Oltre il Tower Bridge, uno dei nuclei storici della città lungo la rive droite, tra Southwark e Bermondsey, si trasforma nella scenografia multiforme di un videogame mentre dietro i cunicoli del Borough Market sbuca la scheggia di vetro dello Shard.
Testo e foto di Emanuela De Santis
La folla spinge per raggiungere l’ultimo piano dello Shard al tramonto, l’aperitivo in cima al grattacielo è diventato di gran moda e il grattacielo che ha superato di gran lunga il London Eye nel favore dei visitatori.
Con la ristrutturazione della stazione di London Bridge, centinaia di metri di arcate vittoriane si sono riempite di caffè e locali: il Comptoir Libanais, stipato di dolci, ceste e utensili sembra più un bazar che un ristorante, Bob & Lobster un seafood bar in stile americano dove ostriche e aragosta sono servite da un furgone Volkswagen anni ’60.
Sul sito di un parcheggio è nato Vinegar Yard, uno urban garden con chioschi di street food indiano e abiti e mobili vintage; più un hangar al coperto, pub più gallery, che espone le istallazioni ispirate al film Mad Max realizzate dallo scultore inglese Joe Rush con rottami di ferro e vecchi bulloni.
Laboratorio di novità
La zona tradizionalmente più povera del quartiere Bermondsey è diventata un faro d’attrazione nel caos cittadino, nelle sue strade si concentrano le novità: in pochi metri ci sono il Fashion and Textile Museum, centro espositivo e di studio nel campo della moda, la galleria d’arte contemporanea White Cube che si è trasferita da Shoreditch e London Glassblowing, il laboratorio show room del più famoso artista inglese del vetro, Peter Layton, dove il sabato si tengono corsi per happy few.
Brulicano di vita e colore i marciapiedi e tra gli ex magazzini industriali che fronteggiano i moderni eco-condomini spuntano gli apartment hotel per famiglie moderne come South Point Suites.
Senza contare la stella Michelin di Story, tutta l’area ha una mappa culinaria senza rivali: caffè e panini gourmand da The watch house, una nicchia a ridosso della chiesa di St. Mary Magdalane, un angolo di Estremadura da Pizarro, tapas come nel vecchio locale del nonno a Talavan, gastropub come Bermondsey bar & kitchen, i piatti fusion di Village East Loyal Tavern realizzati con prodotti locali.
Un giro tra i mercati di Bermondsey
Sabato gourmet al mercato di Maltby Street, un viadotto sotto la ferrovia dove hanno trovato posto banchi di leccornie da tutto il mondo, tapas venezuelane, scotch egg (un tipico snack da pub, uova sode con salsiccia impanate e fritte), specialità greche e libanesi, una pasticceria francese, le Comptoir Gourmand, una fabbrica di gin, Jensen gin e Lassco, un magazzino di modernariato dove si pranza e si trova di tutto, dai mobili alle maniglie.
Le vetrine di Bermodsey rincorrono lo stile Soho: creazioni di stilisti emergenti nella coloratissima boutique Fayre, le scarpe stracult di Kat Maconie in un piccolo salone di pedicure, al 167 un caotico mix di bijoux etnici e classici d’autore per new dandies e a prezzi stracciati abiti e accessori anni ’60 donati a Save the Children.
Nel bel mezzo di Bermondsey Square il Vintage Market del venerdì fa salire la temperatura nella piazza del quartiere citata nei romanzi di Dickens: al posto della locanda un art hotel, il Bermondsey Square Hotel, modernariato e illustrazioni pop, il caffè Hey è una piccola enclave svedese e un monumento il Bike Store, il parcheggio coperto di biciclette di Sarah Wigglesworth fatto di acciaio e vetro.
Da quartiere operaio a centro creativo
Il primo cibo in scatola in Gran Bretagna è stato prodotto a Bermondsey nel 1811 e si può dire che qui sia nata l’industria alimentare.
La vitalità operaia ancora si respira nei vecchi pub anche se, alle restanti case popolari, ora si affiancano palazzine chic dove giovani creativi affittano camere su Booking come Luxury Townhome Private Bedroom & Bath.
Gli ex opifici ospitano studi high tech per start up e lo storico biscottificio Peek Frean si è riconvertito in nome della forma fisica e del divertimento.
La new wave brucia-grassi è The Arch Climbing Wall (archclimbingwall.com) la grande palestra per scalatori indoor, in cime alle grandi pareti attrezzate sembra ancora di sentire il profumo dei pasticcini da tè.
Londra capitale dello street food
Dallo storico Borough Market, dove di mattina presto fumano i padelloni di couscous e paella e ai banchi di verdure, alle formaggerie, e alle bakery si affiancano le roastrie che grigliano salsicce bianche e stand di cucina cipriota, indiana del Gujarat, giapponese, tailandese.
A King’s Cross, oltre agli appuntamenti mensili del Kerb Street Food festival con le cucine di mezzo mondo, il nuovissimo e ancora poco conosciuto Canopy Market (aperto ven-sab-dom dalle 11 alle 18) sotto una tettoia vittoriana, dove si affollano piccoli produttori di rarità, come il vino georgiano e il salmone curato con sale di Maldon, e ancora street food coreano a base di Bap (cereali cotti con un metodo simile al pilaf), da bere il tradizionale masala chai, il tè indiano aromatizzato.
Sotto un viadotto ferroviario di Bermondsey sono ormai un cult i sabati del Maltby Street Market: si comincia con le Scotch Egg, uova fritte e ripiene, tagliate di dry aged beef (carne frollata a secco) e specialità inglesi come le sausage and mash, e si finisce con ostriche e gin.
Il Fashion and Textile Museum
Nel centro di Bermondsey, il Fashion and Textile Museum non è solo uno spazio espositivo per stilisti e mode ma un centro d’idee e ispirazione per la nuova generazione di creativi.
Conoscere le tecniche di stampa dei tessuti usati dalle più famose stiliste inglesi come Vivienne Westwood e Zandra Rhodes (che peraltro è stata l’ideatrice del museo), imparare ad usare i tessuti d’alta moda come lo chiffon e il silk satin con una semplice macchina da cucire, oppure disegnare modelli: sono alcuni dei workshop aperti a tutti, a rotazione, nel planning del museo.
Per l’ingresso si paga 11.50 euro, a partire da 17,40 euro il workshop, 83 Bermondsey Street, tel. 0044 20 7407 8664