
Lasciato il Nicaragua, viaggiando un intero giorno, cambiando 7 bus diversi e prendendo un traghetto, abbiamo raggiunto la penisola di Nicoya e la provincia di Guanacaste. Per riprenderci da questo devastante spostamento, abbiamo fatto una piccola sosta a Montezuma, un villaggio sul mare circondato da spiagge bianche e una fitta vegetazione piena di vita che si spinge quasi fino all’oceano. Per l’ennesima volta abbiamo benedetto la nostra scelta di viaggiare in bassa stagione, che qui in Costa Rica chiamano Green Season, caratterizzata da calde giornate di sole battente e da fortissimi temporali tropicali quasi tutte le sere. In questa stagione i prezzi sono un po’ più contenuti e soprattutto ci sono pochi turisti, quindi le spiagge sono quasi sempre semi deserte e nei villaggi si incontrano per lo più persone del posto e avventurieri.

Dopo questa breve sosta abbiamo raggiunto la Riserva Naturale Assoluta di Capo Blanco per aiutare, come volontari, i guardiani del parco. Siamo stati accolti da Pilo, un funzionario che lavora nella riserva da più di tredici anni e che si occupa dei progetti di volontariato. Ci ha subito dato il benvenuto raccontandoci la storia della riserva. Capo Blanco è stata la prima area protetta della Costa Rica (1963), comprende sia una foresta secca che una zona marina ed è stata fondata da due europei: Nicolas Wessberg e sua moglie Karen Mogensen. Pilo ci ha fatto fare un piccolo giro per spiegarci come è strutturata la riserva e poi ci ha portato alla casa dei volontari. Questa piccola costruzione dista solo qualche decina di metri dalla casaufficio dei guardaparco, e si trova immersa tra la foresta e il Pacifico. Qui siamo in mezzo alla natura selvaggia, e ogni giorno vediamo qualche animale nuovo. Quando di sera con la nostra piccola torcia percorriamo il sentiero che ci porta in camera è tutto avvolto da un buio nerissimo ogni tanto rotto da qualche lampo in lontananza, e si sentono innumerevoli rumori venire dagli alberi e dai cespugli.

Il primo giorno, armati di motosega abbiamo aiutato nella rimozione di alcuni alberi che cadendo avevano deviato il corso di un fiume dalle acque trasparenti e pure come la maggior parte di quelli che abbiamo visto. Il secondo giorno invece è iniziata quella che è stata battezzata operazione casita: la ristrutturazione di una casa per funzionari dentro la riserva Nicolàs Wessberg, nella località di Cocalito. Da Capo Blanco, per raggiungere questo posto, ci vogliono una ventina di minuti in jeep (quasi sempre sballottati dentro al cassone) e due chilometri a piedi sulla bellissima spiaggia di Montezuma. Uno dei tratti caratterizzanti di questa riserva è che non è provvista di energia elettrica. Le candele appese al soffitto dondolano con il vento all’interno di bottiglie di plastica tagliate a metà. Questo particolare ha reso unica questa esperienza. Ogni lavorazione è stata svolta manualmente: trasporto della legna, taglio, levigatura, assemblaggio e montaggio. È stato bello il lavoro di squadra e apprendere dai capi mastro a ‘costruire’, cosa che mai avevamo fatto in vita nostra in Italia, dove al massimo una persona si ingegna ad assemblare un mobile Ikea.

Giornate davvero di duro lavoro ma di grande soddisfazione soprattutto quando il tutto è arricchito da una bibita naturale bevuta direttamente da un cocco e dalla una natura fittissima animata da scimmie e “pizotes”a due passi dal mare.
L’ultimo giorno siamo andati a pattugliare Playa Cabo Blanco all’interno della riserva. Per raggiungerla abbiamo percorso 4km nella foresta. La spiaggia è incantevole e deserta con il mare azzurro e blu, e tutto è circondato dalla vegetazione tropicale. Vale sicuramente la pena camminare due ore per andare e due per tornare per vedere questa meraviglia.
Durante la permanenza a Cabo Blanco consigliamo una visita alla vicina Isla Cabuya, raggiungibile a piedi solo con la bassa marea. La spiaggia è ricolma di conchiglie giganti e sull’isola si trova un piccolo cimitero molto caratteristico dove prevale una sensazione di armonia e serenità.
Testo e foto di Love4Globe
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.