle nuove leve.

Dopo decenni di abbandono molte produzioni vitivinicole stanno ritornando a vivere grazie ad alcuni giovani che hanno scommesso sul loro territorio dedicandosi alla terra e ai suoi frutti. Attraverso Scopricollina  e la Mostra permanente site specific, composta da sagome in corten a grandezza naturale, che raffigurano personaggi, elementi storici o curiosità legate alle aree toccate dal percorso, si scoprono luoghi magici, e realtà produttive.

La prima sagoma che si incontra salendo verso S. Maurizio di fianco alla villa Graziosi Maffei,  dove era solito soggiornare per la villeggiatura, è di Edmondo de Amicis.

Giovani agricoltori crescono

Proseguendo si arriva all’azienda agrituristica Dai Dellerba. I tre giovani fratelli hanno preso dal 2016 le redini dell’azienda con un ambizioso progetto oggi ancora in evoluzione. Coltivano mirtilli, pesche, uva e mele, che utilizzano e trasformano per vendita e nel ristorante dell’agriturismo. Nell’azienda anche 120 animali tra vacche di razza piemontese selezionata, capre, pecore, suini e polli.

L’agriturismo Dai Dellerba sulle colline pinerolesi produce vino, frutta e alleva in proprio polli, suini, bovini di razza piemontese, ovini e caprini.

E la vigna e il vino, vera sfida, alla ricerca della tradizione quasi perduta, che vale la pena di accettare. Fra le uve classiche soprattutto Favorita e Freisa; la scommessa: il Timorasso, grande uvaggio bianco importato dal Tortonese. (daidellerba)

Il Ciabutin, casina degli attrezzi trasformata da Casa Aiva in piccolo e romantico cottage fra le vigne.

Dormire tra le vigne. Casa Aiva e il romantico cottage il Ciabutin a San Secondo di Pinerolo, sono un’ottima soluzione per rilassarsi fra i filari e visitare i dintorni. Con accesso alla piscina e degustazione dei prodotti della tenuta: vino, miele e ottimi succhi di mela e pera. (casaaiva)

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Testo e foto di Teresa Scacchi e Gianfranco Podestà |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com